Ero comodamente seduta a sorseggiare il mio caffè bollente.
Sono totalmente, disperatamente, irrimediabilmente dipendente dal caffè
È la mia droga!
Devo pur ingannare l'attesa...
I colpi alla porta mi fecero sobbalzare per lo spavento. Nonostante conoscessi Daniel ancora non mi ero abituata alle sue entrate in scena. Di sicuro era venuto con il solo scopo di infastidirmi anziché quello aiutarmi a ritinteggiare le pareti. Il suo scopo nella vita, da due settimane a questa parte, era rendermi intollerabile la sua presenza.
Bugiarda! Tu lo adori
Era davvero un ragazzo d'oro e a differenza del resto della popolazione mondiale a lui importava della mia esistenza. Nessuno si era mai preso cura di me nel modo in cui lo faceva lui. Cercava sempre di capire quanto tempo mancasse al prossimo crollo emotivo ma non me lo faceva minimamente pesare. Era tutto ciò che di più perfetto ed equilibrato c'era in questo mondo. Non riuscivo a capire perché ogni volta che mi capitava di pensare a lui non facevo altro che soffermarmi su queste banalità. La verità era che avevo una fottutissima paura di ammettere che in lui avevo trovato tutto quello di cui avevo bisogno. Poiché il mondo pulolava di persone superficiali nessuno aveva mai considerato l'eventualità che non mi bastasse il denaro per essere felice, avevo uno stile di vita relativamente agiato, potevo tranquillamente avere tutto ciò di cui avevo bisogno, ma tutte quelle cose materiali, tutto quello che mi ero lasciata alle spalle non mi aveva reso neanche minimamente felice.
"Buongiorno Secchia!" rise e mi strinse fra le sue braccia.
Mi lasciai cullare dal suo respiro e mi rilassai immediatamente. Lui sortiva su di me lo stesso effetto di una camomilla, mi faceva sentire leggera e tranquilla, pensai che anche il resto del mondo avrebbe preferito lui ad un infuso di camomilla, ma lui era solo mio.
Un momento...
Lui non è affatto mio.
Siamo solo semplici amici, giusto?
Stavo viaggiando troppo con la fantasia.
"Come mai siamo così silenziose oggi?"
"Mi sei mancato" ecco avevo detto la stronzata del giorno.
Come mai finisco sempre per dire la cosa sbagliata al momento sbagliato?
"Bea" disse allontanandosi e io mi sentii inaspettamemte sola. "Cosa siamo noi? Ti giuro che ci provo a mantenermi ad una certa distanza, il che fidati non è affatto facile, ma quando tu mi dici queste cose mi confondi ancora di più le idee".
"Scusami, non volevo metterti in difficoltà, ma non sono riuscita ad evitarlo"
"Ti prego, non giocare con i miei sentimenti!"
"Cosa stai cercando di dirmi?"
"Sento qualcosa di strano quando siamo insieme, non saprei come definirlo, ma se per te non è lo stesso allora non fingere che lo sia"
"Hai ragione! Non so riconoscere o esprimere i miei sentimenti perché mi è sempre stato proibito manifestare qualsiasi tipo di emozione. Alcune volte quando quei sentimenti mi travolgono io non so come comportarmi. Non volevo ferirti!" dissi e le lacrime minacciarono di ripresentarsi sul mio viso.
Gli occhi di Daniel si fecerò comprensivi e mi ritrovai stretta nella morsa delle sue braccia.
"Avresti dovuto parlarmene"
"Anch'io odio essere compatita quindi non trattarmi come fossi un cucciolo da salvare"
"Non lo sei affatto, tu non hai bisogno di me o di nessun'altro, sei la persona più forte che abbia mai incontrato"
"Non lo sono" dissi sciogliendo il nostro abbraccio.
"Come puoi non accorgerti dell'influenza che hai sugli altri? Le persone ti evitano perché temono un confronto con te. Credimi se ti dico che una come te non l'avevo mai vista prima"
"Avevo bisogno di una persona che mi spronasse, la vita mi ha fatto incontrare te, e le sarò per sempre grata. Non mi sono mai sentita così serena prima di conoscerti e non voglio perderti. Sei importante per me!"
"Non andrò proprio da nessuna parte"
"Grazie"
"Ora vogliamo occuparci della tua orrenda camera" ridacchiò.
"Si c'è così tanto da fare".
Dopo aver coperto tutti i mobili con telo trasparente e averli spostati, con gran sforzo, al centro della stanza iniziammo a imbiancare le pareti. Veder lentamente scomparire quel color cremesi mi diede soddisfazione.
"Come vanno le cose lì da te?"mi urlò dall'altra parte della stanza. Mi voltai a guardarlo, era bello avere qualcuno con cui parlare, lo sentii canticchiare e mi venne da ridere.
Quanto è sexy la sua voce...
Ma che diamine mi passa per la testa?
Non volevo che smettesse di cantare così per incoraggiarlo accesi la radio.
"Bella idea Secchia!"
Odiavo quel nomignolo eppure non gliel'avevo mai detto perché mi piaceva l'idea che fosse stato lui a trovarlo. In realtà mi piaceva ancora di più l'idea che lui chiamasse così solo me. Mi faceva sentire importante. Aveva cominciato a chiamarmi in quel modo da quando gli avevo confidato che avevo deciso di arrivare prima al campus per potermi avvantaggiare sui programmi di studio. Mi chiamava così spesso in quel modo che non ci facevo neanche più caso. Era una cosa solo "nostra" e volevo lo restasse.
"Però non cantare" gli urlai punzecchiandolo.
"Come scusa? Stai cercando forse di dirmi che sono un pessimo cantante? Sono un grandissimo cantante!"
"Hai un ego smisurato" lo canzonai.
"Se proprio una stronza" disse tirandomi un pennello che colpì la parete dietro di me.
"Hai anche una pessima mira"
In quel momento lo vidi caricare verso di me e mi sentii sollevare in aria. Scoppiai a ridere e lui iniziò a correre con me in braccio per tutto l'appartamento.
"Mi fai venire da vomitare!"
"Non mi fermo finché non ti rimangi quello che hai detto"
"Sai che non lo farò mai"
"Allora non mi fermerò"
"Non penso che tu possa riuscirci"
"Vuoi scommettere che riesco a farti fare un giro dell'edificio senza fermarmi?"
"Ok"
"Se vinco però mi lascerai cantare ogni volta"
"Se perdi?"
"Allora sarò a tua completa disposizione"
"Mmm... non saprei"
"Potresti solo trarre vantaggio dai miei servigi" disse ammiccando.
"Sei disgustoso!"
"Accetti?"
"Non mi tiro mai indietro di fronte ad una sfida"
Lui iniziò a correre verso la porta e la aprii, scese per le scale mentre continuavo a ridere istericamente.
"Mi fai venire la nausea"
"Se faccio così?"chiese iniziando a saltellare da un piede all'altro.
"Smettila scemo"
Arrivammo all'ingresso quasi del tutto incolumi. Si avviò a grandi passi verso il portone e in quel momento un lampo squarcio il cielo.
"Forse non è il caso di uscire" disse stringendomi più forte e sotto la felpa i suoi muscoli si tesero.
"Tutto bene?"
Non mi rispose, iniziò a risalire lentamente le scale, non ridemmo né parlammo, avrei rispettato i suoi spazzi proprio come lui faceva nei miei confronti ma non mi piaceva vederlo così giù di morale. Appena arrivammo al mio appartamento mi mise a terra e si riavviò in camera.
"Allora ho vinto la scommessa?" chiesi intimorita.
"Giusto! Si credo che tu abbia vinto" disse riprendendo il suo cammino.
Decisi di intervenire e cercare di alleviare il suo dolore proprio come lui faceva con me. Lo raggiunsi e lo abbracciai cogliendolo alle spalle. Non avevo considerato fosse così difficile circondarlo con le mie braccia corte e speravo che lui non si accorgesse del mio disagio. Ora che ci pensavo anche l'abbracciarci era una cosa che ci capitava di fare spesso, era come se in quel momento condividessimo lo stesso dolore, tutto sembrava più sostenibile se avevamo il supporto dell'altro.
"Vieni qui Secchia!" esclamò tirandomi a sé e facendomi passare dall'altro lato in modo che anche lui potesse ricambiare l'abbraccio.
Restammo così per un infinità di tempo. Tutto il tempo necessario per permettergli di calmarsi.
"Tu sei davvero incredibile!" mi sussurrò tra i capelli.
"Devo esserlo se voglio essere una buona amica"
"Tu sei la mia miglior amica"
Quelle parole si fecero breccia nel mio cuore, una parte di me era contenta di essere per una volta importante per qualcuno, l'altra soffriva perché sperava di ottenere qualcosa in più da quel rapporto.
"Anche tu sei il mio miglior amico"
"Non vale! Sono il tuo unico amico quindi di conseguenza anche il miglior che tu abbia mai avuto"
"Saresti il migliore in qualsiasi caso"
"Secchia!" esclamò guardandomi negli occhi.
Un'atmosfera surreale ci aleggiava intorno, sembravamo eternamente sospesi nell'istante che precedeva un tuono, quell'attimo che era il perfetto connubio fra buio e silenzio. Il lampo precedeva il tuono eppure per sentirsi completo aspetta il suo arrivo. Il lampo non era nulla senza il suo tuono e il tuono non avrebbe avuto valore se non avesse avuto il suo lampo ad aspettarlo.
"Avrei un certo languorino" disse continuando a sostenere il mio sguardo.
"Allora vado a cucinare e tu continui a dipingere in camera?"
"Perfetto" disse baciandomi sulla fronte e lasciandomi lì a guardarlo allontanarsi.
Mi diressi in cucina nella vana speranza di farmi venire un' idea riguardo a cosa cucinare. Dando un'occhiata al frigo optai per delle lasagne e delle patate al forno come contorno. Appena ebbi finito misi tutto in forno e andai a guardare un pò di televisione. Mi ritrovai a guardare una commedia che avevo visto un centinaio di volte ma che mi metteva sempre di buon umore. Quando il pranzo fu pronto chiamai Daniel che arrivò con un'aria distrutta.
"Ho terminato!" annunciò.
"Sul serio!? Ottimo! Forse stasera potrò già dormirci"
"Se non si sentirà più la puzza penso proprio che ci potrai dormire"
"Grazie mille" dissi passandogli il suo piatto.
"Adoro le lasagne"
Il resto del pranzo lo trascoremmo chiacchierando dell'università che avrebbe dato inizio ai corsi fra un paio di giorni. Daniel mi aiutò a lavare i piatti e a pulire il disordine che avevo lasciato in cucina.
"Ti va di vederci un film?" chiesi.
"Certo! Speriamo che finisca in tempo per permettermi di andare a lavoro"
"A che ora devi andare via?"
"Alle sei"
"Ce la facciamo"
Daniel spense la luce e si sedette accanto a me sul divano. Aprii gli occhi lentamente, sentendomi un pò disorientata iniziai a guardarmi intorno, la tv era ancora accesa ma il film era finito.
Ci siamo addormentati
Cercai di alzarmi ma non riuscivo a muovermi, le braccia di Daniel pesavano quintali e non riuscivo a spostarle perché ero schiacciata tra il suo corpo e il divano.
Dovevo svegliarlo altrimenti fatto a lavoro.
"Daniel svegliati!" dissi muovendolo leggermente ma non fece una piega.
"Daniel" ripetei più forte ma non reagiva.
A quel punto lo spinsi un pò più forte e lui cadde dal divano con un tonfo.
"Porca miseria!" urlò.
"Scusami, ti sei fatto male?" dissi precipitandomi da lui.
"Sono un pò ammaccato ma niente di irreparabile"
"Non volevo farti cadere, stavo cercando di svegliarti, ma tu dormivo come un sasso così ti ho mosso con un pò troppa forza e sei caduto" ci guardammo e l'assurdità della situazione ci fece ridere.
"Ora devo andare" disse rincomponendosi e prendendo le sue cose.
Lo accompagnai alla porta e aspettai che andasse via.
"Buon lavoro!" gli urlai mentre stava rientrando a casa sua.
Lo vidi tornare indietro e rimasi un tantino perplessa.
"Hai dimenticato qualcosa?" chiesi.
"Sì non ti ho salutato" disse dandomi un bacio sulla fronte.
"Buonanotte Secchia"
Lui andò via e io rimasi a casa da sola. Mi guardai intorno accorgendomi di come quel piccolo appartamento fosse diventato un ambiente così famigliare. Le cose stavano migliorando è volevo godermele tutte, dalla prima all'ultima, senza preoccuparmi inutilmente di ciò che succederà. Tornai nella mia stanza che ora aveva un aspetto decisamente migliore rispetto alla prima volta che l'avevo vista. Rimisi al loro posto i mobili, tolsi i teli trasparenti e rispolverai tutto. Alla fine osservai l'opera e venne da sorridere.
Cenai davanti alla TV poiché stavo guardando un romanticissimo sul film ambientato durante la Guerra d'Indipendenza. Fuori da quelle mura, nel mondo reale, imperversava incessantemente una tempesta, il temporale non accennava a placarsi, ormai erano passate diverse ore dal suo arrivo. Mi ricorda i che Daniel era fuori con quel tempaccio e l'ansia mi assali. Per tranquillizzarmi gli inviai un messaggio.
- Daniel tutto bene? Non dirmi che sono paranoica ma non mi piace affatto come si è messo il tempo -.
Mi rispose quasi immediatamente.
- Secchia! Non preoccuparti per me piuttosto tu come stai? Vorrei tanto essere lì con te non mi piace l'idea che tu sia sola con questo tempaccio -.
- Non pensare a me -
- Impossibile! È uno dei miei compiti come tuo miglior amico -.
- Se non vuoi essere licenziato miglior amico ti conviene tornare a lavoro -.
- Notte secchia! Mi manchi -.
- Anche tu mi manchi. Ci vediamo domani?-.
-Certo Secchia! -.
Decisi di non rispondergli altrimenti non avremmo più smesso di parlare e lui avrebbe rischiato sul serio il suo posto di lavoro. Sapere che lui provava la stessa mia agonia quando non eravamo insieme mi rese stranamente euforica. Quando il mio telefonino si illuminò, pochi istanti dopo, pensai instintivamente fosse lui. Quando capii che era Deborah un senso di delusione mi crebbe dentro ma non potevo pretendere altro da lui.
- Amica mia! Sei felice di sapere che fra qualche giorno ci rivedremo? Non sai quante cose ho da dirti! Mi manchi tantissimo ma ho una sorpresa per te -.
- Anche tu mi sei mancata... Quando arriverai? -.
- Credo di arrivare la sera prima dell'inizio dei corsi ma ti farò sapere con precisione -.
- Mi manchi un sacco -.
- È lo stesso per me ci vediamo fra qualche giorno. Buonanotte Bea -.
Senza neanche accorgermene mi accocolai nel punto in cui quel pomeriggio aveva dormito il mio miglior amico. Riuscii a percepire un pò del suo odore e immediatamente mi sentii al sicuro.Allora cosa ne pensate? Vi prego commentate non siate timidi... Con immenso affetto la vostra sempre più insicura kelalem ❤
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Vietato amarsi
RomanceCompiere una scelta potrebbe compromettere per sempre i piani che Beatrice ha per il suo futuro. Futuro che comprendeva una relazione stabile, un marito amorevole, una famiglia numerosa, una casa da sogno, un lavoro gratificante. Tutto ciò che di p...