Il rombo di un tuono mi svegliò bruscamente dal mio sonno, lasciandosi dietro, una volta finito, una sorta di serenità apparente. Il doloroso ricordo di ciò che era successo non mi aveva abbandonato del tutto e si faceva prepotentemente spazio nella mia mente. Guardai l'orologio del cellulare e mi resi conto che erano da poco passate le quattro. Cercai di riprendere sonno ma qualcosa mi rendeva inquieta.
Probabilmente la stanchezza aveva avuto la meglio su tutto il resto perché quando riaprii gli occhi la casa era illuminata da deboli raggi del sole che facevano capolino dalle nuvole dense e scure.
Questo cielo è la perfetta metafora della mia esistenza.
Nella più totale oscurità era più semplice riuscire a vedere anche il più fievole e tremante raggio di sole che magari viene ignorato da chi vive perennemente nella luce.
Solo chi ha fatto esperienza del buio può riuscire a comprendere l'importanza del più insignificante raggio di sole.
Nella mia vita di momenti difficili ce n'erano stati davvero tanti ma proprio quando cominciavo a pensare che ormai fosse inutile lottare qualcosa mi ridava speranza.
Riesco sempre ad individuare un raggio di sole
Qualcuno suonò alla porta e, ancora insonnolita, cercai di raggiungerla. Inciampai in uno sgabello della cucina durante il traggitto ma riuscii a giungere alla porta quasi del tutto illesa. gli
Appena riuscii ad aprirla le mie orecchie furono invase dal suono di una risata contagiosa.
"Cosa c'è da ridere?" chiesi al mio vicino.
"Ma ti sei vista?"
In quell'istante ricordai di essermi appena svegliata e mi ero presentata alla porta con indosso il pigiama, i capelli arruffati e il trucco rovinato. Era comprensibile che ridesse. Cercai di rendermi presentabile ma fallii miseramente.
"Stavo solo scherzando"
"Lo so è solo che..." non sapevo più cosa dire.
"Sei quel tipo di ragazza che da molto peso a quello che pensano gli altri?"
"Abbastanza"
"Capisco"
"Ti va di vedere il mio appartamento?"
"Il tuo appartamento non sarà molto diverso dal mio ma mi piacerebbe vederlo" disse entrando.
"Com'è andata ieri a lavoro?"
"Bene" disse sedendosi accanto a me sul divano e poi si guardò intorno.
"Il tuo appartamento è più bello rispetto alla mia topaia"
"Ho cercato di renderli il più ospitale possibile perché provo una sorta di repulsione per le case impersonali... Mi metto malinconia!" dissi lasciandomi intristire da vecchi ricordi.
"Non fare quella faccia! Sei mille volte più bella quando ridi. Ti andrebbe di farmi un bel sorriso?"
Le sue parole mi fecero venire immediatamente da ridere. Risi a lungo, mi facevano male tutti muscoli del viso e mi vennero persino le lacrime agli occhi.
"Contento?"
"Mi accontento! Come stai oggi?"
"Un po' meglio"
"Se ti va puoi parlarmene"
"Non so se me la sento e poi non vorrei angoscianti con tutti i miei problemi"
"Se te l'ho proposto è perché so di riuscire a reggere"
"Ci conosciamo da poco e non voglio già passare per la ragazza complessata"
"Ti posso rivelare un segreto?" mi sussurrò all'orecchio ed io annuii.
"Mi intrigano i misteri! Perciò sta pur certa che insisterò"
"È una minaccia?" ridacchiai.
"Dipende da te! La scelta di parlare è solo tua"
"Non cederò neanche sotto tortura"
"Sei testarda?"
"Non sai quanto! Ottengo sempre ciò che voglio"
"Anch'io lo sono... Vorrei proporre... mmm... Un accordo per riuscire a conoscerci meglio"
"Di che genere?"
"Ognuno fa una domanda all'altro e bisogna rispondere sinceramente. Che ne dici?"
"Sì può fare"
"Perfetto! Cosa potrei domandarti...Ah ecco... Quanti anni hai?"
"Ho diciott'anni ma a dicembre ne compirò diciannove"
"Ora tocca a te"
"Dato che non ho molte idee ti rigiro la domanda"
"Io ho vent'anni e sono al secondo anno di college"
"Avevo notato qualche capello bianco ma non pensavo fossi così vecchio" risi.
"Che simpatica! Allora da dove vieni?"
"Melrose, una città poco lontano da qui. Tu invece da dove vieni? Ho notato che non hai l'accento di queste parti"
"Vivevo a Denver in Colorado" rispose freddo.
"Toccherebbe a te"
"Come mai sei qui da sola?"
"Passo" risposi.
"Non puoi passare"
"Non mi va di parlarne"
"Allora sei fidanzata?"
Gli scoppiai a ridere in faccia come una pazza isterica.
"Ma dici seriamente? Ti sembro il tipo al quale i ragazzi fanno il filo?"
"Perché non dovresti esserlo? Sei una ragazza simpatica, intelligente e bella. Sto aspettando una risposta!"
"Dal posto in cui vengo non ero molto popolare e quindi non sono mai stata fidanzata"
"Non ci credo! Solo un deficiente non ci proverebbe con te"
"Il resto della popolazione maschile non è della tua stessa opinione" sghignazai "Inoltre ai ragazzi non interessa se una ragazza sia intelligente o simpatica perché ambiscono a tutt'altre cose"
"Non sanno neanche lontanamente cosa si sono persi"
"Tu invece sei fidanzato?"
"Lo sono stato! Diverse volte"
"Capisco"
"Non erano mai le persone giuste per me" disse guardandomi negli occhi.
Era comprensibile che Daniel avesse una marea di ragazze che gli ronzavano intorno eppure la cosa mi turbò.
"Quindi non hai ancora dato il primo bacio?"
"Ma dobbiamo parlare proprio di questo? Comunque l'ho già dato ma avevo solo dieci anni non significava niente" mentii spudoratamente.
"Ero solo curioso! Forza fai la tua domanda"
"Tu a che età hai dato il primo bacio?"
"Se non sbaglio avevo su per giù quindici anni. Mi sto mantenendo sul facile ma la prossima domanda sarà più complicata. Ti sono simpatico?"
"Certo che mi sei simpatico ma hai appena bruciato una domanda per una stupidaggine. Come mai sei al campus da solo?"
"Non sono solo" lo guardai perplessa "Ci sei anche tu"
"Ma se non ci fossi stata?"
"Molto probabilmente sarei rimasto solo dato che i miei compagni tornano dai loro genitori per le vacanze estive"
"Tu invece non ci torni?"
"Quante domande fai? Te ne toccava solo una"
"Rispondimi e poi mi farai tutte le domande che vuoi"
"Non ho nessuno da cui tornare" qualcosa nella sua voce si spezzò e decisi di non insistere.
Calò un silenzio pesante e imbarazzante che però fu Daniel a rompere per primo.
"Mia madre era solo una ragazzina quando è rimasta incinta, aveva grandi problemi con l'alcool, così sono stato cresciuto da mia nonna. È stata lei a prendersi cura di me. Ci ha lasciati lo scorso anno, mi ha implorato di recuperare il rapporto con mia madre, che non vedo da anni, ma per ora non me la sento ancora di parlarle. Ti prego non compatirmi perché è una cosa che odio e per questo non né parlo mai con nessuno".
Lui mi aveva confidato una cosa così personale e senza neanche conoscermi.
Perché ha fatto?
Forse anche lui percepiva quello strano senso di complicità. Non né avevo idea ma comprendevo quanto profondamente il passato l'aveva danneggiato. Temevo che dopo una rivelazione del gene avrebbe potuto decidere di allontanarsi da me.
L'idea di non vederlo più mi irrita
In quell'istante il mio cellulare squillò rompendo quel silenzio tombale. Sul display comparve una foto della mia miglior amica. Fui tentata di rinviare la chiama alla segreteria telefonica ma non né ebbi il coraggio. Ero proprio una codarda. Appena avvicinai il telefono all'orecchio la voce squillante della mia amica mi raggiunse.
"Bea come vanno le cose lì? Ti piace la tua nuova vita da universitaria?"
"Tutto bene! Il posto mi piace e mi trovo abbastanza a mio agio"
"Deve proprio essere infelice la tua vita senza di me" urlò e sul volto di Daniel comparve un sorriso malizioso.
"La mia vita è davvero inutile senza di te" dissi fingendo un tono drammatico e Daniel scoppiò a ridere.
"Chi sta ridendo? C'è qualcuno lì con te e non me ne hai parlato. È un ragazzo? Spero per te che sia carino"
Lui continuò a ridere ascoltando la mia conversazione privata con la mia amica.
"La smetti di esaltarti per niente"
"Voglio saperlo" urlò.
"È il nostro vicino, Daniel, siamo solo amici e dato che qui non c'è molto da fare stavamo chiacchierando"
"Non mi hai detto se è bello?"
"Sì lo è"
In quel momento incrociai il suo sguardo e divenni di mille colori.
"Finalmente te lo sei trovata un ragazzo! Temevo che avrei dovuto sopportare i tuoi scleri da zitella inacidita per il resto dell'eternità"
"Come sei simpatica! Ora devo andare"
"Fate i bravi" disse e riattaccò.
Mi sembrava di essere tornata a quel periodo in cui io e Deborah parlavamo per ore dei nostri compagni di classe. Tornai a sedermi accanto a lui sul divano.
"Sembra molto simpatica la tua amica... Cioè...mmm... deve essere quel tipo di ragazza tutta piena di energia"
Eccolo lì un altro che preferiva lei a me. Non sapevo esattamente cosa lei avesse più di me ma ogni volta che un ragazzo mi interessava finiva puntualmente per innamorarsi della mia amica. La situazione mi faceva stare male ma qualsiasi sforzo facessi per migliorarla non ci riuscivo mai. Come potevo biasimare quei ragazzi che restavano incantati dalla sua folgorante bellezza. Non aveva un gran buon gusto in fatto di moda ma ugualmente restava una delle creature più belle che avessi mai visto. I suoi occhi azzurri sarebbero potuti diventare l'ottava meraviglia del mondo e i capelli biondi completavano la sua splendida immagine. Anche fisicamente era molto attraente e con il suo metro e settantacinque mi faceva completamente scomparire quando le stavo accanto. Era la reancarnazione di Venere. Mi incupii e guardai fuori dalla finestra per evitare di incontrare quel paio d'occhi che mi scrutavano per capire chi fossi davvero.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No"
"Stai mettendo" disse avvicinandosi pericolosamente.
"Co...cosa te lo fa pensare?" balbettai incapace ormai di pensare logicamente.
"Perché ogni volta che lo fai quella luce che di solito c'è nei tuoi occhi si spegne"
"Non ho luci negli occhi" dissi innervosendomi al pensiero che Daniel avesse scoperto già così tante cose di me.
"Ti assicuro che c'è una luce nei tuoi bellissimi occhi nocciola. È la cosa più bella che abbia mai visto! Sono consapevole del fatto che ci conosciamo da poco ma non riesco a starti lontano" il suo volto era a qualche centimetro dal mio.
Mi spostò una ciocca di capelli accarezzandomi il viso. Sentivo il cuore rimbombarmi nelle orecchie. Appena capii cosa stava per succedere indietreggiai e cercai di mettere più spazio possibile fra me e lui.
"Ora sono sicuro che ti sembrerò uno di quei cretini che approfittano delle situazioni ambigue"
"Le cose si fanno sempre in due"
"Cosa vuoi dire?"
"Anch'io ho contribuito a creare una certa intesa e ti confesso che per un momento ho sperato che... mmm... Insomma ci siamo capiti"
"Allora tutto come prima?" colsi una vena di delusione nella sua voce.
"Certo, se a te sta bene?"
"Sì infondo tutti gli amici vivono momenti imbarazzanti"
"Giusto! Ti va di mangiare insieme?"
"Sì ma ti aiuto a cucinare"
Trascoremmo insieme il resto della giornata chiacchierando e ridendo di un mucchio di stupidaggini. Nessuno dei due riaprii l'argomento famiglia o qualsiasi altra cosa potesse ferirci e gliene fui immensamente grata. La sua compagnia non mi aveva permesso di pensare al passato e perciò anche quando fu andato via cercai di evitare che i miei pensieri corressero verso quella direzione.Spazio dell'autrice
«Non chiudere gli occhi
e non nascondere il tuo cuore dietro un’ombra
perché puoi contare su di me
fin quando riuscirò a respirare
dovresti saperlo
e ti porterò oltre la notte
attraverso la tempesta
ti darò solo amore [...]Don’t you shut your eyes
And hide your heart behind a shadow
Cause you can count on me
As long as I can breathe
You should know
I’ll carry out through the night
Through the storm
Give you love only love in return [...]»Queste parole descrivono l'amore che tormenta il cuore di Daniel da quando per caso aveva incontrato i meravigliosi occhi della protagonista. Il loro legame non lascia indifferente nessuno dei due giovani. Daniel saprà prendersi cura di Beatrice? Tradirà la sua fiducia? Non vi sono certezze quando si intraprende una relazione. Cosa ne penserà Bea? Come si comporterà?
La canzone scelta per questo capitolo è «No Hero» di Elisa
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Vietato amarsi
RomanceCompiere una scelta potrebbe compromettere per sempre i piani che Beatrice ha per il suo futuro. Futuro che comprendeva una relazione stabile, un marito amorevole, una famiglia numerosa, una casa da sogno, un lavoro gratificante. Tutto ciò che di p...