Che vuoi ?!

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Benji's pov

- oh ehm... scusa, non riesco a capire dov'è che devo andare, mi potresti aiutare - è una ragazza piuttosto carina con gli occhi azzurri, magra e con un fisico perfetto, mi soffermo un attimo sul seno, una terza abbondante.
- oh beh certo - mi alzo e vedo che è dello scompartimento affianco. Ma perché rinunciare ad una occasione del genere.
- è qui, proprio accanto a me - ammicco verso di lei che mi sorride e si avvicina al posto di come si chiama, Benedetta.
- mi aiuti - cerca di sollevare la valigia ma non ci riesce, mi alzo e con una facilità impressionante la metto al suo posto. Mi squilla il telefono è mio padre (stranamente) mi sta chiamando ma non voglio rispondere, da quando è morta mia madre ha sempre cercato di avvicinarmi a lui, ma ad ogni passo che facevo lui sembrava retrocedere, non capisco perchè io ho sempre provato a fargli capire che ero con lui, che stavo dalla sua parte, che lo volevo aiutare ma lui sembrava non interessarsi a me e ora che ha trovato una nuova compagna, ha dimenticato la mamma e ora perché dovrei rispondergli?A cosa servirebbe? Tutto rimarrebbe come prima, scommetto che sarà stato mio zio a dirgli di chiamarmi, mio zio mi è sempre stato vicino è stato lui a consigliarmi questa scuola, all'inizio mio padre non voleva a causa dei casini che ho combinato, ma l'ha convinto come al solito, mio zio ha un certo ascendente su mio padre, non so se sia un bene o un male ma è utile in casi come questo. Il telefono smette di squillare ed è come se mi sentissi mancare l'aria, mi alzo ed esco dallo scompartimento, vado verso il bagno e da lontano vedo Benedetta.
Ma chi è quello e cosa sta facendo.
Le si avvicina premendo sempre di più la mano sul piccolo fianco della ragazza che si ritrae ma è inutile.
Faccio la prima cosa che mi viene in mente.
- Ehi tu cosa cazzo fai, lasciala stare. Ti conviene andare via se non vuoi fare una brutta fine !! - cerco di fare la voce più dura possibile, il che mi riesce bene perchè quello lì sembra sorpreso ma sulla sua faccia appare un ghigno e prima che me ne possa rendere conto mi tira un pugno, per fortuna non mi faccio niente così comincio a tirargli un calcio e lo butto a terra mi ferma quella ragazza prima che possa rompere qualcosa a quello stronzo.
- Ma cosa fai ? - mi dice subito e in maniera preoccupata .
Non so cosa mi sia preso ma mi ha dato fastidio il modo in cui lui ha cercato di dimostrare qualcosa su di lei.
- Non mi dici neanche grazie sto qui ti voleva... violentare (?) - mi trattengo dal ridere pensando all'assurdità di quello che ho appena detto.
- grazie (?) ma mi stavi seguendo per caso?- mi dice e nei suoi occhi appare un guizzo che colgo subito, ma è solo per un secondo poi scompare.
- assolutamente no, chi ti credi di essere - rispondo duramente tanto che mi guarda con disprezzo ma soprattutto tristezza, si alza e senza dire una parola se ne va, la vedo camminare ondeggiando leggermente e mettendo in evidenza il culo.
Il labbro brucia leggermente e quando lo tocco sul dito compare una macchia di sangue. Vado in bagno.
***
Mi sciaquo la faccia e mi guardo allo specchio, mi sistemo il ciuffo che si è un po' scompigliato. Sento il telefono vibrare di nuovo, è ancora mio padre.
Butto giù. Ma che cosa vuole da me adesso ?!
Guardo i miei occhi verde acqua, come quelli di mia madre.
Mia madre è morta in un "incidente stradale" mentre mi stava venendo a prendere con mio nonno a scuola per aver provocato una rissa, avevo 13 anni.
Scuoto la testa per dimenticare quell'orribile giorno. Avevo solo 13 anni cazzo!! A mio padre però non sembrava fregarglierne molto, l'unico ad essermi stato vicino è mio zio.
Bussano alla porta. Sbuffo, apro e me ne vado.
***
Torno allo scomparto e sento delle "grida".
- no questo è il mio posto e alzati subito! -
- senti carina, io mi devo sedere qui chiaro ?! -
- è il mio posto e tu ti alzi, ce ne sono altri cento -
Intervengo subito.
- appunto vattene a cercarne un... - tappo la bocca a quella ragazza mora, non ne posso più e poi tutti sono venuti da questa parte.
Neanche a farlo apposta le due ragazze parlano, anzi gridano contemporaneamente.
- e tu chi ti credi di essere -
Sento l'altoparlante annunciare l'arrivo a Milano.
- Io devo scendere - dico mentre prendo la mia valigia nera - mi chiamo Benjamin - poi prendo un pezzo di carta che sbucava dalla valigia e cerco una penna.
- hai una penna tu ? - chiedo a Benedetta che fruga nella borsa e la tira fuori. La prendo e scrivo velocemente il mio numero, il treno frena all'improvviso e per poco non cado. Vedo che Benedetta traffica nella speranza di riprendere la valigia così con un gesto fulmineo do il foglietto alla ragazza mora e aiuto Benedetta con la valigia. Prima di uscire mi giro di nuovo e faccio l'occhiolino alla ragazza mora mimandole un "chiamami". Me ne vado sentendo la presenza di Benedetta che mi segue.
***
Milano è una bella città non ci sono mai stato ma so comunque la strada della scuola, l'avrò guardata su google maps almeno 100 volte.
Cammino per le strade di Milano non voglio prendere l'autobus, voglio esplorare le strade di questa città...
***
arrivo a scuola che è l'ora di pranzo, mi assegnano la stanza 105 , è una stanza spaziosa con due letti uno opposto all'altro, i copriletti sono blu a tinta unita, c'è un solo armadio diviso in due parti e una scrivania con due sedie girevoli blu opaco e l'unica finestra da sulla strada in mezzo al bosco. Comincio a pensare che ho fatto male a scegliere una scuola così isolata.
È una stanza piuttosto triste, come il ragazzo buttato sul letto a giocare con il cellulare. Penso si chiami Andrea e ha la mia stessa età.
I dormitori non sono separati e l'unica mezzo di distanza tra ragazzi e ragazze è la porta.
Andrea alza lo sguardo, ma lo ruabbassa subito continuando a... messaggiare (?)
- Ciao tu devi essere Beniamino, piacere io sono Andrea - non mi guarda nemmeno e la sua voce è un po' impastata.
- no, io sono BENJAMIN - rispondo secco, non ho voglia di legare molto con gli altri spero solo che quest' anno passi subito e in fretta.
Appoggia il telefono sul letto poi mi guarda. I suoi occhi sono color ghiaccio, inquietanti.
- vuoi che faccio qualcosa per te? Ma non ti ci abituare -
- se ti levi dai coglioni mi fai un piacere -
Mi guarda più intensamente.
Dal corridoio si sente una ragazza, dalla voce molto simile a quella del treno, come si chiamava... ah sì Benedetta. Una porta si apre e poi si chiude di colpo.
Andrea si gira vero la porta e poi torna a fissarmi.
- senti mi sono rotto dei classici discorsetti da copione, sta attento con me che non avrai vita facile, vado a rimorchiare le nuove arrivate, ci si vede - dopo di che esce dalla stanza come se non fosse successo nulla.
Stringo i pugni.
È lui quello che con me non avrà vita facile.

Quando ti ho visto per la prima volta... || Benjamin Mascolo || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora