Capitolo 5.
- Smarriti –
E' presto, so che è troppo presto per andare a scuola ma preferisco starmene fuori casa che dovermi sorbire una madre leggermente esaurita a colazione, dopo quello che ci siamo dette due settimane fa, dopo quella colazione i cui le avrei volontariamente vomitato il tè per terra, ha ricominciato a parlarmi. Sempre il minimo indispensabile ma ora non sento più il suo sguardo deluso su di me perché il suo sguardo è contrastato dal mio, nel mio c'è vera delusione non la sua finta e forzata. Lei deve credere per forza a ciò che dice la gente di questo stupido paesino sennò sarebbe diversa eh giusto, mi sembra normale che si faccia imboccare da menti così immature. Stringo tra le mani il registratore che ho trovato nell'armadietto di Zack, se lo portava sempre con se, mi ricordo che diceva che lo usava perché voleva ricordarsi ogni cosa, voleva che ogni volta che accendeva una registrazione nella sua mente riaffiorassero i ricordi. Era una cosa nuova di quando era appena tornato, anche nei momenti meno opportuni registrava cose stupide e insensate, diceva sempre per prima cosa il giorno così poteva crearsi un diario giornaliero di tutto ciò che faceva e di tutte le cose che voleva ricordarsi, io non gli ho mai detto che fosse una cosa stupida, soprattutto ora. Non era assolutamente una cosa stupida. Le dita tremano sopra al pulsante play mentre me ne sto con la schiena poggiata contro al tronco di Venerdì, la sua corteccia è robusta ma un po' umidiccia lo noto dal freddo che attraversa il mio maglioncino, nel frattempo sento i fili d'erba pizzicarmi le cosce attraverso le calze nere poco sottili, abbandono la testa all'indietro e sbuffo a pieni polmoni, è tutto così frustrante. Sentire la sua voce mi fa rendere sempre più conto che lui non sia al mio fianco e dio quanto lo voglio al mio fianco, voglio arruffargli i capelli, intrecciare le dita con le sue, guardarlo negli occhi e ridere per nessun motivo apparente. Lo rivoglio con me, ma so che per andare avanti devo convincere me stessa che ormai Zack non c'è, non si sveglierà più e io non posso farci nulla. Fa malissimo, soprattutto pensare a queste cose, pensarle mi fa sentire la testa pesante e l'ansia al petto, come se dovessi sempre vomitare ma qualcosa mi blocca la gola. Mi alzo da terra e guardo Venerdì che lentamente si sta avviando verso la fase autunnale, già parecchie foglie stanno a terra e quelle ancora attaccate ai rami sono secche e di un giallognolo sbiadito. Rigiro il registratore tra le dita e poi riguardo la corteccia di Venerdì, dovrei lasciarlo qui insieme a tutti i miei ricordi di Zack, ma non ci riesco, mi ci aggrappo ed è l'ultima bomboletta di ossigeno e sto annegando ne ho bisogno. Un bisogno disperato. Mi incammino verso scuola e il vento mi alza di poco la gonna mentre stringo le dita nel maglione allungando le maniche e portandomele al collo, mi sono dimenticata la sciarpa, a Croytow non si dovrebbe mai uscire senza portarsi una sciarpa. Più avanti di me vedo la chioma rossiccia di Olivia, per forza è lei non ho mai visto un'altra ragazza dai capelli rossi in città, sento il rumore dei tacchi contro l'asfalto e non ho idea di come possa reggersi in piedi con questo freddo e con l'umidità che bagna la strada, io sarei scivolata già per terra e mi sarei trasformata in un tricheco. Si ferma improvvisamente e a me viene voglia di scappare, forse legge nel pensiero, ma mi do forza, non devo scappare da questa situazione, perché dovrei? Lei non mi vuole sgozzare o cose del genere.
- Uh!mi chiedevo se questa fosse la stessa strada che percorri anche tu per andare scuola e non mi sbagliavo – Non riesco a capire come faccia ad essere così emozionata ogni volta che mi dice qualcosa, sempre con questa totale felicità nel tono di voce. E' già passata una settimana da quando ci conosciamo a la maggior parte del tempo lo passo con lei perché mi sta attaccata come una lumaca ma non mi lamento, preferisco lei invece che il fantasma di Zack che perennemente mi alita contro al collo giusto per ricordarmi che si trova in un letto dell'ospedale collegato a mille fili diversi.
- Perché ti fai queste domande su di me? – Le chiedo con gli occhi rivolti verso il cielo e lei da un morso ad una mela verde che tiene stretta nella mano sinistra.
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Bad dream
Teen FictionLe palpebre si aprono e si chiudono velocemente, non mi sono svegliata di soprassalto, almeno non succede più, prima urlavo e tremavo, ora apro soltanto gli occhi e mi rendo contro che rivivo ogni giorno quel momento di dolore che non mi fa andare a...