Arrivò il fatidico giorno. Ho detto addio a mio padre e a mio fratello. Non un addio definitivo, diciamo solo che non li vedrò più spesso, andando al college.
Partii con l'auto, un autobus malmesso e con i sedili pieni di scritte e di disegni di persone che sicuramente non imparano a tenere le mani al loro posto. I chewing-gum attaccati ovunque rendono il luogo una trappola infernale. Hai paura di poggiarti ovunque per il timore che qualche essere umano possa averci attaccato una schifosissima gomma masticata, così feci la cosa più giusta, restai in piedi. Beh, cosa molto impossibile dato che l'autista sembrava che volesse imitare la formula uno in un percorso simile alle montagne russe.
Tralasciando il disagio del viaggio, mi divertii nel vedere i volti delle persone che stavano per dare di stomaco. Comunque, dopo mezz'ora in piedi arrivammo a destinazione.
Mi guardai in giro appena sceso. Era una scuola che cadeva a pezzi, quasi nel senso letterale. Avanzai fino all'entrata, dove un signore dall'aria piuttosto burbera disse a tutti noi, i nuovi arrivati:-Vi è stato o stata assegnata una specie di aiutante, per farvi ambientare. Vi prego di venire accanto a me appena nominerò il vostro nome.-
Aveva un'orrenda cravatta color verde pisello, che si intonava come il sale nel budino a quella giacca rosa pallido. I pantaloni erano marroni e le scarpe blu, per un secondo esitai e credetti di avere davanti la famosa maschera di Arlecchino.
Lui cominciò:-Asindet Trevis.-Un ragazzo esile e alto si avvicinò a lui tremando, poi l'Arlecchino affermò:-Fredrick Hardy-
Trevis andò accanto ad un ragazzo basso e leggermente in carne, che sorrideva felice.
Mi ero distratto cinque minuti a fissare lo schermo del mio cellulare, in attesa di una risposta da mio padre, mentre sentii il mio nome. Allora impacciato mi avvicinai all'uomo, sperando che da un momento all'altro avrebbe tirato fuori un cappello e quello avesse sbraitato"Grifondoro!", ma non accadde.
-Gideon Skillieret ed Helga Gold, bene, abbiamo terminato.-
Girai la testa alla ricerca della ragazza, quando una tipa alzò svogliatamente la mano. Credevo volesse fare una domanda, ma quando l'Arlecchino Non-La-McGranitt mi spinse verso di lei capii che lei dovesse essere Helga, la famosa Helga.
Beh, era carina, bionda, occhi azzurri, quell'aria da cattiva ragazza..
Mi avvicinai a lei e le porsi la mia mano:-Gideon, piacere.-
-Helga, piacere tuo.-sorrise come se volesse uccidermi e potesse farlo da un momento all'altro.
Ritirai la mano:-Quanti anni hai?-dissi curioso.
-Ne ho tredici e mezzo, piccoletto.-disse agitando un dito davanti al mio naso, al quale io risposi inarcando un sopracciglio.
Eppure non ero basso, anzi. -Guarda che io ne ho quattordici, tesoro.-risi divertito.
-Non osare chiamarmi tesoro. So per chi sei qui e so chi sei.-sospirò, poi continuò:-Comunque io ho molto più sale in zucca di te, che pensi solo a giocare come un bambino.-
-Ma non è vero!-riflettei, sì, era vero.-Scusa se amo i videogame, eh! Ma io leggo anche.-roteai gli occhi.
Lei mi guardò con aria di superiorità:-Su, stai zitto, Skillieret, il preside sta per parlare.- e in effetti, appena mi girai, il tizio buffo iniziò a parlare con aria solenne:-Vi auguro buon anno, che tutti voi possiate superarlo con il massimo dei voti. Ricordo le regole, per chi non le sapesse. È vietato stare fuori dalle stanze dopo le dieci. È vietato stare in stanze altrui la sera, anche prima del coprifuoco. È vietato usare i propri poteri nei corridoi e in luoghi chiusi e non adatti. Grazie a voi per stare qui e...-sentii sbuffare dietro di me e mi girai, Helga mi prese la mano e scappò, non so come, trascinandomi dietro senza destare sospetti.
Mi portò nel giardino, lontano da sguardi indiscreti:-Che cavolo hai fatto? Il preside stava parlando!-sospirai deluso e irritato, ancora.
-Capirai, dice sempre le stesse identiche cose:"Siete voi il futuro della società""Vi auguro un sereno anno scolastico" e..e..cose da presidi, insomma.-si sedette a terra annoiata.
-Perchè hai portato via anche me?!-agitai le braccia.
-Devo farti vedere una cosa.-le tornò il sorriso e un secondo dopo era sparita.
-Helga? Helga?!-alzai appena la voce.
-Che diavolo ti urli, deficiente!-sospirò riapparendo-So diventare invisibile, ecco il mio potere. Dimmi il tuo ora.-
Il mio potere, sì, io sapevo parlare con i fantasmi e provocare terremoti, far nascere fiori e bruciarli, provocare uragani e piogge, rompere tubature e far calmare il mare, ma nessuna di queste cose era adatta all'occasione.
-Io so..mh..fare dei dolci fantastici.-
Lei mi guardò delusa:-Hai fame, per caso?-
Annuii imbarazzato, mentre lei mi prese di nuovo per mano e mi portò di corsa alle cucine.
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Troublemaker.
Fantasy''America, 1989. Lilith e Ade iniziano a frequentarsi. Sì, sì, proprio loro due. A quanto pare si attraggono ed anche tanto. E' il primo settembre quando dal grembo della mostruosa Lilith escono due creature, con sembianze umane, ovviamente morte. E...