3.

26 4 0
                                    

Erano passate due settimane e mi ero ambientato come una meraviglia. Il mio compagno di stanza si chiamava Gail, sì, quel Gail.
Gail Moore era un ragazzo simpatico, molto loquace e palesemente gay. Era molto attratto dal suo stesso sesso.
In due settimane aveva commentato già la metà dei ragazzi della scuola con me, che dovevo subirmi ogni sclero.
Mi ero accorto che non aveva mai fatto complimenti su di me, tranne una sola volta.
Risi al ricordo del primo giorno in cui entrò in stanza.

Inizio flashback
-DOVE È LA MIA STANZA SINGOLA, EH?! NE ESIGO UNA CON IL BALCONE. HO DETTO BALCONE, OKAY? Ma cos..NO, NON MI DEVO SUICIDARE. E NON LA SMETTO NEMMENO DI URLARE, OKAY?- Le famose parole che hanno preceduto uno dei terremoti più forti che io abbia sentito.
-Inaudito, devo condividere la stanza con uno. Magari è pure figo, che faccio io se è figo eh?! Mi sego in bagno?!-
Un ragazzo entra sbattendo la porta con violenza e buttando distrattamente le valigie a terra, sedendosi sul letto inferiore. Mi affacciai da quello superiore.
-Quella è la porta..-mormorai, indicando la porta del bagno.
-E tu saresti?- balzò in piedi. Io scesi dal letto.
-Gideon, piacere.- sorrisi.
-Io sono Gail.-disse prima di andare in bagno, senza tralasciare emozioni.
Fine flashback

Avevo avuto paura di eventuali stupri, lo ammetto, ma ora l'ho..come dire: ufficialmente friendzonato.
Helga era diventata man mano più simpatica, iniziava a fidarsi di me, ma ancora non era tempo dei "livelli elevati". Solo amici.
Era ora di andare a lezione e come ogni mattina dei giorni dispari Gail cantava sotto la doccia il ritornello di "My heart will go on", all'ennesimo acuto mi alzai svogliato e iniziai a vestirmi. Ci eravamo dati i turni, ieri toccava a me la doccia serale, oggi toccherà a lui. Questo per dormire la mattina, cosa impossibile (per me) se una gallina starnazza per dieci minuti sotto il rumore dell'acqua scrosciante.
Mi reputavo silenzioso, certo. A differenza sua ero un pesce.
Esco in fretta dalla stanza e mi dirigo alla ricerca di Helga, che mi aspetta di fronte all'aula di matematica.
-Io e te saltiamo la lezione.-affermò decisa.
-Ma veramente io..-provai a dire.
-Niente ma, ho già deciso, la seduta è sciolta.-concluse trascinandomi in cantina.

Era buio pesto e non ci vedevo nulla, quindi evocai un fiamma dal nulla.
-Spegnila ora!-disse dandomi una gomitata.
-Scusa se non si vede un cazzo eh!-sbuffai tenendomi la pancia.
-Non rompere e cammina.-
Lei avanzava sicura, come se avesse percorso quella strada un centinaio di volte e probabilmente era così.
-Helga, ma quanto..-sbattei la fronte a qualcosa di metallico, quindi mi lasciai sfuggire un gemito-..manca?-
-Abbi pazienza, ah, scusa. Da qui comincia a diventare tutto più piccolo, anche noi.-disse
-Cos..? Io non sento nessun cambiamento, tesoro.-
Lei si voltò a guardarmi. Riuscivo ad intravederla appena.
-In effetti sei...normale.-mi scrutò-Come mai con te non funziona?! Ah, dei! E pensare che quel posto è paradisiaco. Hai qualcosa con te? Spogliati!-
Sbattei gli occhi sospirando:-Fai uso di droghe? Guarda che anche tu sei normale.-
Mi guardò come se stessi dicendo una cavolata.
-Forse...Gideon, vieni avanti.-continuò lei, trascinandomi con la sua solita grazia.
Dopo aver sbattuto la testa altre dieci volte arrivammo in questo posto "paradisiaco".
Era carino, sì. Un mucchio di pietre accatastate al centro di un lago.
-L'acqua è buonissima, sa di vaniglia!-sorrise tuffandosi.
Risi togliendomi la maglia:-Arrivo.-e mi tuffai.
Aveva ragione, l'acqua era piacevole e pulita e sapeva di..cioccolato.
-Helga.-dissi divertito-È cioccolato.-
Lei si avvicinò:-Fidati, è vaniglia, ne sono sicura.-disse abbracciandomi:-Ne sono dipendente.-
La sentii poggiare la testa sul mio petto. La sentii mormorare:-Sei uno stronzo, però mi piaci lo stesso.-prima di svenire tra le mie braccia.

Troublemaker.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora