Capitolo 1: La cadenza del destino

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"Passiamo ora alla prossima notizia riguardo alla serie di omicidi avvenuti in questi mesi; è probabile che le vittime siano state private del loro sangue, la polizia sta indagando; si pensa a qualche animale feroce ma non sapremo nulla fino a quando le indagini non si concluderanno.
Ora proseguiamo con le altre notizie del giorno..."

Ogni giorno si sentono le solite cose per la televisione e nessuno fa nulla per catturare quell'animale. Spengo la televisione e mi distendo sul letto a guardare il soffitto.
Non posso immaginare quelle famiglie che ora piangono per la perdita dei loro cari; ma è così difficile catturare questa bestia?
Sento mia zia chiamarmi dalla cucina così scendo per le scale e mi precipito subito da lei.
<<Oh Evelyn, mi raccomando non fare tardi stasera, non vorrei essere io la prossima a perdere qualcuno di caro, i tuoi genitori non me lo permetterebbero.>>
<<Certo zia tutto quello che vuoi, basta che tu stia tranquilla.>> rispondo con un sorriso per poi ritornare in camera mia.
Vengo bloccata da una foto che si trova sopra ad un mobiletto in corridoio poco prima delle scale. È una foto dei miei genitori che non vedo da molti anni.
Fin da quando ero piccola ho vissuto da mia zia, perché i miei genitori non avevano tempo per me, per accudirmi, tutto a causa del loro lavoro, entrambi hanno sempre vissuto fuori città a sole tre ore di strada. Non li sento ormai da diciassette anni, anche se ho tentato in tutti i modi di contattarli ma il segretario mi ha sempre riferito che erano impegnati con il lavoro.
Una volta finito di prepararmi, sistemo le ultime cose fuori posto sul mio comodino, prendo lo zaino, metto delle scarpe comode e mi dirigo verso la porta d'ingresso, salutando velocemente mia zia impegnata e riordinare la cucina.
L'aria è così fresca.
Mi guardo intorno, la strada è completamente deserta. Mentre cammino per il mio quartiere noto che molte case sono disabitate, tutte le persone se ne vanno a causa delle aggressioni ed omicidi avvenuti qui negli ultimi tempi.
Oggi la giornata è particolarmente soleggiata con un lieve venticello e gli uccellini che volano nel cielo, potrebbero essere giorni perfetti peccato che durino solo qualche ora.
Arrivata davanti alla mia scuola, mi precipitò verso il bar dove lavora il mio amico Ray; mi siedo in un tavolino all'aperto ordinando qualcosa da bere mentre mi godo questa meravigliosa giornata piena di sole.
In questa zona è raro poter sentire il calore del sole, perché la maggior parte delle volte piove; questo cambio atmosferico è vissuto dalla gente come un momento di pace e di protezione dal mondo oscuro, o almeno così narravano le anziane del nostro paese a noi bambini.

"Quando il sole si fa alto in cielo tutto torna in vita e l'oscurità rimane nascosta fino a quando cade la notte..."

Se inizio a ricordare quelle storielle che ci raccontavano la mamma e la zia di Cami potrei scoppiare a ridere.
Sospiro profondamente mentre guardo il sole.
<<Evelyn!>> mi volto verso la direzione della voce a me conosciuta.
<<Cami finalmente sei arrivata>>
<<Scusami ma stavo guardando quel ragazzo seduto là in fondo, ti sta fissando tutto il tempo>> Mi ricompongo velocemente e lo fisso... Il suo sguardo è rivolto su di me. Indossa un paio di occhiali neri con una maglia grigia stretta da evidenziare i suoi muscoli; è seduto anche lui fuori dal bar all'ombra. Continuo a fissarlo; osservando il suo bicchiere di vetro scolpito, noto che sta sorseggiando qualcosa che sembrerebbe Bourbon ma non riesco a capire molto perché vengo interrotta da Cami che mi picchietta sul braccio.
<<Evelyn smettila di fissarlo così! L'ho visto prima io.>>
<<E Smettila! Volevo vedere com'era, ma con quegli occhiali non riesco a vedere bene nemmeno il suo volto>> le rispondo mentre sorseggio il mio drink.
Io e Cami iniziamo a parlare del più e del meno ma, all'improvviso, ho uno strano giramento di testa.
<<Tutto bene?>> mi chiede Cami preoccupata mentre si alza e appoggia la sua mano sulla mia spalla.
<<Si tranquilla era solo un giramento di testa>> sospiro.
Poco prima di sentirmi male ho provato un brivido salire per la mia schiena. Mi volto verso il ragazzo misterioso, ma noto che non è più seduto lì.
<<Senti Evelyn è meglio che tu torni a casa, tra un po farà buio e tua zia sarà in pensiero e poi vedo che non stai tanto bene>>
<<Si hai ragione...allora mi avvio, la strada è lunga. Ci vediamo Cami>>
Dopo esserci salutate mi avvio verso casa prima che faccia buio.
Durante il tragitto vengo colpita da un giramento di testa più forte, cerco di appoggiarmi al muro tenendomi la fronte con la mano libera.
Dopo pochi secondi decido di riprendere la mia camminata. Mi rimetto in sesto e provo a fare qualche passo ma in quel momento perdo l'equilibrio.
In quell'istante vengo sorretta da qualcuno che attutisce la mia caduta. Ma da chi?
<<Tutto bene?>> il ragazzo di prima è qui proprio difronte a me mentre mi sorregge.
<<Oh si, era solo un leggero mal di testa>> rispondo mentre lo guardo e lui mi sorride togliendosi gli occhiali. Quello sguardo...non ci posso credere!
<<Michael? Sei proprio tu?>> chiedo confusa.
<<Ma io...io mi ricordo dell'incendio>> balbetto mentre lui mi aiuta a stare in piedi dopo il mio ultimo giramento di testa.
<<Si sono io, è un piacere rivederti.>>
<<Dopo tutto questo tempo...ma dove sei stato? Io pensavo che tu..>> lui mi blocca e appoggiando un braccio sulla mia schiena mi invita a proseguire la mia strada.
<<Torna a casa ora, non è sicuro stare fuori la sera.>>
Per un secondo rimango pietrificata, incredula. Michael mi incentiva con un movimento della mano ad andare. <<Mah..>>
<<Vai!>> mi incentiva ancora ad andare, ma il mio corpo è immobile. Lui sospira e si avvicina, mi gira verso la strada del ritorno e mi spinge delicatamente per farmi camminare. Rimane fermo ad osservarmi mentre mi allontano.
In tutto il tragitto, un brivido dietro la schiena mi percorre tutto il corpo, lasciandomi senza fiato.
Giunta davanti la porta di casa, mi fermo appoggiando i con una mano al muro, portando l'altra al petto boccheggiando. Mi bastano pochi secondi per riprendere fiato, mi giro a guardare il cielo che ormai si fa sempre più cupo.
In lontananza vedo un'ombra oscura dietro un'albero, ho pensato fosse l'ombra di qualche ramo, ma più la guardavo e più mi rendevo conto che non è così. Apro immediatamente la porta di casa, sento subito mia zia salutarmi dalla cucina,mi volto ancora una volta per vedere quell'ombra ma non vedo più nulla, tiro un enorme sospiro per poi entrare in casa.










La schiava delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora