Capitolo 7: Lasciami sola

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Ancora una volta ritorniamo nell'uogo dell'incidente.
Tutto intorno a me si fa buio, il vento è freddo, ed ogni rumore sembra di trovarsi in un film dell'horrore.
Ci avviciniamo fin troppo alla casa, dove percepisco una strana sensazione.
<<Tutto bene?>> domanda Michael afferrandomi il polso della mano destra.
Io mi libero dalla presa è lo guardo con aria minacciosa.
<<Non mi dire...ti sei offesa principessina non è vero?>>
<<Dio quanto sei insopportabile. Potevi non tornare in città, forse sarebbe stato meglio.>> rispondo furiosa; ma il nostro litigio viene interrotto da una voce.
<<Smettetela di litigare e mettiamoci al lavoro.>> Mark sbuca da dietro un albero con in dosso uno zaino colmo di oggetti.
<<Era ora fratellino. Iniziavo ad innervosirmi a stare solo con questa qui.>> risponde mentre si avvicina alle macerie della casa.
<<Mah>> sospiro cercando di calmarmi.
<<Non smettere te mai di litigare eh?>> il sorrisino compiaciuto di Mark si nota molto bene.
<<Ragazzina tieni qui.>> mi lancia una torcia, a stento riesco a prenderla.
Nella casa ormai marcia e priva di vita, trovo tanti bei ricordi di noi tre da piccoli. Tra oggetti e foto, inizio a sentire nostalgia dei vecchi tempi.
Dall'ora tutto è cambiato.
Mi fermo a guardare fuori dalla finestra, nell'ala della casa ancora integra.
Il vetro, molto vecchio, era spesso ed irregolare, tutto pieno di fuliggine e polvere.
Il groppo in gola è tornato, proprio come quella notte, dove quell'uomo mi è apparso all'improvviso.
Dentro di me era tutto contraddittorio.
Guardando ancora fuori dalla finestra noto altre macerie che mi insospettiscono particolarmente.
Mi volto, e con passo deciso sfreccio davanti a Mark che mi osserva.
<<Vieni Michael, forse ha trovato qualcosa.>> lo sento sussurrare.
Una volta usciti dalla casa, rovistiamo nelle macerie fino a trovare delle tavole con delle macchie di sangue.
Michael si volta verso di me.
<<Allora?Qui non c'è niente.>>
<<Qui è dove sono stata aggredita.
Mi ricordo che...in quel momento stavo ritornando dentro la casa ancora in fiamme per cercarvi, dopo essere scappata dalla polizia che mi teneva sotto osservazione, ho percepito una presenza.
In quel momento non volevo voltarmi; ed ho sbagliato.
La cosa mi ha preso per le gambe e mi ha trascinato fino a questo punto.
Ho sentito le sue unghie sfiorare il mio corpo, ed il suo fiato caldo ed affannoso sul mio collo.
Sentivo caldo, era tutto in subbuglio, per quel breve istante che sembrava non finire mai.>> abbasso lo sguardo e mi accovaccio per prendere un oggetto da terra; una collana.
La raccolgo e la passo a Michael.
<<Ha iniziato a graffiarmi con voracità, ma prima di farlo, non so per quale ragione, mi ha strappato la collana che mi avevi regalato per il mio compleanno, raccomandandomi di non toglierla mai.>>
<<Altro che ricordi?>> interviene Mark.
<<No nulla. Mi dispiace.>>
<<Dell'incendio invece?>>
<<Sinceramente? È tutto così confuso.. Ricordo di aver acceso il fuoco con Michael, ma poi, la scena successiva erano le vostre grida all'interno della casa in fiamme e di me tutta sporca di terra.>>
<<Terra?>> aggrotta la fronte perplesso guardando il fratello.
<<Si, I miei vestiti erano sporchi di terra, ed avevo un forte dolore alla testa.>> Michael si allontana da noi per qualche secondo.
<<Una botta in testa.>> ritorna con un sasso in mano.
<<Può essere che, qualcuno o qualcosa ti hanno tirato una botta in testa.>>
<<Ma piantala! E chi pensi si diverta a tirare un sasso in testa ad una bambina.. >> ringhia Mark al fratello.
<<Posso essere caduta.. Sono sempre stata soggetta a mancamenti, può essere che, quel giorno... >>
<<Troppe supposizioni. E poi lei non era tanto distante da casa, le fiamme potevano arrivare fino a dov'era lei.>>
<<Scusatemi ma ora possiamo tornare a casa? Mi sento un po' stanca, per lo più, questo posto incute una certa ansia e negatività. >> mi ricompongo, passo la torcia a Mark e mi avvio verso la macchina.
Arrivata a casa, non riuscivo a trattenermi. Dovevo sfogarmi, dovevo piangere.
Non avevo mai immaginato di ricordare quella brutta scena, piena di dolore e paura.
Una scena che avevo cancellato con tanta fatica dai miei ricordi.
Scendo le scale per dirigermi in cucina, dove vedo mia zia Carol guardare il notiziario delle 21.00.

"Un ragazzo ed una ragazza, mentre tornavano dalle vacanze, sono stati trovati privi di vita sulla strada che porta verso la nostra città, a 500m prima del ponte Wekkey dove qualche settimana fa, è successo un'altro tragico episodio.
Le autorità stanno indagando sul caso, che sembra solo un casuale incidente..."

La mattina seguente, mi ritrovo ancora una volta immersa nel mio sudore. Questi stramaledetti incubi non finiscono mai.
Decido di entrare in doccia, ma il telefono squilla. È Michael.
<<Tutto bene?>> mi domanda con un tono di voce preoccupato.
Il mio cuore pulsa forte, facendo sgorgare due lacrime dagli occhi.
Inizio a piangere. Un pianto di rabbia, umiliazione e frustrazione...e cosa ancora?
Non capisco...perché tutto è così diverso; perché lui è diverso.
Cosa è successo? Cosa ho perso realmente da quel giorno?
<<Potrei stare meglio non credi?>> rispondo ancora singhiozzante.
<<Aprimi la porta.>> il mio cuore si ferma. I miei occhi sono spalancati e sorpresi, mentre guardo un punto fisso della mia stanza.
Riattacco il telefono e scendo dalle scale fino ad arrivare davanti la porta, dove rimango per qualche attimo a fissarla.
Quando la apro, il mio cuore si blocca di nuovo.
È proprio lui...Michael!
Il suo sguardo è diverso dal solito, è preoccupato.
<<Posso entrare?>>domanda.
<<Si certo! Entra pure.>>
Neanche il tempo di chiudere la porta, mi ritrovo tra le sue braccia forti, al sicuro.
Il mio battito era fortissimo, e le ginocchia deboli. Le mani sudate.
<<Stupida! Sei solo una Stupida.>> non dico nulla e rimango in silenzio.
Lui si stacca e mi allontana e continua a fissarmi.
<<Non posso più stare qui.
Come hai detto tu, era meglio se non tornavo.>>
<<Mah!>> lo interrompo.
<<Sono un pericolo per te, ed io non posso permettermi di farti ancora del male, non sono nelle condizioni per farlo.>>
<<Ma cosa stai dicendo? Non riesco a capirti. Fino a qualche giorno fa era tutto diverso... che cosa ti è preso? Dimmelo! Non puoi spuntare fuori di punto in bianco, stravolgermi la vita e poi decidere di andartene.>> lo fisso attentamente con i miei occhi lucidi.
Fino ad ieri i suoi comportamenti facevano capire altro, ma adesso...perché se ne esce fuori con questo?
<<Non sono la persona che credi.
La nostra infanzia è finita, le nostre strade si sono divise. Ognuno ha preso ed incominciato il proprio percorso ed io non posso farti intraprendere il mio.
Ho sbagliato. Ma la voglia di rivederti dopo anni mi ha portato da te.
Ma ora è il momento di andarmene.>>
<<Se sei venuto fino qui per dirmi queste stronzate e chiudere di nuovo il nostro rapporto d'amicizia, beh...potevi risparmiartelo.
Comportati come hai fatto fino ad ieri, come se nulla fosse. Come se ogni cosa ti desse fastidio.
Acido ed impulsivo, privo di sentimenti.
Non ti riconosco più, o forse non ti ho mai conosciuto veramente.
Ho sofferto parecchio in questi giorni.
Mi ero ripromessa di non tornare mai più in quel posto, ma tu...tu e la tua prepotenza, la tua voglia di spaccare il mondo mi hanno condotto nel posto dove mi faceva credere che non avrei mai più rivisto te e tuo fratello.
Ho passato anni con gli occhi delle persone puntate su di me per quello che ho fatto; ma io non ricordo nulla di quel giorno.
Ed ora...vai.
E non tornare più da me. Non posso vivere nella mensonnia.>> lo lascio senza parole.
Gli apro la porta d'ingresso e lo invito ad uscire il più veloce possibile.
<<Esci tu, e le tue bugie.>> ringhio.
Lui senza dire nulla se ne va, senza discutere e senza fare nulla.
Dopo qualche ora, sento bussare la porta d'ingresso.
È arrivata zia Carol.
Portaa spesa in cucina ed inizia a smistarla.
Non posso affrontare gli interrogatori di mia zia, non con le ciglia umide e con la minaccia di nuove lacrime da un momento all'altro.
Prendo una decisione fulminea, e silenziosamente sguscio dalla porta sul retro.
Una volta sul portico, decido di andare a farmi una camminata abbastanza lunga.
Invece di tagliare per il bosco, decido di camminare quasi al margine della città, fino a raggiungere il ponte Wekkey e salire sulla collina fino ad raggiungere delle vecchie macerie di un cimitero.
Mi siedo sotto un albero ed inizio a guardarmi un po in torno.
Rimango ferma per un breve istante, fino a quando non guardo il mio cellulare.
<<Accidenti. Forse è meglio ritornare verso casa.>> lo dico mentre mi alzo.
Quando decido di avviarmi, vengo bloccata da una strana sensazione.
Mi giro, e dietro di me noto due ombre farsi avanti.
L'adrenalina sale, e così inizio a correre.
Corro, ma non mi accorgo di aver preso una strada che porta nel bosco.
La paura e L'adrenalina è troppo forte.
Ogni tanto mi guardo alle spalle e vedo queste due ombre ancora seguirmi.
La testa inizia a farmi male, e senza accorgermene inciampo su una radice di un albero cadendo in una buca profonda perdendo i sensi.

La schiava delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora