Capitolo 5: Il senso della paura

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Non ci credo...
Questo posto, questa casa mi ricorda molto....
Michael non dice una parola, è fermo immobile anche lui.
I

n questo luogo sperduto, i vecchi ricordi riaffiorano, e l'ansia e paura si fanno più forti.
La casa davanti a me, ormai marcia e priva di colore,mi blocca.

D
o

po tanto tempo sono ritornata nel luogo dell'incidente, dove tutto ebbe inizio, dove io per la prima volta grazie a qualcuno, sono riuscita a sfuggire dalla morte.
<<Perché siamo dovuti venire proprio qui? Cosa vuoi fare? >> domando nervosa.

<<Non credere che per me sia facile stare qui dopo quello che abbiamo passato anni fa.
Q

uesto è il posto dove sei stata aggredita da un'animale ricordi?>>
<<Cosa vuoi dire con questo?>>

<<Evelyn, voglio che tu ricorda che animale ti ha attaccato. Voglio sapere cosa hai visto.>> afferma deciso. Sembra così determinato a saperlo.
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<Mi dispiace ma io di quella sera non mi ricordo nulla.>>
<<Però ti ricordavi dell'incendio. Ti ricordavi che io è mio fratello siamo morti in questa casa e il fuoco lo hai appiccato tu.>> risponde volgarmente facendomi subito rinsavire.
La rabbia percorre il mio corpo.
Lui mi guarda fisso negli occhi con uno sguardo minaccioso.

Sto zitta e non gli rispondo e mi degno solo di allontanarmi da quel posto per ritornare in auto.
Sono troppo nervosa ed angosciata per stare qui a parlare con lui.
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<Evelyn non potrai scappare per sempre, devi ricordare! >> Le sue urla lasciano un eco di sottofondo.

Con un passo deciso, cerco di ritornare alla macchina, senza mai voltarmi. La testa mi fa male, le parole di Michael mi rimbombano nelle orecchie.
A

vrei voglia di urlare!
La luna piena era alta nel cielo quando vedo Mark uscire dalla casa e dirigersi verso di me.
Lui mi prende per un braccio e mi trascina in macchina, dove regna un bellissimo silenzio.
Mi sento lo sguardo di Mark su di me, rimane in silenzio, forse si rende conto dell'enorme sforzo che ho fatto tornando lì.
Cerco di fare del lunghi respiri per non mettermi a piangere,non vorrei crollare in questo momento.
Dopo qualche minuto Michael entra in auto. Nessuno dice nulla, l'aria diventa soffocante.
Mark accende la macchina per poi partire.
Passiamo tutto il tragitto in silenzio, con gli sguardi minacciosi che si lanciano i due fratelli che sembrano odiarsi parecchio.
Cosa sarà successo dopo tanti anni? Il loro legame già allora non era molto forte, ma rispetto ad oggi le cose sono cambiate drasticamente.
Giunta a casa, zia Carol mi accoglie con un abbraccio.
<<Finalmente sei tornata. Stavo per chiamarti. Mi sono preoccupata molto.>> mi stringe in un enorme e soffocante abbraccio, dove a stento riesco a respirare.
<<Tranquilla zia. Il viaggio è andato tutto bene. Sai ero con Michael e suo fratello Mark. >> Mia zia dopo aver sentito i due nomi mi guarda incredula, mi prende per un braccio e mi porta velocemente  in cucina ordinandomi di sedermi.
E così ebbe inizio il mio lunghissimo interrogatorio.
La mattina seguente, prima di scendere in cucina, decido di farmi una bella doccia rinfrescante per schiarirmi un po le idee.
La scuola oggi era semplicemente un posto adatto per riesaminare i fatti accaduti in questi giorni.
Dal nulla incontro Michael che mi costringe a ritornare nel posto ormai dimenticato da tempo.
Uno strano rapporto tra i due fratelli che probabilmente non si vedono da anni.
Ma cosa è successo in tutto questo tempo?
Finita la quinta ora, mi dirigo verso l'aula di psicologia dove vengo accolta da un fischio sommesso in aula. Jack e Anthony bighellonavano vicino la finestra.
Una coppia di perfetti idioti.
Sedendomi al mio banco e guardando fuori dalla porta, riesco a vedere un pezzo di corridoio.
Mentre lo fisso, non mi accorgo che proprio in quel momento Jack e Anthony si misero davanti la porta della classe di psicologia. Bloccando il passaggio.
Sono due idioti di prima categoria.
Mentre li guardo con astio intravedo una figura alta e snella con una maglia nera da mettere in risalto i suoi muscoli.
Non riesco a vedere il volto grazie a loro che si godevano il giochino, ciondolando sulla porta, facendo finta di non accorgersi della persona.
<<Permesso.>> era un tono di voce famigliare, caldo e deciso.
<<Permesso?>>Jack dice in falsetto.
In quel momento mi alzo dalla sedia furiosa e mi avvicino a loro.
<<Siete proprio due bambini. Questa non è l'ora del gioco quindi evitate di fare questi giochetti idioti.>> avanzo con aria decisa.
Non sopporto i ragazzi che si comportano così.
Jack e Anthony mi guardano; in quel momento entrambi si allontanano lasciando di nuovo il passaggio libero.
<<Scusali tant..>> mi blocco.
<<Buongiorno Evelyn>>
<<Mark? Cosa ci fai qui?>> domando confusa.
<<Mio fratello mi ha obbligato a venire a scuola.>> risponde Mark ridendo. Una risata amara.
<<Non posso contraddire mio fratello.>> percepisco più emozione nella sua voce che nella mia. Un'emozione di infelicità.
<<Sei sempre pronto a rispondere e dare contro a tuo fratello, e questa volta no?>>
<<Vero, ma non è sempre così. Sai anch'io sono un bravo ragazzo>> il suo occhiolino dice tutto.
Entrambi ci mettiamo a sedere ad ascoltare la lezione del professore Hollowei.
Gli occhi di Mark erano due sfere nere, assorbivano tutto ma non rivelavano nulla al contrario di suo fratello Michael. La corporatura invece era uguale: alto e snello con le spalle larghe e aperte con muscoli ben definiti, misterioso e seducente allo stesso tempo.
Alla fine della lezione raggiungo l'armadietto per depositare alcuni libri per poi dirigermi verso l'uscita principale. Mark mi stava aspettando all'inizio del parcheggio seduto su una bellissima moto nera sportiva.
Senza dire nulla mi porge un casco e mi fa cenno di salire.
Un po' indecisa, mi faccio coraggio, infilo il casco cercando di domare la mia folte chioma, con difficoltà cerco di salire aggrappandomi all'enorme e possente spalla di Mark.
Sussurro un Grazie, ma lui non risponde, accende la sua moto e parte.
La sensazione di sfrecciare ad alta velocità, con l'aria che fa volteggiare i miei capelli, l'adrenalina.. È un qualcosa di fantastico.
Arrivati davanti casa, Mark mi aiuta a scendere, le mie gambe tremavano dalla forte emozione ed adrenalina.
<<Wow! È stato così.. Così.. >> sono elettrizzata.
<<Mai andata in moto? Mi ricordo che tuo zio Robert ne aveva una>>
<<Ero troppo piccola per salirci, poi dal suo incidente, mia zia ha preferito venderla. >> sospiro.
<<Peccato, era una bella moto.>> mi sorride.
<< Vuoi entrare? Mia Zia è al lavoro.>> il suo sguardo è malizioso, la mia faccia diventa bollente.
<<Evelyn.. Evelyn>> ridacchia mentre si infila il casco.
Alla sua reazione sbuffo, mi sistemo lo zaino sulle spalle e vado verso la porta d'entrata.
Il rombo della sua moto è troppo forte, mi saluta con la mano per poi andarsene.

La schiava delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora