capitolo 9

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Entro in stanza. E adesso che mi metto? Suvvia, è solo Aaron. Questa mattina si gela, quindi metto una tuta nera con un mega felpone nero sopra. Metto le mie converse bianche, eleyner e matita non possono mancare. Sento suonare il clarkson della macchina.

<<Arrivo! >> gli urlo dalla finestra.
Raccolgo i capelli in una coda spettinata, ma non mi va di rifarla. Prendo la borsa e scendo, e chi lo sa.

<<Io esco nonna!>>

<<va bene, sta' attenta>>

Quando scendo i due scalini fuori alla porta di casa mia, vedo che Aaron scende dalla macchina e va dal lato del passeggero per aprirmi lo sportello della macchina. Ma cosa fa? Nemmeno fosse il mio maggiordomo.

<<ma cosa fai? Io le mani le ho>> dico in tono calmo e gli sventolo le mie mani davanti.

<<no Carly, questo si chiama essere gentiluomini. Entra>> se lo dice lui. Non ho mai conosciuto un gentiluomo,come dice lui. Jason ed Erik sono due cafoni maleducati, ma è per questo che gli voglio bene. Ryan, è un rompi palle, ma penso che con la sua ragazza forse potrebbe essere un gentiluomo. Si sicuramente. È uno sfigatello e pende dalle labbra di Jessica. Mio padre.. mio padre. Lui è tutto il contrario della parola 'gentiluomo'. Lui è un bastardo, e non basterà una vita per dimenticare tutto il dolore che mi ha provocato, tutto il dolore che ha provocato alla nostra famiglia. Basta pensare a lui.

<<ehi, terra chiama Carly!>> Aaron dice ridendo, si sarà accorto che ero con la testa tra le nuvole.

<<Allora, dove vuoi andare a fare colazione?>> aggiunge.

<<Non lo so, decidi tu. Andrei ovunque purché siano nel giro di 5 minuti, ho fame.>> dico un po' irritata. Cerco ancora di far scomparire del tutto il pensiero di mio padre.

<<va bene, allora il primo bar che vediamo ci fermiamo, anche perché ancora non so molto di queste parti, anzi direi nulla.>>

Gli sorrido. <<va bene>>

In cinque minuti vediamo un piccolo bar con una grande insegna 'TatianBar' . È vuoto, non c'è praticamente nessuno dentro, apparte le due cameriere. Ma entriamo lo stesso, ho troppa fame per entrare di nuovo in auto alla ricerca di un altro bar.
Entriamo e andiamo a sederci. Fra me e Aaron silenzio tombale, quasi imbarazzante. Poi inizia a parlare.

<<Allora.. che intenzioni hai dopo il college?>> dice. Ma che domanda è.

<<Non ne ho idea. Vado a quella stupida scuola solo perché mia nonna e il mio fratello scassa palle lo vogliono.>> lui sorride.

<<tu invece sei qui perché i tuoi hanno voluto trasferirsi giusto?>> aggiungo.
Si rabbuia un attimo prima di rispondere alla mia domanda.

<<Si.. a dire il vero siamo venuti qui io e mio padre. Lui ha deciso di trasferirsi. Mia mamma è sposata con un altro uomo e vivono insieme a New York da 5 anni e io non la vedo da allora.>> oh. Non so cosa rispondere.

<<oh..capisco.>> mi limito a dire.

<<e i tuoi genitori invece? Che lavoro svolgono?>> mi domanda. I miei genitori. I miei genitori? Se solo sapessi.

<<Io..io non ho i genitori. Mia madre è morta circa due anni fa, e mio padre è in carcere.>> sento il cuore che accelera per il nervosismo. Non mi aspettavo di dover dire ad uno 'sconosciuto' le mie situazioni familiari.

<<oh Carly, mi.. mi dispiace tanto.>> vedo il dolore nelle sue parole e appoggia la sua mano sulla mia, come se volesse farmi sentire protetta, come se volesse dire 'ci sono io qui'. Ma io non ho bisogno di nessuno,ci sono sempre stata io per me stessa, e non ho bisogno di nessun'altro. Io mi basto.

Scosto subito la mano. <<ordiniamo>> cambio discorso, e aspettiamo in silenzio che arrivi la cameriera a prendere l'ordine.

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