Capitolo 4

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Bail l'aveva notato quasi subito.

Il Comandante Sato, ufficiale delle guardie arcordiane, non aveva mai staccato la mano destra da una piega nelle vesti. E grazie a uno sguardo attento Organa aveva intravisto l'impugnatura di una pistola blaster.

Aveva allora attirato l'attenzione del soldato sulla sua mano, che sotto il tavolo rimaneva nascosta a Cov e a Lond; e fingendo di tamburellare le dita aveva iniziato un conto alla rovescia da quando aveva capito che non c'era più alcuna speranza di salvarsi.

I droidi che controllavano Teral e Dillis non avevano notato niente. Nessuno se ne era accorto, se non Sato.

E quando Bail aveva chiuso la mano a pugno, tutto era accaduto in un attimo: il Comandante aveva estratto fulmineamente la pistola, sparando due colpi di estrema precisione contro i droidi a sinistra, poi una breve raffica contro quelli di destra.

Contemporaneamente Teral e Dillis, che erano sempre stati all'erta, si erano lanciati sui loro guardiani e li avevano gettati a terra, disarmandoli.

Nel giro di neanche cinque secondi, la situazione nella stanza si era completamente rovesciata.

"Chi è che aveva bisogno di fatti per unirsi alla Repubblica?" chiese Organa canzonando il Sovrano che, preso dall'ira, stringeva il tavolo con tanta forza da far sbiancare le nocche.

"Guardie, arrestateli!"

Il suo tentativo fallì miseramente, perché gli uomini di Sato sembravano aver smesso di prendere ordini dal Re. "Non serviamo un traditore" scandì grave il Comandante mentre si avvicinava a Cov puntandogli la pistola alla testa.

"Questa sceneggiata non vi servirà a niente. C'è un armata separatista fuori da qui, e quando non sentiranno più mie notizie non esiteranno a fare irruzione nel palazzo" disse il Quarren stizzito.

Sato ormai aveva appoggiato la canna della pistola alla pelle da animale acquatico del Separatista. Un colpo e sarebbe crollato.

"Ordinate ai vostri droidi di arrendervi, e sarete salvi".

"Non puoi minacciarmi, stolto!" esclamò il Quarren, e improvvisamente una gragnola di blaster si scatenò nella sala.

Sato sparò. La testa del Quarren si accasciò priva di energia sulle spalle, e l'intero corpo scivolò lentamente a terra. Subito dopo il Comandante si abbassò per schivare i colpi provenienti dall'ingresso che avevano già fatto vittime tra i due corpi di guardia.

Organa sollevò il blaster preso a uno dei B1 abbattuti e rispose al fuoco; erano di fronte a due super droidi da battaglia dai tozzi corpi neri che stavano usando le armi da polso senza fermarle mai.

Riuscì a centrare uno dei due nella spia rossa sul petto che, come gli avevano insegnato su Christophsis, permetteva di eliminare rapidamente il corpulento nemico. L'altro cadde sotto i colpi accurati di Sato.

Bail rimase accovacciato per alcuni secondi, finché non fu certo che non provenissero altri colpi dal corridoio. Trovò Sato piegato su uno dei suoi uomini che sembrava essere l'unico ancora in vita.

"Non mollare, Esti, puoi resistere fino all'infermeria!" gli stava sussurrando mentre lo provava a sollevare da terra.

"Non credo di potercela fare, Comandante" replicò la guardia con un filo di voce. Non si potevano vedere le sue ferite, ma dal sangue che aveva creato una pozza intorno a lui era abbastanza evidente la presenza di qualche brutta ferita.

"Invece sì che puoi, devi!"

Il soldato provò a dire qualcosa; le parole gli morirono però in gola mentre perdeva conoscenza. Sato batté un pugno a terra e tornò lentamente in piedi. Organa non osava intervenire: sentiva il peso della responsabilità per quell'avvenimento come un macigno sulle spalle e aveva paura di far scoppiare la sfera emotiva del Comandante con le sue parole.

Fu però un'altra persona a parlare. "Non muova un passo Senatore".

La frase fece gelare il sangue a i due alleati. Bail girò appena la testa e vide la bocca di un blaster E-5 a un paio di centimetri dal suo orecchio.

"Rimanga fermo, ho detto".

L'arma arrivò a toccargli l'orecchio e Organa sentì il metallo freddo minacciarlo come un rancor.

"E lei, Comandate, eviti altri atti di eroismo: non vorrei prendere altre misure, oltre al licenziamento, nei suoi confronti".

Sato guardò il Sovrano con rabbia. "Licenziamento? Mi dimetto io stesso, e le insegno anche una cosa: non si spara con la sicura tirata".

Il soldato sparò, e contemporaneamente il Re premete il grilletto; ma, come predetto, non accadde nulla. Il suo braccio fu invece raggiunto dall'energia del colpo e schizzò all'indietro, trascinando con sé tutto il corpo.

Con uno scatto che non si addiceva a un Senatore Bail gli fu sopra e, disarmatolo, lo tirò in piedi. "Che fai?" gli chiese tremante quello, e Organa si limitò a stringergli un braccio intorno al collo.

"Adesso abbiamo uno scudo" dichiarò soddisfatto Sato avvicinandosi all'uomo che fino a pochi minuti prima era per lui la massima autorità.

"Lasciamo il palazzo e raggiungiamo lo spazioporto. Ordinerò ai miei uomini di preparare la mia nave per il decollo" propose Bail, ma il Comandante scosse la testa.

"Le comunicazioni sono bloccate; ho già provato a contattare il resto della sicurezza, ma non si può".

Lond prese parola tossendo: "Non lascerete mai il palazzo! Se ascoltate bene, sentirete i droidi che marciano in ogni corridoio!"

Tutti e tre restarono in silenzio, e l'eco di decine e decine di passi metallici giunse alle loro orecchie.

"Abbiamo pur sempre il nostro scudo!"

"Non più!"

Ci fu un lampo rosso, e l'ennesimo colpo di blaster esplose nella stanza.

STAR WARS: L'arma del tradimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora