Quello.

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La festa è finita, è ora di tornare a casa, però tu non sei entusiasta di rientrare, metterti sotto le coperte e fare un lungo sonnellino. Ma sei obbligato. Ora sei entrato e l'aria frizzantina della festa scompare sotto l'ansia e la malinconia di quello che hai visto, ma pensi che sei un po' brillo per colpa dei super alcolici.

- Invece io ti assicuro che non te lo sei immaginato -

Non ci fai caso, ti metti il pigiama e ti butti sotto le coperte, cerchi di addormentarti ma non ci riesci perché qualcosa sta sopra le tue gambe e piano piano si avvicina alla faccia, ma si ferma all'addome.

Inizi a sudare ma fai finta di niente, speri di addormentarti presto ma non è così, hai le coperte fino alle orecchie ma ti senti la schiena vulnerabile.

Con un po' di coraggio guardi cosa c'è sul letto:

è lui, in tutto il suo terrore. È scuro non lo riesci a vedere bene, ma riesci a distinguerlo comunque, ti guarda con occhi spalancati, sta sorridendo, allunga la sua mano che ti tocca. Vorresti reagire ma non ci riesci perché ti ha bloccato psicologicamente e fisicamente.

Quello è il tuo incubo.

Quello è l'essenza della paura.

Quello ti ha ucciso.

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