Funland

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Sono cresciuto in una piccola città del Massachusetts durante gli anni novanta. Era un'epoca bellissima per essere bambini. La nostra Main Street era piena di attività legate ai bambini, c'era un'enorme pista da go-kart con una sala giochi piena dei più bei giochi degli anni ottanta e novanta. Ricordo che passavo ore a giocare ad acchiappa la talpa con gli alligatori al posto delle talpe.

Giù per la strada si trovava "Tune Town", non era niente di speciale, un tipico negozio di musica degli anni novanta, però avevano come mascotte un simpatico cagnolino con una bandana addosso che appariva in tutte le pubblicità televisive. Non mi ricordo come si chiamasse quel cucciolo, ma ogni volta che andavo a comprare una nuova audiocassetta, lui mi dava il benvenuto venendo a farmi le feste all'entrata.

"Funland"

Ma di tutti i posti che adoravo visitare da bambino, Funland era in assoluto il meglio.

Aveva la proprie piste da go-kart, una piccola per i bimbi più piccini e una più grande per quelli più maturi. Non era sofisticato come quell'altra pista di Main Street, ma era bello lo stesso. C'erano anche le gabbie da battuta, molte, e anche un piccolo arcade, fornito perlopiù di flipper, e come videogiochi c'era Pac Man e il gioco per l'arcade popolare de I Simpsons.

Ma la cosa più bella di Funland era il campo da minigolf. All'epoca era l'unico presente nell'area, e attraverso gli occhi di un bambino di otto anni, quel posto sembrava IMMENSO. C'era l'iconico razzo spaziale col logo di Funland al centro del parco, potevi scorgerlo dal parcheggio, insieme all'enorme statua di una giraffa che guardava giù verso il parcheggio, a sorriderti mentre entravi. C'erano tante altre statue memorabili, incluso l'elefante rosa e la casa delle bambole che stava in fondo. La parte migliore di tutto il parco era la diciottesima buca.

Dall'esterno, la diciottesima buca non era altro che un piccolo bagno pubblico, ma se riuscivi a fare un hole-in-one, non solo vincevi un giro gratis, ma la latrina si sarebbe aperta emettendo il rumore registrato di un cesso che viene sciacquato, accompagnato dai sibili dei meccanismi idraulici che muovevano l'animatronico nascosto all'interno. Il robot aveva l'aspetto di un cane antropomorfo vestito in una tuta da lavoro con una bretella penzolante su una spalla, come se l'avesse appena indossata. I suoi occhi batterebbero, la sua bocca si aprirebbe mentre muoveva il braccio puntandoti l'indice addosso, rimproverandoti per averlo disturbato. Con un buffo accento del Sud avrebbe esclamato:

"Hey! Ma che te credi de fare? Pussa via!" poi il cane si ritirava sbattendo la porta mentre tu e i tuoi amici scoppiavate a ridere. Ogni volta che ci andavo, non vedevo l'ora di vedere quel cane.

Come tutte le cose dell'infanzia, però, i divertimenti della Main Street lentamente se ne andarono. Penso che la pista da go-kart e la sala giochi siano stati i primi ad andarsene, erano stati abbandonati ad arrugginire finché non hanno usato l'area per costruire una casa di riposo. La pista da go-kart si vede ancora, ma era sul retro con due kart rimasti ghiacciati nel tempo. Poi fu la volta di Tune Town, andò in bancarotta per non essere stata capace di tenere testa con le altre catene di negozi musicali come Newberry Comics e la F.Y.E., suppongo che il cagnolino deve essere morto da un pezzo, ormai.

E l'ultimo ad andarsene fu proprio Funland. Era davvero triste vedere come si deteriorava nei suoi ultimi anni di vita; la vernice delle statue degli animali si era sbiancata e gli occhi della giraffa guardavano tristemente il parcheggio dove giungevano sempre meno visitatori. Quando il parco venne ufficialmente chiuso, mi si era spezzato il cuore. All'epoca della chiusura ero al liceo ed era passato un pezzo da l'ultima volta che c'ero andato. Ci passavo vicino ogni giorno andando al lavoro, osservando il modo in cui si deteriorava: l'elefante rosa cedette cadendo su un lato, la catena che teneva la sua zampa adesso era esposta. Le porte e le finestre della casa delle bambole erano tutte distrutte come una vera casa abbandonata. La piccola latrina alla diciottesima buca era rimasta chiusa, le mura di legno si riempivano di crepe col tempo. Potevo solo immaginarmi lo stato di abbandono in cui doveva essere quel povero cane animatronico all'interno. Poi la natura reclamò l'area del parco e ormai non riuscivo a vederlo più. Tutto ciò che era rimasto visibile era la testa della giraffa che sbirciava oltre la ringhiera arrugginita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28, 2017 ⏰

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