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Grazie, grazie, grazie!!!

Abbiamo raggiunto le 360 visualizzazioni! Sono strafelice! Ho deciso di abbuonarvi le stelline:

Ecco a voi il nuovo capitolo!

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Quando le signore si alzarono dopo il pranzo, Elizabeth corse di sopra dalla sorella e, assicurandosi che fosse ben protetta dal freddo, l'accompagnò in salotto, dove fu accolta dalle sue due amiche con molte manifestazioni di gioia; Elizabeth non le aveva mai trovate così gradevoli come in quell'ora che trascorse prima dell'apparizione dei signori. Le loro capacità di conversare erano notevoli. Erano in grado di descrivere con precisione un ricevimento, di riportare un aneddoto con senso dell'umorismo e di ridere con spirito delle loro conoscenze. Ma quando entrarono i signori, Jane smise di essere al centro dell'attenzione. Lo sguardo di Miss Bingley si rivolse all'istante a Darcy, e trovò da dirgli qualcosa prima che avesse fatto qualche passo. Lui si rivolse subito a Miss Bennet, con educate felicitazioni; anche Mr. Hurst fece un lieve inchino, dicendo di essere "molto lieto"; ma l'espansività e il calore furono appannaggio solo del saluto di Bingley. Era pieno di gioia e di attenzioni. La prima mezzora la passò ad attizzare il fuoco, per paura che lei risentisse del cambio di stanza, e la fece spostare dall'altra parte del caminetto, affinché stesse lontana dalla porta. Poi si sedette accanto a lei e rivolse a malapena la parola agli altri. Elizabeth, intenta a lavorare nell'angolo opposto, osservò tutto con molto piacere. Una volta preso il tè, Mr. Hurst rammentò alla cognata il tavolo da gioco, ma invano. Lei aveva appreso da qualcuno, in via confidenziale, che Mr. Darcy non amava le carte, e Mr. Hurst si sentì opporre un rifiuto persino a una sua richiesta esplicita. Gli assicurò che nessuno aveva intenzione di giocare, e il silenzio dell'intera compagnia in proposito sembrava darle ragione. Mr. Hurst non ebbe perciò nient'altro da fare che allungarsi su uno dei divani e mettersi a dormire. Darcy prese un libro; Miss Bingley fece lo stesso, e Mrs. Hurst, intenta principalmente a giocare con i suoi braccialetti e i suoi anelli, si unì di tanto in tanto alla conversazione del fratello con Miss Bennet. L'attenzione di Miss Bingley era molto più impegnata a controllare i progressi di Mr. Darcy con il suo libro che a leggere il proprio; non smetteva di fargli continue domande o di sbirciare le pagine che stava leggendo. Ma non riuscì ad attirarlo nella conversazione; lui si limitava a rispondere alla sue domande, e continuava a leggere. Alla fine, completamente esausta dai tentativi di svagarsi con il proprio libro, che aveva scelto solo perché era il secondo volume di quello di lui, fece un sonoro sbadiglio e disse, "Com'è piacevole passare una serata in questo modo! Mi sento di dire che in fondo non c'è nessuno svago come la lettura! Come ci si stanca presto di qualsiasi altra cosa che non sia un libro! Quando avrò una casa mia, mi sentirei davvero infelice a non avere una biblioteca eccellente." Nessuno replicò. Allora lei sbadigliò di nuovo, mise da parte il libro e lanciò uno sguardo intorno alla sala alla ricerca di qualche svago, quando, sentendo che il fratello stava parlando a Miss Bennet di un ballo, si rivolse subito a lui e disse, "A proposito, Charles, stai davvero pensando di dare un ballo a Netherfield? Ti consiglierei, prima di decidere, di tenere conto dei desideri dei presenti; mi sbaglio di grosso o tra di noi c'è qualcuno per il quale un ballo sarebbe più una punizione che un piacere?" "Se intendi dire Darcy", esclamò il fratello, "può andarsene a letto, se preferisce, prima che cominci, ma quanto al ballo, è una cosa ormai decisa, e non appena Nicholls avrà preparato zuppa bianca a sufficienza manderò gli inviti."1 "I balli mi piacerebbero infinitamente di più", replicò lei, "se si svolgessero in maniera diversa; ma c'è qualcosa di insopportabilmente noioso nelle modalità usuali di queste riunioni. Sarebbe molto più sensato se all'ordine del giorno ci fosse la conversazione invece della danza." "Molto più sensato, mia cara Caroline, lo ammetto, ma non sarebbe molto vicino a un ballo." Miss Bingley non rispose, e subito dopo si alzò e si mise a passeggiare per la stanza. Aveva una figura elegante, e camminava bene, ma Darcy, al quale era destinato il tutto, restava ancora inflessibilmente assorto. Ormai preda della disperazione, decise di fare un ulteriore tentativo e, rivolgendosi a Elizabeth, disse, "Miss Eliza Bennet, lasciatevi convincere a seguire il mio esempio, e a fare un giro per la stanza. Vi assicuro che è molto riposante dopo essere rimaste sedute così a lungo nella stessa posizione.

Elizabeth ne fu sorpresa, ma accettò immediatamente. Miss Bingley ebbe non meno successo nell'obiettivo reale di quel gesto cortese; Mr. Darcy alzò lo sguardo. Era rimasto colpito quanto Elizabeth dalla novità di una gentilezza da quella fonte, e chiuse senza accorgersene il libro. Fu subito invitato a unirsi a loro, ma rifiutò, osservando che poteva immaginare solo due motivi per quella scelta di passeggiare avanti e indietro per la stanza, con entrambi i quali la sua partecipazione avrebbe interferito. "Che cosa intende dire?" Miss Bingley stava morendo dalla voglia di sapere che cosa intendeva dire, e chiese a Elizabeth se fosse in grado di interpretarlo. "Assolutamente no", fu la risposta; "ma contateci, intende essere severo con noi, e il mezzo più sicuro per deluderlo sarà di non chiedergli nulla in proposito." Miss Bingley, però, era incapace di dare una qualsiasi delusione a Mr. Darcy, e quindi perseverò nel chiedere una spiegazione circa quei due motivi. "Non ho nulla in contrario a spiegarli", disse lui, non appena lei gli consentì di parlare. "O avete scelto questo modo di passare la serata perché siete in confidenza e avete affari riservati da discutere, oppure perché siete consapevoli che le vostre figure appaiano nel modo migliore camminando; nel primo caso sarei sicuramente d'intralcio, e nel secondo posso ammirarvi molto meglio se resto seduto accanto al fuoco." "Ma è inaudito!" esclamò Miss Bingley. "Non ho mai sentito nulla di così disgustoso. Come lo puniremo per un discorso del genere?" "Nulla di più facile, se solo ne avete voglia", disse Elizabeth. "Siamo sempre in grado di tormentarci e punirci l'un l'altro. Stuzzicatelo, ridete di lui. Intimi come siete, dovete sapere come fare." "Sul mio onore, non lo so. Vi assicuro che l'intimità non mi ha ancora insegnato questo. Stuzzicare un temperamento così tranquillo e una tale presenza di spirito! No, no, so che qui può sconfiggerci. E quanto a riderne, non ci esponiamo, ve ne prego, al tentativo di ridere senza motivo. Mr. Darcy può felicitarsi con se stesso." "Non si può ridere di Mr. Darcy!" esclamò Elizabeth. "È un vantaggio non comune, e spero che continuerà a essere non comune, perché per me sarebbe una grossa perdita avere molte conoscenze del genere. Mi piace così tanto una bella risata." "Miss Bingley", disse lui, "mi ha concesso più credito di quanto ne sia dovuto. Il più saggio e il migliore degli uomini, o meglio, la più saggia e la migliore delle sue azioni, può essere resa ridicola da una persona il cui scopo principale nella vita è scherzare." "Certo", replicò Elizabeth, "ci sono persone del genere, ma spero di non essere una di loro. Spero di non mettere mai in ridicolo ciò che è saggio e buono. Stravaganze e sciocchezze, capricci e assurdità mi divertono, lo ammetto, e ne rido ogni volta che posso. Ma queste cose, suppongo, sono proprio quelle da cui voi siete immune." "Forse questo non è possibile per nessuno. Ma nella vita ho sempre cercato di evitare quelle debolezze che spesso espongono al ridicolo anche una notevole intelligenza." "Come la vanità e l'orgoglio." "Sì, la vanità è indubbiamente una debolezza. Ma l'orgoglio... dove c'è una reale superiorità d'intelletto, l'orgoglio sarà sempre sotto attento controllo." Elizabeth si girò per nascondere un sorriso. "Il vostro esame di Mr. Darcy è terminato, presumo", disse Miss Bingley; "e vi prego, qual è il risultato?" "Mi sono perfettamente convinta che Mr. Darcy non abbia difetti. Lo ammette lui stesso senza alcun dubbio." "No", disse Darcy, "non ho mai preteso una cosa del genere. Ho diversi difetti, ma non riguardano, spero, l'intelletto. Non posso certo garantire per il mio carattere. Credo che sia ben poco accomodante, certamente troppo poco agli occhi del mondo. Non riesco a dimenticare le follie e i vizi degli altri quanto dovrei, né le offese fattemi. I miei sentimenti non si spostano a ogni tentativo di smuoverli. Il mio carattere potrebbe forse essere definito permaloso. La mia stima una volta perduta è perduta per sempre." "Questo sì che è un vero e proprio difetto!" esclamò Elizabeth. "Un rancore implacabile è una macchia in un carattere. Ma come difetto è scelto bene. Non posso davvero riderne. Nei miei confronti siete in salvo." "In ogni temperamento c'è, credo, una tendenza a un qualche particolare peccato, un'imperfezione naturale che nemmeno la migliore educazione può sconfiggere." "E la vostra imperfezione è detestare tutti." "E la vostra", replicò lui con un sorriso, "è l'ostinazione nel fraintenderli." "Facciamo un po' di musica", esclamò Miss Bingley, stanca di una conversazione nella quale non aveva parte. "Louisa, non t'importerà se sveglio Mr. Hurst." La sorella non fece la minima obiezione, fu aperto il pianoforte e Darcy, dopo qualche istante di riflessione, non ne fu dispiaciuto. Cominciava ad avvertire il pericolo di concedere troppa attenzione a Elizabeth.



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