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A seguito di quell'invito, il trionfo di Mr. Collins fu completo. La possibilità di esibire la grandiosità della sua patronessa agli estasiati ospiti, e di far loro vedere la cortesia della quale erano oggetto lui e la moglie, era esattamente ciò che aveva desiderato; e che l'opportunità di farlo si fosse presentata così presto era un tale esempio della condiscendenza di Lady Catherine da renderlo incapace di esprimere l'ammirazione dovutale. "Confesso", disse, "che non sarei stato affatto sorpreso se sua signoria ci avesse invitati domenica per il tè e per passare il pomeriggio a Rosings. Mi aspettavo, conoscendo la sua affabilità, che sarebbe successo. Ma chi avrebbe mai potuto prevedere un'attenzione del genere? Chi avrebbe potuto immaginare di ricevere un invito a pranzo (un invito per di più esteso a tutti) così immediatamente a ridosso del vostro arrivo!" "Io sono meno sorpreso di quanto è accaduto", replicò Sir William "per la conoscenza che ho di quale sia la reale condotta dei nobili, conoscenza che ho avuto modo di acquisire per la mia posizione. A corte, simili esempi di squisita educazione non sono inusuali." Per l'intera giornata, e il mattino successivo, non si parlò quasi d'altro che della visita a Rosings. Mr. Collins li istruì con cura su ciò che li aspettava, affinché non fossero sopraffatti dalla vista di sale come quelle, dall'abbondanza di domestici e dallo splendore del pranzo. Quando le signore si separarono per andare a vestirsi, disse a Elizabeth, "Non sentitevi a disagio, mia cara cugina, per il vostro abbigliamento. Lady Catherine è ben lungi dal pretendere da noi quell'eleganza nel vestire che appartiene a lei e alla figlia. Vi consiglio solo di mettervi l'abito più bello fra tutti quelli che avete, non ci saranno occasioni migliori di questa. Lady Catherine non avrà meno stima di voi se sarete vestita con semplicità. Le fa piacere che sia preservata la differenza di rango." Mentre si stavano vestendo, si recò due o tre volte alla porta delle loro stanze per raccomandarsi di fare presto, dato che Lady Catherine non sopportava di dover aspettare per il pranzo. Questi formidabili resoconti di sua signoria, e delle sue abitudini, avevano terrorizzato Maria Lucas, poco avvezza alla vita sociale, e che guardava al suo debutto a Rosings con la stessa apprensione che aveva provato il padre per la presentazione a corte. Dato che il tempo era bello, fecero una piacevole passeggiata di mezzo miglio attraverso il parco. Tutti i parchi hanno le loro bellezze e i loro panorami, ed Elizabeth vide molte cose che le piacquero, sebbene non con quel rapimento che Mr. Collins si aspettava dovesse suscitare la scena, e fu molto poco colpita dalla sua enumerazione delle finestre sulla facciata della casa e dal resoconto di quanto fossero costate originariamente tutte le vetrate a Sir Lewis de Bourgh. Mentre salivano la scalinata d'ingresso, l'apprensione di Maria cresceva di momento in momento, e persino Sir William non sembrava del tutto tranquillo. A Elizabeth non venne meno il coraggio. Non aveva saputo nulla di Lady Catherine che la rendesse temibile per talenti straordinari o virtù miracolose, e riteneva di poter assistere senza trepidazione a una magnificenza dovuta semplicemente al denaro e al rango. Dal salone d'ingresso, del quale Mr. Collins fece notare, con aria rapita, le eleganti proporzioni e i raffinati decori, seguirono i domestici, attraverso un'anticamera, nella sala dove erano sedute Lady Catherine, la figlia e Mrs. Jenkinson. Sua signoria, con grande condiscendenza, si alzò per riceverli, e dato che Mrs. Collins aveva concordato con il marito che sarebbe stata lei ad assumersene l'onere, le presentazioni furono eseguite in modo appropriato, senza nessuna di quelle scuse e ringraziamenti che lui avrebbe ritenuto necessari. Nonostante fosse stato a corte, Sir William era talmente impressionato dalla grandiosità che lo circondava, che ebbe appena il coraggio di fare un inchino molto profondo e di sedersi senza dire una parola, e la figlia, terrorizzata quasi al punto di svenire, sedette sul bordo della sedia, senza sapere dove guardare. Elizabeth si sentiva del tutto all'altezza della situazione, e poté osservare con calma le tre signore di fronte a lei. Lady Catherine era una donna alta e ben piantata, con lineamenti molto marcati, che forse un tempo erano stati belli. Non aveva un'aria conciliante, né il modo di riceverli fu tale da far dimenticare agli ospiti l'inferiorità del loro rango. Non era il silenzio a renderla temibile, ma il fatto che qualsiasi cosa dicesse la diceva in un tono così autoritario, così marcato dalla presunzione; a Elizabeth venne subito in mente Mr. Wickham, e da ciò che osservò per tutta quella giornata, si convinse che Lady Catherine fosse esattamente come lui l'aveva descritta. Quando, dopo aver esaminato la madre, nella quale trovò una vaga somiglianza con Mr. Darcy nei lineamenti e nel modo di comportarsi, rivolse lo sguardo alla figlia, avrebbe potuto unirsi allo stupore di Maria nel trovarla così magra e minuta. Non c'era, nell'aspetto e nel volto, nessuna somiglianza tra le due. Miss de Bourgh era pallida e malaticcia; i lineamenti, pur se non brutti, erano insignificanti, e parlava pochissimo, solo a bassa voce e a Mrs. Jenkinson, nel cui aspetto non c'era nulla degno di nota, e che era completamente impegnata nell'ascoltare ciò che lei le diceva, e a spostare il parafuoco del camino in modo da proteggerle gli occhi. Dopo essere rimasti seduti per qualche minuto, furono tutti invitati ad andare a una delle finestre, per ammirare il panorama; Mr. Collins intervenne per decantarne le bellezze, e Lady Catherine li informò gentilmente che la vista migliore si godeva in estate. Il pranzo fu grandioso, con tutti i servitori e l'argenteria promessi da Mr. Collins e, proprio come aveva predetto, fu messo, per volere di Lady Catherine, all'altro capotavola, e aveva l'aria di chi sente di non poter chiedere nulla di più alla vita. Fece le parti, mangiò e lodò con deliziato fervore, e ogni piatto ricevette elogi prima da lui e poi da Sir William, che ora si era ripreso abbastanza da fare eco a qualsiasi cosa dicesse il genero, in un modo che Elizabeth si chiedeva come potesse essere sopportato da Lady Catherine. Ma Lady Catherine sembrava gratificata dalla sua estrema ammirazione, ed elargiva molti graziosi sorrisi, specialmente quando qualche piatto messo in tavola risultava nuovo per loro. Non ci fu molta conversazione. Elizabeth sarebbe stata pronta a parlare, se ci fosse stato modo di farlo, ma era seduta tra Charlotte e Miss de Bourgh: la prima era impegnata ad ascoltare Lady Catherine, e l'altra non le rivolse nemmeno una parola per tutto il pranzo. Mrs. Jenkinson era impegnata soprattutto a notare quanto mangiasse poco Miss de Bourgh, a insistere per farle provare qualche altro piatto, e a temere che fosse indisposta. Maria riteneva che parlare fosse fuori questione, e i signori non fecero altro che mangiare e ammirare. Quando le signore tornarono in salotto, ci fu ben poco da fare se non ascoltare Lady Catherine, che parlò senza nessuna pausa fino all'arrivo del caffè, dispensando giudizi su qualsiasi argomento in un modo così deciso da far capire che non era abituata a essere contraddetta. Si informò in modo confidenziale e minuzioso dei problemi domestici di Charlotte, le diede un bel po' di consigli su come affrontarli tutti, le disse come regolare le cose in una famiglia piccola come la sua, e la istruì su come prendersi cura di mucche e pollame. Elizabeth scoprì che nulla era indegno dell'attenzione di quella gran signora, se era in grado di fornirle l'opportunità di dettare legge agli altri. Negli intervalli della sua conversazione con Mrs. Collins, rivolse una serie di domande a Maria e a Elizabeth, ma specialmente a quest'ultima, della cui famiglia sapeva meno e che, come aveva detto a Mrs. Collins, era una ragazza molto graziosa e a modo. Le chiese, in momenti diversi, quante sorelle avesse, se fossero più grandi o più piccole di lei, se ce ne fosse qualcuna in procinto di sposarsi, se fossero belle, dove erano state educate, che tipo di carrozza aveva il padre, e qual era il cognome da ragazza della madre. Elizabeth percepì tutta l'impertinenza di quelle domande, ma rispose con molta compostezza. Poi Lady Catherine osservò, "Mi sembra che la proprietà di vostro padre sia vincolata a Mr. Collins. Per quanto vi riguarda", rivolgendosi a Charlotte, "ne sono lieta, ma in generale non vedo perché sottrarre le proprietà alla discendenza femminile. Nella famiglia di Sir Lewis de Bourgh non era ritenuto necessario. Sapete suonare e cantare, Miss Bennet?" "Un po'" "Oh! allora... una volta o l'altra saremo felici di sentirvi. Il nostro strumento è eccellente, probabilmente superiore al... Dovete provarlo un giorno o l'altro. Le vostre sorelle sanno suonare e cantare?" "Una di loro sì." "Perché non avete imparato tutte? Dovevate imparare tutte. Le signorine Webb suonano tutte, e il padre non ha una rendita buona come il vostro. Sapete disegnare?" "No, per niente." "Cosa, nessuna di voi?" "Nessuna." "È davvero strano. Ma immagino che non ne abbiate avuto l'opportunità. Vostra madre avrebbe dovuto portarvi a Londra ogni primavera per potervi procurare degli insegnanti." "Mia madre non avrebbe avuto nulla in contrario, ma mio padre detesta Londra." "La vostra istitutrice vi ha lasciate?"

"Non abbiamo mai avuto un'istitutrice." "Nessuna istitutrice! Com'è possibile? Cinque figlie cresciute in casa senza un'istitutrice! Non ho mai sentito una cosa del genere. Vostra madre dev'essere stata veramente schiava della vostra educazione." Elizabeth riuscì a malapena e evitare di sorridere, mentre la assicurava che non era stato così. "Ma allora, chi vi ha istruite? chi si è preso cura di voi? Senza un'istitutrice dovete essere state trascurate. "In confronto a certe famiglie, può essere; ma a quelle di noi che desideravano imparare non sono mancati i mezzi. Siamo state sempre incoraggiate a leggere, e abbiamo avuto tutti gli insegnanti necessari. Quelle che hanno preferito essere pigre, l'hanno potuto fare." "Certo, senza dubbio; ma è proprio per evitare questo che serve un'istitutrice, e se avessi conosciuto vostra madre l'avrei fortemente consigliata di prenderne una. Dico sempre che non può esserci educazione senza un insegnamento fisso e regolare, e nessuno se non un'istitutrice può garantirlo. È incredibile quante famiglie ho fatto in modo di aiutare in questo modo. Sono sempre lieta di trovare una buona sistemazione per una giovane. Quattro nipoti di Mrs. Jenkinson si sono sistemate ottimamente tramite me, ed è stato proprio l'altro giorno, che ho raccomandato un'altra giovane, della quale mi avevano parlato per caso, e la famiglia è completamente soddisfatta di lei. Mrs. Collins, ve l'ho detto che Lady Metcalfe è venuta ieri a ringraziarmi? Trova che Miss Pope sia un tesoro. «Lady Catherine» mi ha detto, «mi avete regalato un tesoro.» Qualcuna delle vostre sorelle più piccole ha debuttato in società, Miss Bennet?" "Sì, tutte." "Tutte! Che cosa, tutte e cinque in una volta? Davvero strano! E voi siete solo la seconda. Le più piccole già in società prima che le maggiori siano sposate! Le vostre sorelle più piccole devono essere molto giovani, no?" "Sì, la più piccola non ha ancora sedici anni. Forse lei è un po' troppo giovane per stare molto in società. Ma in realtà, signora, credo che sarebbe molto crudele per le sorelle più piccole non avere la loro parte di vita sociale e di divertimenti, solo perché le più grandi non hanno modo o voglia di sposarsi presto. L'ultima ha diritto agli svaghi della giovinezza quanto la prima. E doverci rinunciare per un motivo del genere! Credo che non sarebbe il modo migliore per promuovere l'affetto e la solidarietà tra sorelle." "Parola mia", disse sua signoria, "esprimete le vostre opinioni con molta decisione per la vostra età. Scusate, quanti anni avete?" "Con tre sorelle più piccole già belle che cresciute", replicò Elizabeth con un sorriso, "vostra signoria non può certo aspettarsi che lo confessi." Lady Catherine rimase sbalordita per non aver avuto una risposta diretta, ed Elizabeth sospettò di essere la prima persona che avesse osato prendersi gioco di una così nobile impertinenza! "Non potete avere più di vent'anni, ne sono certa, quindi non avete bisogno di nascondere l'età." "Non ne ho ancora ventuno." Quando i signori le raggiunsero, e una volta finito di prendere il tè, furono sistemati i tavoli da gioco. Lady Catherine, Sir William e Mr. e Mrs. Collins sedettero al tavolo di quadriglia, e dato che Miss de Bourgh preferiva giocare a cassino,1 le due ragazze ebbero l'onore di unirsi a lei insieme a Mrs. Jenkinson. Il loro tavolo era straordinariamente noioso. Non fu pronunciata sillaba che non riguardasse il gioco, salvo quando Mrs. Jenkinson esprimeva il timore che Miss de Bourgh avesse troppo caldo o troppo freddo, oppure troppa o troppo poca luce. All'altro tavolo succedeva molto di più. A parlare era quasi sempre Lady Catherine, per sottolineare gli errori degli altre tre o per raccontare qualche aneddoto su se stessa. Mr. Collins era impegnato a concordare con tutto ciò che diceva sua signoria, a ringraziare per ogni fiche che vinceva, e a scusarsi quando riteneva di vincere troppo. Sir William non diceva molto. Stava immagazzinando nella memoria aneddoti e nomi di nobili. Una volta che Lady Catherine e la figlia ebbero giocato quanto volevano, i tavoli furono abbandonati, la carrozza fu offerta a Mrs. Collins, accettata con gratitudine e immediatamente ordinata. Si riunirono quindi intorno al fuoco per ascoltare le decisioni di Lady Catherine sul tempo che avrebbe fatto l'indomani. La lezione fu interrotta dall'arrivo della carrozza e, con molti discorsi di ringraziamento da parte di Mr. Collins e altrettanti inchini da parte di Sir William, se ne andarono. Non appena cominciarono ad allontanarsi, Elizabeth fu invitata dal cugino a esprimere la propria opinione su tutto quello che aveva visto a Rosings, opinione che, per riguardo a Charlotte, fu molto più favorevole di quanto fosse in realtà. Ma le sue lodi, pur se costate una certa fatica, non erano in grado di soddisfare minimamente Mr. Collins, che fu molto presto costretto ad assumersi personalmente l'onere di elogiare sua signoria.

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