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Ma torniamo a noi e il nostro Jeremy!

Il giorno dopo , Jem non aveva nemmeno il coraggio di guardare in faccia Jeffrey. Gli faceva troppa paura. Era troppo misterioso per lui! Era stata davvero una sfortuna averlo come compagno di banco e sinceramente preferiva esser stato vicino alla ragazza volgare, dopotutto.

Erano passate settimane, e Jeremy non si era azzardato a parlare con Jeffrey che, per tutto il tempo, sembrava non dmn bar peso a questa storia. Ma Jem sapeva che lui se ne era accorto.
La cosa strana era che stavano sempre insieme senza, però, riferirsi parola.

-Melville- lo chiamò il professore di matematica per consegnargli il test fatto la settimana prima -Potevi fare di meglio- . Quando Jem vide il voto sbuffò. Una D-: odiava quel voto.
-Lear- era il turno del suo misterioso compagno di banco -Va bene- disse il professore. Quando tornò a sedersi Jeremy ebbe quell'impulso di domandargli che voto avesse preso :
-Che voto hai preso?-
-Io? Ah, si! B.-
Jem si sentì una schiappa in quel momento. I suoi giorni da prodigio erano al tramonto. E, a quanto pare anche la sua sanità mentale: fuori dalla finestra aveva visto ancora quell'uomo alto senza volto. Si alzò dalla sedia con uno scatto e si guardò intorno mentre tutti lo stavano guardando stupiti, poi scoppiò un tumulto di risate fragorose.
Il professore era lì, dietro la cattedra a guardarlo severamente:
-Qualche problema, Melville?-
Jem fece in tempo a guardare fuori dalla finestra per vedere l'uomo ma non c'era più. Anche Jeffrey guardava fuori dalla finestra impassibile. Poi ritornò in se vedendo il viso serio del professore, intanto che le risate erano finalmente cessate:
-Ehm... Devo andare in bagno...- fu la prima cosa che gli saltò in mente, pur di scampare dalla severità del professore.

Si stava guardando allo specchio mentre ripeteva tra se che era tutto nella sua mente. Tutto nella sua malata mente.
Suonò la campanella della ricreazione e lui uscì da lì trovando Jeffrey che lo stava aspettando:
-Tutto bene?-
-Ehm...sì, grazie. Hai per caso visto un uomo che era fuori dalla finestra?-
-No. Di certo sarà un palo-
Un palo? Jem non aveva detto che quell'uomo assomigliasse ad un palo!
-Che voto hai preso- domandò Jeffrey -nel compito di matematica?-
-Una D-. - Jem era imbarazzatissimo e sapeva che quel ragazzo stava cambiando argomento. Lui sapeva qualcosa riguardo l'uomo senza volto.

Finite le lezioni, stavano uscendo da scuola:
-Dove abiti?- domanda Jem.
-Li- disse l'altro indicando a casaccio il bosco
-Dove?-
-Li.-
-...nel bosco?-
-Circa...?-
-Ok...-
Stavano camminando uno di fianco all'altro, quando sentirono una voce che a Jem pareva familiare e fastidiosissima:
-Ehi Melville!- era Lenin Garde -ho saputo che hai preso un voto di merda. Che ti succede? Io ho preso una B! La ragazza ti ha lasciato?- il fatto era che Jem non aveva una ragazza: non gli importava.
Non si girò e continuò a camminare, Jeffrey però si fermò e si voltò per veder il bullo:
-Non girarti!- consigliò Jem all'amico e così fece: -Che gran testa di cazzo-.
-COSA?!- esclamò Lenin avvicinandosi ai due. Jem stava trascinando via Jeffrey anche se lui era impassibile e rimaneva fermo dov'era. Jeremy come un codardo si allontanò quando ormai il bullo era troppo vicino a Jeffrey che lo prese con uno strattone dal braccio facendolo voltare:
-Prova a ripete...!- non fece in tempo a finire la frase che Jeffrey gli diede un pugno in pancia e una gomitata in testa. Lenin era per terra a sputare sangue e cercava di muoversi, mentre gemeva dal dolore. Jeffrey si voltò per continuare la sua strada e Jem, sconvolto lo seguì continuando a voltarsi verso il bullo steso a terra:
-Non girarti.- consigliò Jeffrey.

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