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Port era alle prese di una pagina del diario stracciata in alcune parti.
Era impossibile leggerne alcune parole: sembrava che la mano dello scrittore si fosse ghiacciata e impietrita in un certo modo e che la penna avesse scritto a seghettate.
L'agente Gart entrò nell'ufficio:
-Anna, lo sai che è ora di andare a casa?-
-Non ora Moris. Ci è proibito portare a casa delle prove.-
-Non ho detto che devi portare il diario!-
-Pazienza...-
-È messo male- osservò Gart notando la pagina lercia del diario -Sarà di certo un' impresa cercare di "decifrare" ciò che c'è scritto!-
-Ho (circa) "decifrato" qualcosa! Mi manca solo l'altra parte.-
Gart guardò Port con un nervosismo amichevole e Anna capì:
-Che?-
-Non vai dal tuo "ragazzo"?-
-Lo sai che sono single- disse ritornando al diario -geloso-
-Cosa?! Chi?! Io?! Pensavo solo che Trent...!-
-Trent è solo il mio segretario. Sei solo geloso per niente. E invece...-
-Chiamo Smithel.-
-Fallo.-
Gart arrossì e si voltò per andarsene e fece in tempo a riferire a Port ciò che doveva dirle realmente:
-Jeffrey Lear, il ragazzo che è sul diario, verrà domani alle nove di mattina-
Port alzò lo sguardo verso Moris, stupita e allo stesso tempo curiosa.
Il giorno dopo doveva venire Jeffrey Lear, il ragazzo misterioso di cui il diario ne tratta così tanto.
Eppure qualcosa non andava in lei nella sua logica: Lear. Aveva già sentito nominare questo cognome, ma dove?

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