9

63 10 1
                                    

Gli agenti erano curiosi di conoscere il misterioso ragazzo di cui il diario trattava così tanto.
Nella stanza entrò assieme due agenti un ragazzo alto diciottenne dalla pelle chiara e i capelli castani sbarazzini. Si limitò soltanto a fare un cenno di saluto con la testa per poi guardarsi intorno. Smithel si presentò se stesso e gli altri.
-Prego si sieda pure- Smithel indicò al ragazzo una sedia vicino al tavolo. Il ragazzo si sedette:
-Jeffrey Lear, giusto?-
Il ragazzo annuì seriamente continuando a scrutarlo.
Port mise davanti a lui una cartella gialla con su scritto "Jeremy Melville". In quel momento Jeffrey rimase come una statua a guardare la cartella impassibile mentre si irrigidiva dalla rabbia, poi alzò lo sguardo lentamente prima verso Port, poi verso Smithel:
-Lo conosci?- domandò l'agente
-Era il mio amico.- disse a bassa voce. I ricordi attraversarono la mente del ragazzo intanto che ricordava tutti i momenti passati insieme e cercò di trattenere le lacrime. Dopotutto era il suo unico e migliore amico:
-Andavamo a scuola insieme. Dalla seconda superiore fino...adesso, quarta superiore.-
-L'ultima volta che l'hai visto quando è stata?-
Jeffrey lo sapeva . Sapeva tutto nei minimi dettagli: il giorno, il luogo e tutt'altro. Ma ormai era tutto andato. Jem era morto e la polizia stava seguendo la pista sbagliata e prima che se ne potessero accorgere, avrebbe già attuato il suo "piano":
-Nel bosco. Vicino al lago. Stavamo parlando della quarta superiore e degli argomenti nuovi che in futuro dovevamo affrontare.-
-Non hai notato niente di strano in lui?-
-...no.-
- Ti avvertiva spesso riguardo una strana entità?-
-...no.-
-Nulla del genere?-
-Penso proprio di no. Mi spiace.-
-Ve bene.- Smithel si sentiva frustato dalla privazione di prove. Gart si fece avanti:
-Dov'eri alle 21:50 quel giorno?-
-Ero a casa mia e lo possono confermare mia cugina, il suo fidanzato e mio zio.-
Gart guardò Smithel e si avvicinò per suggerirgli di contattare tali persone. Smithel negò.
Passarono tre ore di domande che parevano inutili a Jeffrey anche se rispondeva comunque! E gli agenti? Cosa ne ricavarono? Niente.
Proprio un bel niente.

Era sera e Port si stava preparando per tornare a casa, mentre Gart era intento a sfogliare le cartelle dal cassetto:
-No. Nessun Jeffrey Lear! D'altronde, assomiglia anche a me ad un drogato! Ahaha! No scherzo. - ma intanto Port continuava a prepararsi -Smithel è stato troppo imprudente dopotutto-
-Smithel?-
-No. Non fa niente...-
Port sospirò. Quante cose in una sola giornata: l'attesa, il ragazzo, le risposte:
-Questo caso è più complicato di quan...- si interruppe guardando fuori dalla finestra. Gart se ne accorse:
-Qualcosa non va?-
-...no, no. Mi sembrava di aver visto un uomo senza volto. A domani.-
-...eh...-
Intanto Port era già uscita dall'ufficio:
-...ciao...- disse a bassa voce, poi sentì un ronzio nelle orecchie che però durò solo un secondo.

Light ShadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora