XXII [Christine]

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"Tesoro mio"
Mia madre mi attirò tra le sue braccia.
Cosa?
"Piccola mia"
Eh?
"Tesoro, tesoro, tesoro"
"Ma... ma... mamma ch..." m'interruppe.
"Sono così felice che tu stia bene" la sua voce stranamente acuta, risuonò fin troppo stridula, dentro le mie orecchie.
Sciolsi, bruscamente, quell'abbraccio troppo caloroso.
"Che ci fai qui?" Chiesi impassibile. La squadrai tutta, anche se era molto tempo che non la vedevo, non sentii alcun bisogno di stringerla a me; non ne avevo mai sentito la mancanza e sicuramente anche a lei non ero mai mancata.
"Perché sei qui?" Chiesi disgustata. Cosa voleva da me?
Fece per dire qualcosa, ma l'arrivo in casa di qualcun'altro le fece chiudere la sua bocca colorata di rosso.
"Ciao Christine"
Elias incastró i suoi profondi occhi scuri nei miei.
"Ciao Elias" un sorriso incredibilmente tirato si stampò sulle mie labbra.
"Tua madre era davvero in pensiero per te" mise le braccia intorno alle sue spalle e la strinse con fare possessivo.
'Tutta tua tranquillo'
"Già" sbuffai.
"É voluta venire subito quando ha saputo che erano giorni che non davi più notizie di te"
"Se fosse stato per lei, mi sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa e nessuno avrebbe mai saputo niente" risi isterica.
Lo sguardo di mia madre s'incupì.
Non mi aveva mai chiamata, non mi aveva mai mandato neanche un messaggio, prima che spegnessi il telefono per due giorni mentre ero a Boston.
Perché era venuta a casa mia?
"Era davvero preoccupata per te" il tono di Elias diventò più severo.
"No Elias, non era preoccupata, ma non m'importa di quello che fa mia madre" marcai con la voce l'ultima parola. Lei era solo la donna che mi aveva messa al mondo, non una madre, le madri sono amorevoli, si preoccupano per i loro figli e soprattutto li amano più di qualsiasi altra cosa al mondo; quella donna che era davanti a me invece, era amorevole solo verso se stessa, si preoccupava solo di se e non c'era cosa al mondo, che amasse più che se stessa.
Quella donna era solo un'egoista e non poteva essere, ne volevo che fosse mia madre.

Elias aprì la bocca, ma Samantha gli strinse il braccio e lo guardò negli occhi, implorandolo di non dire niente.
Il ragazzo sospirò e serró le sue labbra carnose in una linea settile.
Inarcai un sopracciglio.
La donna davanti a me puntó le sue iridi azzurre nelle mie, per un attimo ebbi l'assurda impressione che un velo di rammarico e tristezza li velasse. Sbattei le palpebre, non poteva essere vero che quella donna potesse provare delle emozioni, troppo concentrata com'era, su se stessa.
"Possiamo parlare, Christine?"
Il suo tono supplichevole mi distolse dai miei pensieri fecendomi rabbrividire.

Li feci accomodare sul divano.
"Io e Elias dobbiamo dirti una cosa..." lasció in sospeso e strinse la mano del ragazzo che si era seduto dietro di lei; li guardai con gli occhi sbarrati.
"... prima però dimmi dove sei andata due giorni fa" disse seria.
Mi strinsi nelle spalle, non le importava davvero.
"In giro" dissi vaga.
"Non fare la bambina, rispondimi"
Cosa?
Oh oh.
Non l'aveva detto davvero.
Misi da parte qualsiasi forma di autocontrollo e le puntai l'indice contro.
"Bambina? Bambina io? Chi é qui, che é scappata con un tizio che potrebbe essere suo figlio e ha lasciato da soli suo marito e sua figlia" sbuffai "Ma che te lo dico a fare? A te importa solo e soltanto di te stessa" scrollai la testa rassegnata.
Odiavo mia madre e il suo egoncentrismo smisurato.
Elias strinse i pugni.
Fredda consapevolezza fu l'unica cosa che riuscii a leggere negli occhi azzurri, della donna che mi era davanti.
"Hai ragione sono solo un'egoista e sono scappata con un ragazzo che ha la tua stessa età, questo ragazzo però, mi ama, come nessuno ha mai fatto" accarezzò la mano di Elias "ero venuta per dirti che abbiamo deciso di sposarci e che adesso, non sei più la benvenuta al matrimonio.." la mia risata isterica la interruppe.
"Amore? Tu non sai cos'é veramente l'amore, sei innamorata solo di te stessa e dei tuoi soldi" solo un gran disprezzo trasparì dal mio tono forse troppo calmo.

"Tu credi di sapere cos'é l'amore?" Chiese fredda, guardandomi negli occhi, la donna davanti a me.
Cosa?
"Credevi davvero che Bart ti amasse? Ti ha solo sbattuta ogni volta che gli andava" rise "scommetto che non hai fatto niente per fermarlo la prima volta, hai dato via la tua purezza come se fosse la cosa più misera e inutile del mondo; voglio sapere cosa ti resta adesso. Lui é a Boston con un'altra e sicuramente ride con lei, dicendole quanto sei stata ingenua e quanto hai urlato"
Le lacrime iniziarono a bruciare gli occhi.
"Scometto che sei andata da lui due giorni fa.."
La tristezza mi strinse la gola con i suoi artigli affilati; non riuscii a dire niente.
"Certo che sei andata da lui" sbuffó. "si é fatto più risentire dopo la tua visita a sorpresa? Ti ha mandato uno stupido messaggio o ti ha fatto una stupida chiamata con cui ti ringraziava, per essere andata da lui? Dio Santo Christine non gli importa niente di te e mai gli é importato qualcosa, vuoi ficcartelo in testa?"
Senza che potessi impedirlo calde lacrime iniziarono a rigarmi le guancie.
"Scommetto che ti ha scritto un biglietto dove ti dice che ti ama e che sei la miglior cosa che gli sia mai successa" sospiró.
"Se avesse tenuto veramente a te non ti avrebbe lasciata sola mentre eri in coma e tanto meno avrebbe permesso a tuo padre di ucc..." si portò entrambe le mani davanti alla bocca e spalancò gli occhi incredula.
L'unica cosa che riuscii a sentire peró, fu il rumore del mio cuore che inevitabilmente si rompeva, di nuovo, in mille pezzi.
Mia madre balzó in piedi e prese per mano Elias, uscirono senza dirmi niente, lasciandomi da sola a piangere, mentre tanti, troppi dubbi iniziarono a rimbombarmi dentro alla testa.

...

Ogni mattina mi alzavo e andavo in ufficio sperando, inutilmente, che il lavoro potesse sostituirsi ai miei pensieri. Mi sentivo svuotata e inutile come mai; mi ero illusa, ancora una volta, che Bart mi avesse amato e che tutte le parole che aveva sussurrato al mio orecchio mentre mi scopava o mi stringeva tra le sue braccia, fossero vere.
Aveva ragione mia madre, non si era più fatto sentire dopo che tre settimane fa, ero andata a Boston, probabilmente, mentre io piangevo, lui era stretto tra le braccia di Lucy e insieme ridevano di me e della mia goffaggine a letto.
Il dubbio che delle parole, dette da una persona che detesti, riescono a far insinuare in te, é una delle cose più distruttive e dolorose che possano esistere al mondo.

...

Quando qualcuno suonó il campanello, fui costretta ad alzarmi dalla mia scrivania e scendere in salotto. Portarmi il lavoro a casa, non era stata una buona idea perché così oltre ai miei pensieri ne avevo anche altri a cui dover badare.
Sospiarai rumorosamente e aprii la porta.

Strabuzzai gli occhi.
"Kate?" Sussurrai attonita.
Sorrise appena e gettó le braccia al mio collo.
"Ciao Christine" disse un'altra voce alle spalle di Kate
Sbarrai gli occhi.
"Bart?" Smisi di respirare.

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