E non sentirmi dire che non posso farci niente

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  Canzone consigliata: Ti ho voluto bene veramente, Mengoni.


Bill si prese un'ora per sé, lontano da Georg e Gustav. Seduto sulla panchina del cortile dell'ospedale, si lasciò sopraffare dai pensieri e dalle lacrime. Perché mentire? Su quella stessa panchina aveva aspettato il ragazzo della barretta, che era diventato il ragazzo del telefono, che, in seguito, era diventato Tom. Alla fine, era diventato Tom, il ragazzo con il cancro. Forse era quello che era sempre stato, in tutta la sua vita e Bill non l'aveva mai saputo.
"Lotta contro il cancro da anni" la frase dell'infermiere gli rimbombava nella testa e spingeva quelle lacrime con forza, le spingeva fuori dai suoi occhi.
Perché gli aveva mentito? Non riusciva a non sentirsi offeso da quelle bugie ma, allo stesso tempo, non riusciva ad avercela con lui.
Non avrebbe concluso niente, là da solo, con le sue domande e le sue risposte. Era Tom a dovergliene dare.
"Mamma, Tom ha il cancro" disse, entrando in cucina.
Amelia lasciò cadere il piatto nel lavandino, voltandosi di scatto verso di lui, le mani ancora piene di schiuma.


E quanto avrei voluto in quell'istante che ci fossi,
perché ti voglio bene veramente.

E non esiste un luogo dove non mi torni in mente,
avrei voluto averti veramente.

E non sentirmi dire che non posso farci niente,
avrei trovato molte più risposte se avessi chiesto a te ma non fa niente.

Non posso farlo ora che sei così lontano.

"Ha il cancro" scoppiò in lacrime, inginocchiandosi sul pavimento, le mani delicate premute sugli occhi a sciogliere il trucco insieme alle gocce salate che non smettevano di uscire dai suoi occhi.
Sua madre si asciugò le mani e corse ad abbracciarlo "Tesoro mio" mormorò, stringendoselo al petto.
"Vieni" disse, facendolo alzare, insieme andarono a sedersi sul divano in salotto.
"No, devo andare da lui, è ora di parlare!" esclamò Bill, in preda al pianto isterico.
"Deve darmi delle spiegazioni!"
"Ti accompagno" riuscì a dire solamente Amelia: era sconvolta.
"Mi ha mentito su tutta la linea! Non è un volontario! Ha il cancro e non c'è nessuno zio ricoverato!" e pianse ancora più forte.
"Vuoi andare da lui?"
"Ci vado da solo, ho bisogno di fare la strada da solo, di stare da solo e ho bisogno di vederlo!" urlò, uscendo di casa e sbattendo la porta.
Quando raggiunse la casa di Tom, il suo viso era come una tela di un qualche surrealista: il trucco era completamente sciolto e la sua espressione era sconvolta. Trovò il coraggio di suonare il campanello e fu Sarah ad aprirgli la porta.
Si guardarono per qualche secondo, lei non sapeva come fosse successo, ma nel momento in cui aveva visto il viso di Bill, aveva compreso: l'altro ora sapeva.
"L'infermiere" disse solamente Bill, abbassando lo sguardo per un attimo.
Sarah annuì "Mi dispiace, Bill. Volevamo aspettare che fosse lui a dirtelo, ma non se la sentiva ancora" mormorò, scoppiando in lacrime.
"Va bene così, io ora ho bisogno di parlare con lui" mormorò il moro.
Sarah scosse la testa, continuando a piangere. Cosa volevano dire quelle lacrime? Perché non poteva entrare?
"La prego, ho bisogno di vederlo" continuò Bill.
La madre di Tom sentì quel bisogno innato di difendere il figlio, avrebbe voluto tenerlo segregato, al sicuro dal mondo esterno...ma la verità era che non poteva proteggerlo dalla cosa che più gli faceva paura, perché il cancro se lo divorava da dentro: nessuna porta chiusa avrebbe tenuto lontano l'intruso.
"Stamattina abbiamo scoperto che è tornato, ha dovuto fare oggi stesso una prima seduta di chemio perché...è aggressivo e..." ancora lacrime.
Bill sentì il cuore andargli in frantumi. Come a punirlo per il comportamento che aveva avuto, il cancro era tornato a fargli abbassare la testa. Non se lo meritava, non se lo meritava davvero. Da quanto tempo, poi, lottava contro quella cosa?
"Posso vederlo?" chiese con un filo di voce, una lacrima solitaria gli rigò la guancia.
"Ti prego, non prendertela con lui" disse Sarah, spostandosi per farlo entrare, "la tua presenza lo ha reso felice come non lo era mai stato prima" mormorò.
Bill si fece indicare quale fosse la sua stanza e salì le scale: ogni scalino lo sentiva come una coltellata alla bocca dello stomaco e salire diventava più difficile ad ogni passo.

Non sto andando via (Twincest, completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora