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Le loro labbra si erano sfiorate delicatamente solo per pochi secondi. Nate pensava che lei volesse un bacio delicato ma non era così. Le loro lingue si incontrarono e poco dopo se la ritrovò cavalcioni sopra di lui. Sentiva ogni parte del suo corpo andare in fiamme mentre lei si sedette facendo più pressione. Le mani di Nate si fecero strada verso i suoi fianchi stringendola ancora di più a sé mentre lei si aggrappava al suo corpo.
Una strana sensazione, però, si fece strada nella sua mente. E se si stesse comportando in questo modo solo perché era scossa da quello che era successo? In quel caso più che sentirsi usato, si sentiva come se lui stesse approfittando di lei. Non è giusto, non è così che ci si comporta! Il suo compito era quello di sorvegliarla fino a quando le cose non si sarebbero calmate. Una volta finito l'addestramento, si sarebbero separati. Lui sarebbe tornato al suo ruolo di cacciatore e lei avrebbe intrapreso una nuova vita, probabilmente a Holding. Proprio per questo motivo non aveva voglia di passare solo una notte con lei sapendo che prima o poi sarebbero dovuti separare. Quello che aveva capito di provare per lei, andava ben oltre l'attrazione fisica.
Si staccò e mollò la presa su di lei. L'espressione di Cassie era tesa e delusa, come se non si aspettasse un simile rifiuto e, in effetti, non aveva tutti i torti considerando che non era sua intenzione rifiutarla.
– Scusami – Abbassò lo sguardo per evitare di ferirla ulteriormente – E' solo che...
Lei si allontanò un po', ma rimase seduta sulle sue gambe – Non ti piaccio?
Il tono in cui lo aveva detto indicava che si sentiva ferita. Nate avrebbe voluto dire la cosa giusta, ma non c'erano cose giuste da dire in quella situazione. La guardò negli occhi e decise che forse la miglior difesa era l'attacco – Perché lo hai fatto, Cassie? – E pensò che forse si sbagliava, che non la stava usando, che era lei che stava usando lui per distrarsi un po'. A lei piaceva Cameron, lui lo aveva capito fin dal primo momento, l'aveva vista piangere per lui...
La ragazza sorrise – Non mi sembravi dispiaciuto! E poi pensavo che fosse quello che volevi...
Socchiuse gli occhi e la rabbia cominciò a farsi strada – Da quando sai cosa voglio? Fino a qualche giorno fa neanche mi parlavi. Se adesso ci ritroviamo in questa situazione e solo perché sei rimasta sola! In caso contrario non mi avresti mai considerato!
Si pentì di quelle parole non appena vide la sua espressione confusa. Poi i suoi occhi tornarono quelli di un tempo. Erano freddi e anche i lineamenti del suo viso erano diventati inespressivi come quando l'aveva conosciuta – Hai ragione – disse lei senza neanche guardarlo – Non avrei mai dovuto farlo.
Si alzò e andò verso il bagno lasciandolo lì come un'idiota. Si prese la testa tra le mani ed emise un respiro profondo. Che cosa stava facendo? Doveva proteggerla e invece l'aveva appena ferita. Pochi minuti dopo Cassie tornò nella stanza. Indossava una maglia grigia e un paio di jeans scuri aderenti che le mettevano in mostra le curve del suo corpo. Aprì l'armadio e s'infilo il giubbotto di pelle e le scarpe.
– Stai uscendo? – Ma lei non rispose – Cassie...?
– Che cosa vuoi? – Non era stata arrogante, ma la freddezza in cui rispose gli fece raggelare il sangue.
– Non puoi uscire da sola. E' buio fuori e fa freddo, e poi...
Ma lei sembrò non prestare attenzione alla sue parole – Vado a fare una passeggiata.
Si alzò dal letto e si avvicinò a lei – Cassie, non c'è bisogno di fare così! Se vuoi che io ti chieda scusa... – Le mise una mano sulla spalla ma lei si ritrasse di colpo.
– Non voglio delle scuse! – I suoi occhi erano lucidi e arrossati. Al contrario di quanto voleva mostrare, c'era rimasta male per quello che era successo e Nate si sentì uno stupido. Per tutto questo tempo l'aveva ritenuta una ragazza forte, incapace di arrendersi o abbattersi, ma non aveva mai riflettuto sul fatto che lei era pur sempre una ragazza e che magari aveva una sensibilità diversa dalla sua. Fece un passo indietro e la lasciò andare. Se voleva stare da sola, lui non poteva di certo impedirglielo. Infondo era colpa sua se adesso stava così.

Camminava veloce per le vie di Holding senza una meta ben precisa. Aveva bisogno di stare sola riflettere su quanto era stata stupida a fare la prima mossa. Pensava che magari avrebbe compreso a pieno quello che provava per lui e voleva capire se anche lui provava la stessa cosa visto che, quel pomeriggio, lo aveva visto impacciato e imbarazzato. Quando invece, quella sera, lui aveva ricambiato il suo bacio stringendola in quel modo a sé, pensava davvero che lui ricambiava i suoi sentimenti, che non era stata solo una sua impressione. E invece si era sbagliata, e non di poco. Forse lui la vedeva solo come una missione e non come una persona.
Cassie sapeva di non passare inosservata tra i ragazzi, sapeva che molti la guardavano quando passava, ma non le era mai importato granché. Non si era mai sentita in colpa per essere stata con qualche ragazzo solo per passare il tempo, per sperimentare un po' e non si era mai sentita attratta da nessuno fisicamente, neanche da Cameron in realtà. Da quando era arrivato Nate, però, le cose erano cambiate. Era il primo ragazzo che trovava bello davvero, l'unico da cui si sentiva veramente attratta. Scosse la testa come per scacciare via l'immagine di lui a torso nudo sotto di lei e continuò a camminare. Era stata troppo irresponsabile e si ripromise di non fare mai più una cosa del genere.
Si guardò intorno rendendosi conto solo in quel momento che, inconsciamente, stava camminando verso casa sua. Non ci era più tornata da quando aveva preso le sue cose per portarle dai White, era troppo doloroso per lei. Il freddo cominciò ad aumentare e sentiva l'odore di pioggia. Per un momento pensò che potesse essere Nate che la stava seguendo, ma non appena una goccia le ricadde sul viso, si rese conto che si trattava di vera e propria pioggia e non di lui. Che sciocca, stava ancora pensando che lui dopo quello che le aveva detto. Cominciò a correre e raggiunse la porta di casa sua. Rimase un secondo la davanti pensando se fosse o no una buona idea, ma la pioggia aumentò ed entrò dentro chiudendo piano la porta.
La puzza di sangue non c'era più e le cose erano rimaste esattamente al loro posto. Entrò pian piano in camera sua e si sdraiò con giubbotto e scarpe ancora addosso. Si voltò su un fianco e intravide la camera della madre. Anche quella sembrava sistemata e pulita, chiunque avesse mandato Robert a ripulire, aveva fatto bene il suo lavoro e Cassie gli era veramente grata. I primi giorno pensava a sua madre costantemente ma, una volta ripresi gli allenamenti, si rese conto che stava cominciando a pensarci un po' meno, come se stava davvero iniziando a rassegnarsi.
Pian piano gli occhi si fecero pesanti e sentì il freddo arrivarle alle ossa. Si tolse le scarpe e tirò su le coperte. Aveva bisogno di riposare qualche minuto, giusto il tempo di far svanire la rabbia, poi sarebbe tornata a casa di Robert.
Solo dieci minuti...

La cacciatrice ibridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora