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L'avevano portata via senza darle la possibilità di salutare le persone a cui stava salvando la vita. Quando aveva detto che aveva bisogno di prendere delle cose a casa dei White le risposero che non occorreva prendere nulla, che la dove sarebbe andata ci sarebbe stato tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno. Così, nel giro di un'ora, due uomini grandi e grossi, sicuramente Nephilim, l'avevano scortata fino alla porta di un'appartamento al decimo piano di un palazzo enorme, in una città umana che non aveva mai visitato.
Dopo aver camminato avanti e indietro per tutta la casa in attesa che qualcuno si facesse vivo, decise che era meglio esplorare la casa anziché aggirarla. Nella piccola cucina non trovò nulla da mangiare, solo utensili. Il bagno non era molto grande ma non era tanto male e anche la camera da letto era graziosa. Aprì alcuni cassetti a casa e, con sua grande sorpresa trovò della biancheria da donna che corrispondeva alla sua taglia. Per un attimo pensò che forse avevano già architettato tutto, ma poi le venne in mente che un po' tutte le cacciatrici erano della stessa taglia. Decise di fare una doccia e di andare a dormire, anche se lo stomaco protestava. Da quanto tempo non mangiava? Un giorno? Forse due. Non sapeva se poteva uscire a comprare qualcosa, non aveva dei soldi con sé. Si sentiva in cella, una cella piuttosto accogliente, ma pur sempre una cella.
Si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno a causa dei pensieri che le ronzavano nella testa. Pensava a sua madre, a cosa avrebbe detto se avesse saputo che sua figlia si era appena consegnata al peggiore dei suoi nemici. Pensava a suo padre, anche se non lo conosceva, e sperò che almeno lui sarebbe stato fiero del fatto che sua figlia aveva preso da lui il coraggio. Pensò anche a Robert, a come l'aveva guardata poco prima che accettasse di lavorare per i Winkler e al fatto che l'aveva accolta in casa sua anche se la conosceva da poco. Pensò a Cameron, alla sua famiglia e anche a Maia. Erano stati tutti così gentili con lei nell'ultimo periodo. Quasi tutti. Nate non si era comportato in modo molto gentile nell'ultimo periodo, eppure le era dispiaciuto non averlo potuto vedere un'ultima volta. Ancora si chiedeva che fine avesse fatto dopo il giuramento, dov'era mentre suo nonno la minacciava di fare fuori anche le ultime persone a cui teneva. Quell'uomo era la crudeltà fatta persona e si vergognava di sapere che nelle sue vene scorreva il suo sangue.
Qualcuno bussò alla porta facendola trasalire – Hey sono io!
Non aveva considerato il fatto che, trasferendosi la, avrebbe avuto a che fare con loro tutti i giorni, in particolare con Morgan – Entra.
Il ragazzo entrò piano piano con un grande vassoio pieno di cibo. Lo posò al centro del letto e, solo dopo essere arrivato al centro della stanza, la guardò – Va tutto bene? Non sei scesa per cena...
Lei gli lanciò un'occhiataccia e poi sospirò girandosi verso la finestra – Come pensi che vada? Sono qui, nel vostro palazzo... Non so neanche dove mi trovo di preciso!
– New York City
– Grandioso! Grazie per l'informazione!
– So che non mi perdonerai mai – disse il ragazzo facendo un altro passo verso di lei – Ma devi credermi, non ero in me! – Parlava a voce bassa per non farsi sentire. Cassie non rispose ma lo guardò di nuovo. Era più pallido del solito, i capelli erano in disordine e gli occhi gonfi e segnati dalle occhiaie. Che cosa gli stava succedendo? – Avrei tanto voluto che dicessi di no, che non saresti venuta qua...
– E fare ammazzare le persone a cui tengo? No grazie!
– Avremmo potuto trovare un modo, ti avrei aiutata...
La ragazze rise nervosamente – Mi avresti aiutata? Proprio tu? Ancora non hai capito che non hai nessuna voce in capitolo qua? E' tuo nonno quello che comanda e sappiamo entrambi che se non facciamo ciò che dice ci punirebbe... – Ripensò a quello che le aveva detto la stessa mattina.
Solo adesso si rendeva conto di essere stata fortunata per il fatto che non era cresciuta con loro. Che cosa sarebbe diventata? Sempre se fosse rimasta in vita! Non era da escludere la probabilità che l'avrebbe uccisa una volta saputo che era un ibrido.
– Non sarà facile stare qua Cassie! – Pronunciò il suo nome con un tono così bello che sembrava fossero davvero cresciuti insieme, come veri fratelli – Devi guardarti sempre le spalle, stare attenta a quello che dici o che fai altrimenti..
– Cosa? Ucciderà Cameron? Robert? Nate...? – pronunciare il nome di quest'ultimo le fece venire una stretta al cuore. Aveva come la sensazione che lui volesse parlarle quella mattina e aveva quasi deciso di dargli la possibilità di farlo dopo la cerimonia. Purtroppo era troppo tardi, ormai non lo avrebbe visto, mai più.
Morgan sorrise – Fai tanto la dura e poi ti prodighi tanto per salvare la vita degli altri... – disse il ragazzo allungando una mano e sfiorandole il viso. Quando si era avvicinato così tanto? – Voglio prendermi cura di te fino a quando sarai qui, se me lo permetti, come se fossi mia sorella. Te lo devo dopo quello che ho fatto!
Cassie avrebbe voluto dirgli che era veramente sua sorella, ma non si fidava ancora abbastanza – Che cosa vuoi dire con fino a quando sarai qui ?
Lo sguardo di Morgan tornò serio – Ho intenzione di farti uscire da questo palazzo il prima possibile.

La cacciatrice ibridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora