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Erano passate solo due settimane dalla morte di sua madre e le cose sembravano andare bene, nonostante il dolore ogni tanto si facesse risentire. Pian piano stava anche iniziando ad ambientarsi a casa di Robert e si stava anche abituando alla presenza costante di Nathan. Si ritrovavano a condividere gran parte della giornata insieme e pian piano era riuscita ad aprirsi anche con lui. Non erano amici del cuore, ma andavano abbastanza d'accordo. Con Cameron, invece, si stavano perdendo un po' di vista. Le uniche volte in cui si incorciavano o scambiavano due parole era durante gli allenamenti, ma anche in quel caso stavano insieme solo qualche minuto visto che subito dopo correva da Kristal. Cassie sapeva che la ragazza non era per niente gelosa, infatti non attribuiva l'allontanamento del suo amico a lei. Si era resa conto che in realtà aveva frainteso i suoi sentimenti nei confronti di Cameron. A volte capita che, quando si passa tanto tempo con una persona, ci si leghi a questa in modo così forte che sapere che a sua volta si sta legando a qualcun altro fa paura. Si sentiva una stupida per essersi comportata in quel modo quel giorno, ma adesso era acqua passata.
Avevano finito di allenarsi già da un pezzo ma Cassie si sentiva talmente tanto in forma che quasi le dispiaceva dover tornare a casa. Sentì il suo profumo e si voltò. Stava sistemando i materassini scuotendo via la polvere ma un attimo dopo si voltò. Cassie distolse lo sguardo, ma lo vide sorridere con la coda dell'occhio. Ogni volta che i loro occhi si incrociavano provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Aveva una vaga idea di cosa potesse trattarsi, ma non voleva che andasse a finire come con Cameron, una volta le era già bastata. Quindi, ogni volta che provava quella sensazione, distoglieva lo sguardo e diceva a sé stessa che tanto sarebbe passata, prima o poi. E poi aveva altro per la testa. Le parole di Maia ogni tanto riaffioravano e con quelle anche la questione dei sogni. Non era più successo. Non solo il fatto che uno entrava nel sogno dell'altro, ma nessuno dei due aveva avuto incubi. Almeno non lei.
Mentre si incamminava verso l'uscita vide una spada per terra e la prese. Era bellissima, una delle sue preferite. Stava andando a sistemarla quando sentì una strana presenza incmbere alle sue spalle. Con la spada ancora in mano si voltò di scatto e con un gesto fulmineo gliela punto alla gola
– Che cosa ci fai qui?
L'inespressività che aveva sempre visto nei suoi occhi adesso era sparita. Era sempre lui ma i suoi occhi non erano più privi di luce. Erano vivi e spaventati. Alzò le mani in segno di resa Sono venuto a chiederti scusa e a parlarti...
Cassie sentiva la rabbia ribollirle dentro. Voleva trasformarsi, dilaniargli la gola con le zanne e lasciarlo morire agonizzante in una pozza di sangue, proprio come lui aveva lasciato morire sua madre – Non saresti dovuto venire qua.
– Non ero io quello! – le urlò il ragazzo – Se solo mi lasciassi spiegare...
Continuava ad avvertire la sua paura. Stava sudando in modo esagerato, era pallido e il suo cuore batteva forte. In un primo momento pensò che stava solo sprecando la sua occasione, che se solo avesse voluto davvero vendicarsi quello era il momento giusto. Lo guardò un ultima volta negli occhi e poi abbassò la spada. Morgan continuava a guardarla spaventato, come se si aspettasse che lei gli puntasse di nuovo la spada alla gola – Hai intenzione di parlare oppure...
– Posa la spada.
– Perché dovrei? Tu sei armato – Lui in un primo momento sussultò ma poi sciolse la cintura delle armi e la fece ricadere a terra con un tonfo.
– Posa la spada, adesso.
Socchiuse gli occhi per la rabbia. Come si permetteva a dargli degli ordini? Ma poi fece capolino la sua parte razionale, e posò la spada per terra, senza rimetterla nel fodero. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe stata pronta all'uso. Incrociò le braccia e attese che il ragazzo parlasse.
– Come ho già detto prima, non ero io quello...
– Ancora con questa storia? Che cosa vuoi dire? Come potevi non essere tu? Io ti ho visto Morgan! Non potrei mai sbagliarmi... – Avrebbe voluto dare più dettagli, ma si ricordò del fatto che, quella sera, lei si era quasi trasformata, e che lui aveva cambiato espressione quando l'aveva guardata negli occhi. Non era ancora giunto il momento di essere scoperta.
– Mi hanno soggiogato per uccidere tua madre! Mio nonno...
– E' stato lui? – Il cuore di Cassie mancò un battito. E se George avesse capito tutto? Se aveva mandato suo fratello per uccidere lei? Infondo anche Maia lo aveva detto che lei sarebbe dovuta morire quella notte.
– Lo ha fatto perché avevo infangato il nome della famiglia. Hai visto quanto è meschino! Vorrebbe che i Winkler diventino al pari dei Leighton ma non sarà mai possibile, ormai non ha senso continuare questa guerra..
– Guerra? Quale guerra? – quel cognome la colpì come una secchiata d'acqua fredda. Maia aveva chiamato Nate in quel modo quel giorno. Alzò lo sguardo ricordandosi solo in quel momento che, poco prima che arrivasse Morgan, c'era anche Nate nella stanza ma adesso lui non era la. Possibile che non si fosse accorto di nulla? Possibile che l'avesse abbandonata pur sapendo che suo fratello rappresentava una fonte di pericolo? Cassie fece un passo avanti e si mise davanti a Morgan – Allora? Se devi farmi perdere tempo vado via..
Il ragazzo le sorrise – I Leighton erano la famiglia più nobile e potente del nostro tempo e da sempre è stata in competizione con i Winkler. Improvvisamente un giorno la figlia del capostipite morì e il padre si ammalò e morì successivamente a causa del dolore della perdita della figlia. Non ci furono altri eredi quindi i Leighton si estinsero.
– Nessun erede? Ne sei sicuro?
– Così si narra, ma non mi è di questo che volevo parlarti! Stavo dicendo prima, che mio nonno non ha nessuna pietà per nessuno e adesso che la competizione non esiste più, vuole comunque che il nostro nome spicchi tra quello delle altre famiglie.
– Okay, ma cosa c'entro io?
– Mi hai umiliato Cassasndra...mi hai messo al tappeto! Io sono uno dei migliori cacciatori...
– Modestamente parlando...
Il ragazzo le lanciò un'occhiataccia – Non mi ero arrabbiato, non ero assolutamente umiliato, anzi! Era la seconda volta che lottavo con te, ma questa volta eri più agguerrita e mi hai messo al tappeto..
– Ma tuo nonno si è complimentato!
– Era solo una messa in scena! Mio nonno è un mostro... Ha fatto torturare mio padre per anni e poi lo ha rinchiuso in una prigione a marcire solo perché...
Cassie non aveva bisogno che lui continuasse. Sapeva perché lo aveva fatto e non voleva sentirlo da Morgan – Come ha fatto a soggiogarti? Non ci sono vam...
Morgan sorrise amaramente – Davvero credi che non ci siano vampiri o lupi nei palazzi delle Famiglie? Di solito non soggiogano i cacciatori o almeno non gli eredi dei capostipiti! Io, come gli altri cacciatori importanti, porto un ciondolo che mi protegge dalla compulsione, ma lui me lo ha rubato e non l'ho più ritrovato. Ho provato a cercarlo nel suo ufficio ma quel mostro lo avrà gettato da qualche parte o nascosto nelle sue stanze...
– Quindi non eri tu che volevi uccidere mia madre...
– Assolutamente no! Ho un brutto carattere, mi arrabbio facilmente, ma non uccido le persone! Non ricordo neanche di averti vista quella sera. La compulsione era così forte che mi ha dato le allucinazioni..
– Allucinazioni?
– Si! Mi è sembrato di vedere un paio di occhi come i miei che mi guardavano rabbiosi... ma forse erano quelli di mio nonno, infondo erano come i miei un tempo, no?
Non riusciva a credere alle sue orecchie. Suo fratello ricordava solo parte di quello che era successo quella sera ed era quasi certa del fatto che non stesse mentendo. La sua espressione era normale, adesso, mentre quella sera non c'era niente di normale. Le rivenne in mente tutto quel sangue e le ginocchia le cedettero –Hai ucciso mi madre... – Un momento prima di crollare per terra, qualcuno la sorresse e quando lo guardò si sentì di nuovo al sicuro. Non che prima non ci si sentisse, ma adesso che c'era anche lui, era diverso. Una parte di lei sapeva che non era andato via, che era nelle vicinanza. ll profumo di Nathan era ancora più intenso adesso che il petto di lui era attaccato alla sua schiena.
– Cassandra, ti ho detto che non sono stato io, non l'ho fatto di mia spontanea volontà, devi credermi!
– Morgan – disse l'altro ragazzo in tono freddo – Qualunque siano le tue intenzioni, forse è meglio che vai via...
– Ero qua solo per dire come sono andate le cose io non volevo..
– Vai via! – Nate era fuori di sé, ma non la lasciò andare neanche un attimo.
Morgan la guardò per l'ultima volta e, abbassando lo sguardo, corse via.
Senza rendersene conto Cassie stava piangendo. Tutto il dolore che aveva provato a tenere dentro adesso stava uscendo fuori. Odiava se stessa per il semplice fatto che nelle sue vene scorresse quel sangue maledetto. Cominciò a tremare e Nate, con grande sorpresa della ragazza, l'abbraccio forte – Non piangere, non posso vederti in questo stato – E il suo fiato caldo sul collo le fece venire una stretta allo stomaco seguita da un calore che si espandeva in tutto il corpo.
– Allora vai via... – Cercò di liberarsi dalla sua stretta ma lui la strinse ancora di più e affondo il mento nella sua spalla.
– Non posso andare via e lasciarti in questo stato da sola.
– Perché non puoi?
– Potrei... Il fatto è che non voglio...
Si voltò e lo guardò. Nate non trasaliva più tutte le volte che incrociava i suoi occhi e in quel momento riuscì a sentire il respiro del ragazzo che si faceva affannoso.
Si avvicinò pian piano a lui. I loro nasi si sfiorarono e un brivido gli percorse la schiena – Allora non farlo... – Stava per fare il passo più lungo della gamba, ne era consapevole, ma che importava? Era una ragazza, aveva ancora vent'anni e ogni tanto poteva permettersi di fare delle pazzie. Socchiuse gli occhi e si avvicinò ancora un po'. Aveva una voglia irrefrenabile di sentire le labbra del ragazzo sulle sue e non era la prima volta che ci pensava. Adesso poteva sapere se anche il suo bacio sapeva di inverno, ma lui si ritrasse e sciolse l'abbraccio.
Cassie rimase a bocca aperta. Aveva pensato che anche lui volesse baciarla eppure si era scostato – Perché? – disse lei con un fil di voce.
Lui spostò lo sguardo verso la porta – Non posso Cassie... io...
– Non mi trovi abbastanza...
– Oh no! – disse lui mentre posava di nuovo il suo sguardo su di lei – E' solo che...non posso... – abbassò lo sguardo e Cassie si rese conto che era la prima volta che lo vedeva così impacciato e imbarazzato e queste non fece altro che aumentare il suo desiderio di baciarlo, ma non lo fece. Era stanca e tutto quello che voleva era tornare a casa, fare una doccia e riposare. Nient'altro.

La cacciatrice ibridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora