Capitolo XXVI

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" Rinascita"

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-Che cosa significa?!- chiese Theresa, sbiancando in viso. Fu costretta a reggersi al marito per non rischiare di schiantarsi sul pavimento, mentre cercava di assimilare ciò che le era stato appena detto. -Arresto cardiaco?-
-Già, purtroppo non ne abbiamo potuto capire l'origine, ma adesso sta bene ed è fuori pericolo.-
-L'avevi detto anche l'ultima volta, Aurelius, e guarda cos'è successo.- disse Edward, furente.
-Lo so, lo so.- rispose l'altro, alzando le mani in segna di resa. -L'abbiamo monitorata per tutta la sera ed è stabile. Purtroppo però non vi posso ancora dire quando si sveglierà.-
-Com'è possibile che sia ancora in coma?- domandò James, aiutando sua madre a sedersi e porgendole un bicchiere di acqua fresca. -Va bene che la ferita era profonda, però c'è qualcosa che non va. Noi guariamo più in fretta degli umani eppure lei non ha ancora aperto gli occhi, sono già passate due settimane. Non sono un po' tante? Avevamo pensato ad un massimo di quattro giorni, invece ne sono passati ben quattordici.-
Aurelius annuì, trovandosi pienamente d'accordo.
-Hai ragione. Basta pensare a quando è stato ferito Zack, sono bastati pochi giorni, ma questo è qualcosa che va oltre a ciò che avevamo pensato. È come se lei non si volesse svegliare o non potesse.-
-Vuoi dire che è imprigionata da qualche parte nella sua stessa mente?- chiese senza fiato il Signor Evans.
-Ho paura che sia proprio quello che le è capitato, ma non riesco a capire il perché di tutto ciò.-
-Questa situazione di stallo, chiamiamola così, può essere provocata da qualche agente esterno?- intervenne Luke, guardando il vuoto davanti a sé. I presenti si voltarono verso di lui, i visi distorti da un'espressione confusa e interdetta.
-Cosa vorresti dire?- sussurrò con voce sottile Tess, i suoi occhi grigi così simili a quelli della figlia sembravano impauriti.
-Voglio dire che, se un demone è riuscito a manipolare la mente di Alexander, facendogli credere che l'assassino di suo padre fosse Edward, non avrebbe potuto uno di loro entrare in quella di Amanda e intrappolarla, impedendole di risvegliarsi?-

Amanda aprì ancora una volta gli occhi e capì immediatamente di essere ancora incastrata in quel luogo, da cui sembrava non esserci uscita. Provò a mettersi seduta, seppur la testa le girasse così tanto da non riuscire a farle mettere a fuoco dove si trovasse.
Le occorsero alcuni istanti prima di potersi concentrare sull'ambiente circostante. Quando notò l'entrata di una foresta, cercò di provare a ricordare come ci fosse arrivata. Guardandosi intorno non vide nessuno, nemmeno Inconscio, quel ragazzo con cui aveva danzato e che le aveva spiegato cosa le stava capitando. Poteva sentire il suo cuore battere all'impazzata. Si tirò su in piedi lentamente, in modo da non avere altri capogiri, e si avvicinò ad un grosso albero. Sembrava una di quelle querce secolari, dagli enormi tronchi e dalle immense fronde in grado di donare riparo a chi mai lo cercasse.
Poteva sentire il potere della natura arrivare fino a lei, grazie ai suoi poteri da licantropo, e con un piccolo sorriso sulle labbra poggiò una mano sul tronco nodoso davanti ai suoi occhi. Si lasciò cullare un poco da quell'energia così pura e potente, che pareva quasi essere un porto sicuro per quelli della sua specie.
Tuttavia si vide costretta ad allontanarsi dal maestoso albero per via di alcuni rumori che aveva percepito alle sue spalle, così si voltò, aguzzò la vista ma non notò nulla di anomalo. Sentiva una strana sensazione, come se non fosse più sola in quel piccolo angolo di paradiso, eppure era certa che non ci fosse nulla. Il suo lupo era agitato e poté sentire la voce di Inconscio sussurrarle di stare attenta.
Per prevenzione, si allontanò dalla vecchia quercia e si concentrò meglio sull'ambiente circostante, provando anche ad avvertire le eventuali emozioni di un possibile estraneo, ma non ottenne niente. Indecisa sul da farsi, valutò l'opzione di avventurarsi nel bosco, però fu costretta a scartarla subito visto che sarebbe stata più vulnerabile, così cercò un'altra soluzione, fino a quando il rumore di foglie schiacciate non la fece rabbrividire. Ingoiando a vuoto, ruotò il busto verso la sua sinistra incrociando delle iridi rosso rubino, che le restituirono l'occhiata.
La bestia era semplicemente enorme e le pareva di conoscerla, come se l'avesse già incontrata prima. Quando la vide fare un passo avanti, poté sentire il suo cuore perdere un battito, portandola ad indietreggiare verso l'entrata della foresta, sempre di più sino a quando non vide l'animale puntarla.
Era iniziata la caccia.

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