Capitolo 13

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Durante il viaggio di ritorno in macchina nessuno dei due aveva proferito parola. La preoccupazione e l'ansia si fecero spazio dentro di me, e la sensazione di rigurgitare tutto da un momento all'altro non era passata, affatto.
Matt parcheggiò la macchina nel vialetto ed entrambi entrammo dentro casa mia, per un attimo avevo pensato che forse mi avrebbe concesso un'attimo di solitudine, evidentemente mi sbagliavo ancora.
Mentre stavo per salire le scale e raggiungere la mia stanza, un braccio mi bloccò il polso.

- 'Non hai nemici eh?! Che diavolo ti passa per la testa Emma?' Senza girarmi sospirai e riuscì a farmi mollare dalla sua presa. 'Non hai intenzione di spiegarmi?'

Mi girai di colpo e lo vidi più serio che mai, le labbra chiuse in una linea dura e sottile. 'Proprio non capisci? Non potevo fare il nome di Allison!' Mi guardò confuso. 'Se avessi fatto il suo nome avrei dovuto spiegare il motivo per cui mi perseguitava.'

- 'È questo lo scopo no?!'

- 'Avrebbero indagato e alla fine sarebbero arrivati a te Matt, avrebbero capito perché ricattava entrambi!' Scossi la testa. 'E tu finiresti dritto in prigione.'

Mi guardò e poi mi prese le mani. 'Non puoi proteggermi ancora Emma. Non puoi...noi non possiamo fare in modo che Allison la passi liscia anche questa volta. Eri morta per colpa sua!' Urlò furioso, ed allontanandosi da me iniziò a camminare avanti e indietro per il soggiorno.

- 'Cosa dovrei fare allora? Consegnarti a loro? Mai Matt. Mi stai chiedendo davvero troppo!'

- 'Non dico questo, ma non dovremmo mentirgli. Devono sapere cosa ti ha fatto Allison in passato.'

Mi misi a ridere amaramente. 'Ah, ora ti stanno simpatici? Non lo farò Matt, non farò il nome di quella stronza!'

- 'Devi.' Mi guardò e sospirò rumorosamente. Non mi avrebbe convinta, era una sforzo inutile il suo. 'Basta metterti in pericolo per proteggere me!'

'Non mi sto mettendo in pericolo.' Dissi e una smorfia mi apparve sul viso.

- 'Si invece, stai mentendo alla polizia. E se il caso non verrà chiuso inizieranno ad indagare e ci saranno processi...e se menti ora dovrai mentire anche davanti a un giudice e...'

- 'So cosa succederebbe, sono consapevole delle conseguenze ma non mi interessa.'

- 'Cosa?! Non ti interessa? Potresti passare dei seri guai per questo! Fidati...so cosa significa avere a che fare con la polizia.' Strinsi i pugni, non saremmo arrivati facilmente ad una conclusione.

Roteai gli occhi e iniziai a salire le scale, sentendomi le spalle bruciare sotto il suo sguardo. 'Non mi va di parlarne, vado a riposare.' Dissi voltandomi verso di lui. Scosse la testa e si morse un labbro per trattenere qualunque cosa avrebbe voluto dire, sapeva che ora sarebbe stato totalmente inutile. Mentre salivo gradino per gradino sentì il portone di casa chiudersi con un gran rumore. Forse ora avrei potuto riposare e stare un po' da sola sul serio.
Mi misi a letto, ripensando a quanto assurda fosse stata quella giornata. E se si fosse trattato davvero di tentato omicidio? Ora più che mai sarei in pericolo. Pian piano mi addormentai tra i miei pensieri, e avrei voluto solo essere stata meno dura con Matt...ma lui non capiva.
La mattina seguente mi svegliò il suono del cellulare e guardando lo schermo lessi il nome della mia migliore amica che mi stava chiamando.

- 'Amore...' Dissi con ancora la bocca asciutta e gli occhi socchiusi. 'Buongiorno!'

- 'Buongiorno a te. Come stai?' Mi chiese dolcemente.

- 'Beh se ci penso bene, non capita tutti i giorni di morire.' Mi misi a ridere, anche se fosse una questione più grande di me. E dall'altro lato non sentì nulla. Schiarendomi la voce continuai: 'Tu? Tu come stai?

- 'Bene, ti va se vengo da te e facciamo colazione insieme? Come i vecchi tempi?'

- 'Oh sì. Certo, dammi dieci minuti e puoi precipitarti qui.' Sorrisi, anche se lei non poteva vedermi. Ripensai a quando, i primi periodi che ci eravamo trasferite, era come un rito fare colazione ogni mattina insieme. Muffin e una tazza di caffè con il latte non potevano mancare. E ora più che mai avevo bisogno di lei, di distrarmi un po'.
Appoggiai il telefono sul comodino e andai sotto la doccia per svegliarmi. Quando l'acqua mi arrivò sulla pelle, iniziai a piangere. Un pianto incontrollato, quasi disperato. Non capivo il motivo di quelle lacrime, ma probabilmente erano uno sfogo per tutto quello che mi era capitato. Volevo fare tanto la dura, ma infine ero sensibile anche io. E poi c'era Matt, mi sentivo quasi in colpa per averlo trattato in quel modo, dopo tutto quello che lui aveva fatto per me. Dopo che non mi aveva lasciato sola nemmeno un minuto, ero stata capace solo di lamentarmi invece di ringraziarlo. Dopo aver fatto colazione decisi che sarei andata da lui per parlare e scusarmi.
Uscì dalla doccia e mi vestì. Scesi sotto e qualcuno suonò al campanello, ovviamente era Chloè.
Andai ad aprire e rimasi a bocca aperta. Era Jack.

- 'Ehi.' Dissi titubante. Nadia mi aveva detto che all'ospedale c'era, ma poi dopo aver saputo la brutta notizia era improvvisamente scomparso. E a quanto mi aveva detto, lui e Matt avevano parlato, ma non sapeva cosa esattamente si erano detti. Ecco un'altra cosa che avrei voluto sapere il prima possibile.

Mi guardò da fuori la porta e si buttò su di me, avvolgendomi in un abbraccio che mi lasciò sorpresa e senza fiato. 'Non immagini quanto ho sofferto. Non ci credevo!' Si allontanò e mi mise le grandi mani sulle spalle. 'Ma ora sei qui, viva e vegeta!'

Gli sorrisi debolmente, ancora scossa dal suo comportamento. 'Già, non mi aspettavo questa visita, Jack.'

- 'Si lo so, e sicuramente mi sono comportato da stronzo andandomene dall'ospedale ma davvero, non...non riuscivo a reggere quella notizia.' Abbassò la testa.

- 'Oh no, non intendevo questo. Hai agito d'istinto.' Inclinai la testa di lato per cercare i suoi occhi. 'Non preoccuparti, non sei uno stronzo.' Gli sorrisi e lui alzò lo sguardo verso il mio e ricambiò.

- 'Beh, sono passato solo per vedere come stavi. Volevo essere sicuro che stessi bene.'

- 'Si, sto bene.' Alzai le spalle. 'E tu? Che fine hai fatto?'

- 'Ora che ti ho vista sto meglio.' Arrossì inevitabilmente a quelle parole. 'Lavoro, sono più impegnato che mai in questo periodo. L'azienda?'

- 'Ancora non ho ripreso, ma lo farò al più presto. Sai quanto amo quel posto.' Lui mi sorrise con tenerezza.

- 'Ti conosco, Emma, lo so benissimo.' Già, era vero. Mi conosceva forse fin troppo bene, e forse ci sarebbe stato un finale diverso per noi, in qualche universo parallelo. In questo però, tutto si era rovinato e per quanto avessi provato ad aggiustare tutto, non riuscivo a non pensarci. Ero fatta così, e Jack ne era consapevole, sapeva non sarebbe più stato lo stesso tra noi, e anche se mi dispiaceva ammetterlo certe volte mi mancava. Mi mancava il nostro rapporto prima che lui mandasse tutto a puttane, quando esistevano solo noi e nessun altro. Ma Matt...beh con lui era diverso, di lui ero realmente innamorata. Mentre per Jack provavo ancora affetto e rispetto per quello che c'era stato, ma niente di più.

- 'Vuoi entrare?' Chiesi più che altro per cortesia.

- 'No grazie. Come ti ho detto sono passato solo per vederti, devo tornare in ufficio. La borsa non aspetta nessuno!' Si mise a ridere. E avanzò verso di me, stampandomi un lungo bacio in fronte. 'Ti amerò sempre Emma.' Mi sussurrò sulla pelle. E a quelle parole rimasi inebetita, non sapevo né cosa fare o dire. Semplicemente gli sorrisi dolcemente, per la commozione. Nei suoi occhi vidi il dispiacere, il rimpianto forse.

Mentre lo vidi allontanarsi guardai le sue spalle e parlai: 'grazie per essere venuto, mi ha fatto piacere rivederti!' Lui si girò e mi sorrise, per poi continuare a camminare verso la sua macchina e andarsene.

[COMPLETATO](SEQUEL) Conflitti d'amore - "Niente è come sembra".Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora