Capitolo 34

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Cit. Camilla

Basta. Sono una vigliacca. Devo dare svolta a questa situazione. Non posso continuare a far finta di niente, come se nulla avesse peso. Come se non me ne importasse.

Perché m'importa, m'importa eccome.

Riavvio con la mano i capelli dorati e infilo in bocca un chewing gum. Mi distendo sul pratino velato della rugiada mattutina e lascio che i fili d'erba solletichino le mie gambe, per poi sedermici sopra, e lasciare spazio a tutti i pensieri alimentati dalla musica che rimbomba forte nelle mie orecchie, facendo di sfondo alle emozioni, che intanto mi avvolgono lentamente. Mi sdraio sul prato e lascio che il sonno mi porti con sé e che mi liberi dalle preoccupazioni.

Perdo un battito e mi sveglio, spaventata dal pensiero che un insetto sia caduto sopra la mia gamba. È semplicemente la vibrazione del cellulare. Forse dovrei dar retta a Daisy. Lo prendo con anche troppa lemma e affaticata leggo il messaggio appena ricevuto.

Daisy
Tesoro io e Jenny siamo a fare shopping. Scusa se non ti abbiamo avvertito ma ci sembravi abbattuta e volevamo lasciarti sola. Non sai che figo ho conosciuto :D.Ti racconto tutto dopo a casa. Mi raccomando rifletti, e...ascolta il tuo cuore (parole di Jenny, ho scoperto di essere una frana su queste cose).

Lascio un sospiro, nel frattempo avevo trattenuto malamente il respiro, e frustrata ma anche incoraggiata dalle parole di Jennifer, mi alzo scrollando tutti i resti di erba attaccati ai jeans. Decido di concedermi un sorriso. Spontaneo. In fondo sono così: anche se il mondo crolla, avrò sempre un motivo per sorridere. Rinfilo il cellulare in tasca, e mi dirigo cautamente e lentamente alla hall, per prendere un caffè al distributore. Non c'è nessuno nei paraggi, giusto due ragazzi che parlano indispettiti sulla prossima partita di hockey. Sbuffo anche troppo rumorosamente e raggiungo la macchinetta. Infilo i soldi e aspetto che faccia il suo dovere. Mi appoggio al muro, con le braccia incrociate, sospirando più volte. Lancio una specie di urlo quando noto che Logan è appena caduto correndo verso l'uscita. Mi affretto a raggiungerlo e porto una mano alla fronte, pensando alla sua inconfodibile impacciataggine.

"Tutto ok?"

Lo rassicuro con delle delicate pacche alla schiena, mentre lui si alza quasi fiero, come se non avesse appena fatto una figura di merda di fronte alla gente, che stranamente, si è accalcata nella hall. Distoglie distrattamente lo sguardo, guardandosi intorno, poi mi squadra, come se fosse da tanto che non ci incontriamo.

"Sisi, tutto bene"

Riprende la corsa verso l'uscita, questa volta superando la soglia senza distruggersi. Sghignazzo immaginando la buffa scena. Ritorno al distributore prelevando il resto e il caffè, e per un attimo mi concedo questo momento, in pace, senza niente, senza nessuno.

Eppure ho quel vuoto dentro; mi opprime; mi soffoca; mi provoca tagli, ferite. No. Devo cercare di non farmi sopraffare. Devo essere forte.

Bevo velocemente l'ultima goccia del bicchiere, e decido di risalire in camera, per stare da sola. Ti prego mostro non farmi soffrire.

Almeno oggi. Almeno per oggi.

Entro velocemente nell'appartamento, dopo interminabili attimi per attraversare i corridoi, bui e desolati. I ragazzi sono tutti fuori. Carlos non lo sento dalla festa, e questo mi rende ancora più triste e amareggiata. Carlos, il ragazzo che era rimasto a guardare spaventato. Il ragazzo che non mi ha difesa. Il ragazzo che forse avrebbe fatto di tutto per me, ma che non si è mosso.

Non si è mosso.

Non si è mosso.

Mi ha lasciata soffrire.

Carlos non può aver fatto questo.

Kendall è uno stronzo.

Non può avermi fatto questo.

Alzo la manica della giacca, e lascio intravedere il mio livido. Il livido che ha provocato. Il livido che racchiude semplicemente tutte le mie sofferenze per lui. Tutto l'amore che ho cercato di dare è marcito, se ne è andato via. O forse no, forse è solo odio quello che provo per Kendall. E odiare non è il contrario di amare. Quando si ama una persona, in un certo senso la si odia. Il contrario dell'amore è l'indifferenza, quando te ne freghi, quando non ci pensi.

E devo dire che a Kendall ci penso, e anche tanto.

Decido di porre fine a quel pensiero semplicemente assurdo, e decido di uscire un attimo, seppure appena entrata, per prendere aria. Ho bisogno di respirare. Mi dirigo verso le scale di emergenza, ma appena mi accorgo di cosa sto per andare incontro, mi ritraggo quasi istintivamente.

Kendall.
Cazzo.
C'è Kendall.
C'è Kendall seduto sulle scale.
Ed io gli sto dietro.
No.
Non si deve accorgere di me.
Ho paura.
E se mi facesse qualcosa?

Faccio un passo indietro, con cautela. Stringo i denti e strabuzzo gli occhi appena vedo il suo viso, splendido viso, ruotarsi verso la mia direzione. Sono nella penombra, non dovrebbe vedermi.

Trattengo il respiro.

Lo rilascio appena lo vedo girarsi nuovamente. Non mi ha vista. Sono salva. Corro dalla parte opposta. Ho la vista offuscata, non so dove sto andando precisamente. Corro tra i corridoi e non mi do pace.

Corro.
Corro.
Scappo.

Mi fermo istintivamente per riprendere aria. Sono pazza. Dio quanto lo sono.

"Cazzo" impreco.

Perdo 100 battiti appena sento qualcuno strattonarmi da dietro.

Chiudo gli occhi impotente, ma cerco di liberare il mio corpo, invano.

"Lasciami cazzo!".

Appena apro gli occhi, il danno ormai è fatto: le sue labbra sulle mie, le mie labbra sulle sue. Strizzo più volte gli occhi, immaginando che sia, non so, un incubo (?), ma no, è la fottuta realtà.

Kendall mi sta baciando.

Anzi no, divorando forse è meglio. Sento le sue mani stringermi e premere sulla vita, mentre la sua lingua chiede accesso alla mia bocca. Le sue labbra sanno di menta e caffè, un sapore semplicemente accogliente. Lo lascio fare, facendomi coinvolgere del tutto, facendomi avvolgere dalle emozioni. Forti brividi percorrono la schiena, mentre il ventre comincia a ballare, per troppe farfalle che volano al suo interno. Restiamo un minuto nelle braccia dell'altro, coi respiri affannati, con il desiderio di piacere nei volti. Alleggerisce la presa, mi prende le mani e appoggia sfinito la fronte sull'incavo del mio collo.

"God, I'm fucking in love with you"

Forse ho sconfitto il mostro.

Ho cercato il tuo nome|| BTRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora