CAPITOLO 9

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Mercoledì 29 agosto 2012

6:15

Sono tre anni che vado a correre.

Non mi ricordo quando ho cominciato o che cosa l'ha reso così appassionante da rendermi tanto disciplinata, penso che abbia molto a che fare con l'aver sempre vissuto sotto una campana di vetro.

Io cerco di essere ottimista a riguardo, ma è difficile ignorare i rapporti che legano i miei compagni di scuola, sapendo di non farne parte: non avere una connessione internet non sarebbe stato chissà che, fino a qualche anno fa, ma ora è una specie di suicidio sociale.

Il fatto è che ho sentito l'impellente bisogno di andare a cercare Cameron, ecco.

In passato durante simili emergenze correvo a casa di Six e usavo il suo computer, ma in questo momento si trova su un aereo in volo sopra l'Oceano Atlantico, perciò non posso chiedere a lei.

E così rimango seduta sul mio letto a pensare.

Mi domando se faccia lo stesso effetto anche alle altre ragazze.

Mi domando chi siano i suoi genitori, se ha dei fratelli, se esce con qualcuna.

Mi domando perché sembra sempre così arrabbiato con me anche se ci siamo appena conosciuti. È sempre così arrabbiato? È sempre così affascinante anche quando non è impegnato a essere arrabbiato? Odio che sia sempre una cosa o l'altra e mai una via di mezzo. Mi piacerebbe vedere com'è quando è rilassato e calmo.

Mi domando se ce l'abbia una via di mezzo.

Mi domando... perché non posso fare altro.

Mi interrogo in silenzio sul ragazzo senza speranza che in qualche modo è riuscito a farsi largo fra i miei pensieri e che non riesco a mandare via.

Mi scuoto dalla trance e finisco di allacciarmi le scarpe da ginnastica.

Alla fine il nostro battibecco di ieri è rimasto irrisolto, oggi non verrà a correre con me e sinceramente mi sento sollevata.

Ho assolutamente bisogno di un po' di tranquillità e solitudine, anche se non so perché, dato che passerò tutto il tempo a pensare a lui.

Apro la finestra della camera e sguscio fuori.

È più buio del solito per essere quest'ora del mattino.

Alzo gli occhi e vedo che il cielo è coperto, in perfetta sintonia con il mio umore.

Studio il movimento delle nuvole e guardo a sinistra, domandandomi se ho abbastanza tempo prima che venga giù il finimondo.

«Esci sempre dalla finestra o stavi solo cercando di evitarmi?»

Sentendo la sua voce mi volto di scatto.

È sul marciapiede, in shorts e scarpe.

Niente maglietta oggi.

Cacchio!

«Se stessi cercando di evitarti me ne sarei rimasta a letto.»

Mi avvicino a lui ostentando sicurezza, sperando di riuscire a nascondere il fatto che la sua presenza manda in tilt il mio sistema nervoso.

Una piccola parte di me è scocciata, per il resto sono stupidamente, pateticamente felice.

Gli passo di fianco e mi metto sul marciapiede a fare stretching: stendo le gambe e mi afferro i piedi, nascondendo la faccia contro le ginocchia, in parte perché è così che si fa, in parte per evitare di doverlo guardare.

Things about Love|| Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora