Capitolo 8.

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"Forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo."
-Italo Calvino.

Londra, 10 settembre 2013.

Caro Harry,
mi sono svegliata questa notte, tante volte, e ogni volta, ho pensato a te.
Ogni volta succedeva che ancora con gli occhi chiusi, ti cercavo accanto a me, ti cercavo con le mani, tastavo quella parte del letto che un tempo è stata tua. E ogni volta succedeva che aprivo gli occhi e realizzavo che non ti avrei mai trovato.
Non riesco a farne a meno, voglio dire, di pensarti. Ogni volta, anche senza che io me ne renda conto, i miei pensieri vanno a te. Le tue mani, il tuo sorriso, i tuoi occhi.
Mi manchi, sai? Tantissimo.
E ogni cosa mi parla di te.
E tu non ci sei.
Adesso dove sei?
Ti sei portato via una parte di me, con te.
Ed ho questa sensazione che sento addosso, da quando non ci sei, che non riesco nemmeno a spiegare, che mi pesa sulle spalle e sul cuore, che mi brucia, che mi corrode, che mi toglie il respiro.
Chissà se un giorno tornerai, chissà se un giorno sarai qui con me e ancora mi amerai.
Se ci penso mi rendo conto che c'è la possibilità che non succeda mai, anche se lo voglio così tanto, così ardentemente. Tutto questo mi consuma.
Dicono che se desideri qualcosa così tanto, un giorno questo tuo desiderio si avvererà. Ed il mio si avvererà? Tornerai ad amarmi mai?
Mi piacerebbe saperlo...

E non credevo sarebbe davvero accaduto, non c'ho mai davvero sperato. Sapevo come fosse la nostra situazione, quindi non ho mai posto davvero le mie ultime speranze su qualcosa di così improbabile. Eppure l'aveva fatto: era tornato.
Che fosse tornato per amarmi, o semplicemente era tornato, non lo sapevo. Ma non importava. Era lì ed io non sapevo assolutamente cosa fare, o come comportarmi. Sembrava tutto così strano, perché ero abituata ad averlo accanto come l'uomo della mia vita, quando poi mi ero ritrovata catapultata in una vita senza lui avevo perso la strada, e pensare che lui era tornato, ma che noi non eravamo più quelli di una volta, faceva strano. Ero ancora persa, in cerca di me stessa, ma forse non mi sarei mai più ritrovata.
Io ero ancora intrappolata in un passato dove c'era lui, ma lui non era più con me, non in quel presente.
Non riuscivo ancora a capire se il fatto che finalmente potessi vederlo fosse qualcosa di positivo, o negativo. Di sicuro però, quando qualche giorno prima mi aveva sfiorato in quel modo il volto, come se avesse paura di farmi del male, così delicato, così dolce, mi ero ritrovata a desiderare che quel momento non finisse mai. Il contatto con la sua pelle aveva mandato una scossa dritto al centro del mio petto, fino infondo al cuore, che ha battuto talmente forte, in un modo quasi disperato.
E tu l'hai sentito? Batteva solo per te.
Avrei volentieri passato l'intera giornata a risentire il brivido che scuoteva il mio corpo al solo sfioramento delle nostre pelli.
Erano anni che non mi succedeva.
Cosa è rimasto di quel nostro amore tanto grande?
Me lo sono chiesta più volte.
Di noi due cos'è rimasto?
Mi sono poi domandata, ancora.
Ma non ci riuscivo a rispondermi. Ogni cosa che era nostra restava ferma nel passato, bloccata da un presente dove lui era assente e che aveva timore di proseguire al cospetto di un futuro dove l'amore non era esistente.
Ma una vita senza amore si può fare? Perché il mio amore sei sempre stato tu.
Così chiudevo gli occhi e facevo finta che lui c'era e che non era mai andato via.

Quasi corsi come una pazza verso l'università. Lucas mi aveva dato bidone perché la sveglia non gli era suonata e quindi dopo le mie diecimila chiamate si era svegliato, ma ormai era troppo tardi per accompagnarmi; quindi mi era toccato correre letteralmente per essere puntuale alla prima lezione. Odiavo essere in ritardo.
Che poi, più volte avevo detto a Lucas di lasciare stare questa sua ossessiva idea di dovermi per forza accompagnare e poi venire a prendere dall'università, potevo benissimo cavarmela da sola, ma lui sosteneva che fosse da gentiluomini e che non esisteva al mondo che mi avrebbe lasciata andare, o tornare con un taxi, o in bus, o a piedi. Il problema era che lui non sarebbe mai cambiato e mi avrebbe sempre fatta aspettare. Comunque sia, sapevo che lo faceva perché a me ci teneva e perché sapeva quanto odiassi anche sentirmi sola, allora faceva di tutto per fare in modo che non accadesse; come accompagnarmi o venire a prendermi dall'università: era un suo modo per dirmi che, tra ritardi, impegni e buche, faceva di tutto per esserci per me, per dirmi che per me ci sarebbe sempre stato, in ritardo, ma ci sarebbe stato.
Quasi caddi quando misi il piede su un sasso, ma rimasi in piedi, solo i libri che portavo in mano mi caddero e non potei fare a meno di imprecare come una dannata.
"Più sono in ritardo, più me ne capitano." Mormorai tra me e me.
La giornata era già iniziata con il piede sbagliato dopo che Fiocco mi aveva rubato una delle mie converse e mi aveva costretta a rincorrerla per tutta la casa, senza intenzione di lasciarla andare. Così alla fine avevo optato per le mie Dr. Martens dovendo cambiare la giacca, data la mia tremenda mania nell'abbinare ogni cosa; poi Lucas che mi dava buca e adesso questo: tutti i miei appunti sparsi per l'asfalto.
"Chi va piano, va sano e va lontano, Juliet."
Una voce roca e bassa, che io non avrei mai dimenticato. Delle grandi mani, che io conoscevo tremendamente bene, raccolsero alcuni dei fogli e me li porsero.
Alzai gli occhi per incontrare i suoi, belli da mozzare il fiato.
"Si, e arriva pure in ritardo."
Harry rise, mentre io afferrai i fogli dalle sue mani. Le nostre dita si sfiorarono. Desiderai toccarle ancora.
"Non cambierai mai, eh?" Sussurrò, guardandomi negli occhi.
Oh, sapessi come le cose in realtà sono cambiate.
"Dovrei?" Domandai con voce tremante, curiosa di sapere la risposta.
"Assolutamente no."
Era così serio.
Ma le cose erano cambiate, mi sarebbe piaciuto essere quella di sempre, ma non lo ero più da due anni ormai.
È il tempo che scorre, il tempo che cambia le cose. Il tempo, le esperienze, le emozioni, ti cambiano. Non è vero che non cambia nulla, ma la vita è fatta per cambiare.
Perché a volte abbiamo bisogno di cambiare per sopravvivere e allora cambia tutto, cambiamo tutti.
"Hai bisogno di uno strappo a lezione? La mia auto è qua vicino." Propose Harry.
"No, tranquillo, ce la faccio. Grazie lo stesso." Sorrisi timidamente.
Mi fa ancora strano starti vicino. So che forse dovremo parlare...
Ancora non concepivo il fatto che adesso avevamo più possibilità d'incontrarci, che sia casualmente o meno, ogni volta era una bufera di emozioni.
Annuì, consapevole che non era il caso di insistere. Così, senza aggiungere altro, andai io per la mia strada, lui per la sua.

Macchiati di nero [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora