Capitolo 30.

2.8K 131 4
                                    

"Settle down with me
Cover me up
Cuddle me in
Lie down with me
Hold me in your arms."
-Kiss me, Ed Sheeran.

Certe cose non cambiano mai, certe cose rimangono le stesse per anni, o addirittura per tutta la vita.
Magari non ce ne rendiamo conto, quando compiamo un'azione, che è esattamente la stessa che avremmo compiuto ad anni di distanza. Questo perché certi nostri comportamenti, certe nostre abitudini, certi nostri sentimenti, non cambieranno mai.
Anche smettere di amare una persona è difficile, perché in ogni caso una parte di noi se n'è andata insieme alla possibilità di concretizzare questo amore e di conseguenza saremo sempre alla ricerca di questa parte mancante, che si colmerà soltanto amando questa persona. Non si colmerà amandone un'altra; questo non funziona.
Io nella mia vita, avevo amato soltanto Harry, perché era con lui che mi sentivo completa in tutti i modi; non era mai stato davvero amore con nessuno dei ragazzi con cui ero stata, ma con Harry era amore sotto ogni aspetto. Era amore nella semplicità, era amore nella tentazione o nella passione, era amore nei nostri occhi, era amore sotto e sopra la nostra pelle. Io e lui eravamo amore.
E certe cose nella nostra relazione non sarebbero mai ed assolutamente cambiate. Come i miei bisogni, o i suoi desideri, o ancora le nostre abitudini.
Ma in realtà, non avrei voluto mai per nulla al mondo che alcune situazioni cambiassero.

I compleanni sono sempre state le feste che più preferivo. Mi piaceva da morire festeggiare la nascita di qualcuno, era un avvenimento che per le persone a me vicine, non mancava mai.
Mio padre odiava quando gli organizzavo quelle piccole feste a sorpresa, diceva che non c'era nulla da festeggiare, ma stava diventando soltanto un po' più vecchio ed un po' più vicino alla morte. Io gli davo una pacca sulla spalla e gli dicevo di smetterla di dire fandonie e che sarebbe rimasto ancora per un bel po' tra i piedi, a rompermi le palle da padre.
Rose invece amava a sua volta, come me, i compleanni; per questa ragione era mia fedele complice nell'organizzare piccole, o grandi feste per la nostra cerchia di amici.
Ma tra tutti i compleanni, amavo in modo particolare festeggiare quello di Harry.
D'altro canto, lui amava festeggiarlo soprattutto per le attenzioni che gli rivolgevo. In giorni come quello avevo occhi esclusivamente per lui.
Siamo stati quasi tre anni insieme ed era ormai diventato più o meno un rituale festeggiare il suo compleanno.
Per questo quella mattina, il primo febbraio, mi svegliai così contenta.
Saltavo da una parte all'altra per l'appartamento di Harry come una bambina il giorno di Natale, come quando le è permesso aprire i regali.
Il mio regalo era Harry. E forse è per questa ragione che io amassi tanto festeggiare il suo compleanno.
Per me lui era un bellissimo e perfetto regalo che mi era stato fatto grazie a chissà quale ragione; per me lui era quel regalo che conservi gelosamente perché hai paura che possa rompersi, o che qualcuno possa rubartelo, quel regalo dalla quale non ti separi mai, perché con se porta una parte di te; per me era tutta la mia vita.
Erano le sei e trenta del mattino quando misi piede fuori dalle coperte calde del letto di Harry, lottando con lui e con il suo corpo addormentato sul mio per riuscire ad uscirne.
Sarei rimasta volentieri tra quelle coperte, avvolta al suo corpo, a baciarlo fino a che il tempo non mi avrebbe cacciata dal letto; ma l'idea di alzarmi, preparagli la colazione e dargli il mio piccolo regalo mi allettava ancor di più.
Corsi in cucina, rovistando tra i suoi sportelli e borbottando per quale ragione avesse prodotti troppo costosi, quando io passavo le mie giornate a dirgli di non comprare prodotti con prezzi troppo eccessivi.
"Non capisce, questo ragazzo non capisce." Borbottai tra me e me, scuotendo il capo.
Preparai delle uova strapazzate, insieme a delle frittelle, posandole su di un vassoio insieme ad un bicchiere di succo d'arancia. La sua colazione preferita.
Poi tirai fuori il pacchetto regalo dalla mia borsa, poggiando anche questo sul vassoio.
Con cura arrivai in camera sua e con fatica riuscii ad aprire la porta senza far cadere nulla dal vassoio, poggiando poi quest'ultimo sul comodino accanto al letto.
Harry era avvolto completamente sotto le coperte del suo grande letto, con un'espressione rilassata sul volto, le labbra socchiuse ed un braccio stretto a quello che in quei giorni era stato il mio cuscino.
Mi presi un attimo per guardarlo e sorridere davanti la sua bellezza.
Mi abbassai, lasciando diversi baci tenui sul suo volto.
"Amore." Sussurrai, "che ne dici di svegliarti?" Baciai il lobo del suo orecchio.
Ridacchiai quando Harry borbottò, scuotendo piano il capo.
Sfregai il naso sulla sua guancia, mentre scivolavo con le mani sotto le coperte, per accarezzare e toccare il suo corpo caldo.
Afferrò le mie mani tra le sue, stringendole e portandosele alle labbra. Ne baciò il dorso e poi dito dopo dito; sorrisi abbassandomi ancora per baciare l'angolo delle sue labbra.
Harry aprì gli occhi, permettendomi di guardarlo e di amarlo soltanto facendolo.
"Buon compleanno." Dissi.
Harry sorrise, ancora assonnato; poi iniziò a ridere. Io lo guardai con la fronte aggrottata e con il capo inclinato, non capendo per quale ragione stesse ridendo.
"Mi è mancato tutto questo."
E prima ancora che io potessi ribattere, mi tirò per un braccio, rotolando sul letto fino a farmi stendere sotto la sua figura.
Mi baciò sulle labbra, per poi proseguire sul collo.
"I miei ultimi due compleanni sono stati tremendi." Disse, guardandomi negli occhi.
L'immagine di Harry da solo in casa, tra le coperte del suo letto, senza nessuno che gli preparasse la colazione, o lo riempisse di baci al mattino, mi attraversò la mente insieme ad un tristissimo senso di angoscia.
Per questa ragione lo abbracciai e gli baciai la guancia sinistra, indugiando pochi attimi con le labbra sulla sua pelle.
Lui era qualcosa che non avrei mai più voluto perdere, per nessuna ragione al mondo.
Quando tornammo insieme Harry mi promise che da quel giorno in poi non sarebbe più stato un codardo, ma che avrebbe lottato per me, a qualsiasi prezzo. Ma anche io avrei lottato, contro tutto e tutti pur di rendere gloria al nostro amore.
Quando ci allontanammo, Harry si sedette sul letto, appoggiandosi alla testiera.
Io presi il vassoio dal comodino, poggiandolo sulle sue gambe.
"Ti ho mai detto che ti amo?" Disse, dopo aver visto le uova strapazzate e le frittelle.
Io gli risposi con un occhiolino, accarezzando il suo braccio con la mano.
"E questo cos'è?"
Alzò la piccola scatola con un vistoso fiocco rosso sopra, sventolandola davanti i miei occhi.
Feci spallucce, sorridendo.
Sapevo non fosse molto amante dei regali; per quanto anche lui amasse festeggiare il suo compleanno, odiava l'idea di farmi spendere troppi soldi per un regalo. Diceva sempre di preferire cento volte soltanto una buona colazione e qualche bacio da parte mia, piuttosto che qualche regalo sfarzoso e costoso. Ma nonostante ciò, io mi ostinavo a fargli un piccolo regalo.
Harry strappò la carta da regalo blu, negli occhi tanta curiosità; aprì la scatola ed i suoi occhi sfavillarono quando vide ciò che questa conteneva.
Era una collana in argento, con un ciondolo a forma di aeroplano di carta.
L'avevo vista qualche giorno prima nella vetrina di uno di quei piccoli negozi all'angolo della strada, e l'avevo guardata sorridendo perché mi aveva tanto ricordato lui.
Non so di preciso per quale ragione, ma a guardarla mi trasmetteva tanto la sensazione di fragile, di delicato. Mi aveva ricordato da subito i suoi occhi, a urlare in silenzio il suo amore nei miei confronti; il suo sorriso, a esprimere leggerezza; la sua espressione quella notte in ginocchio davanti a me, a piangere per il mio amore.
"È bellissima." Disse, alzando lo sguardo dalla collana.
Gli sorrisi, avvicinandomi al suo fianco.
Gli sfilai la scatola dalle mani, tirando fuori la collana, per poi aprire il gancio e richiuderlo dietro il suo collo.
"Grazie."
Si guardò il ciondolo che pendeva sul suo collo e si appoggiava sul suo petto, al centro tra i due passeri tatuati su di questo.
Mi sporsi in avanti, quando alzò il mento, regalandomi un bacio sulle labbra.
Appoggiai il capo sulla sua spalla, guardandolo mentre divorava la colazione. Sembrava così rilassato e tranquillo nel compiere quelle comuni azioni, che a guardarlo mi trasmetteva gli stessi sentimenti.
"Cosa ti va di fare?" Gli domandai.
Mandò giù l'ultimo morso di frittelle, "non hai lezione?"
Scossi il capo, "per oggi passo."
Harry sorrise, consapevole che se saltavo le lezioni quella mattina era soltanto per passare l'intera giornata insieme.
Suo fratello e suo padre se n'erano andati uno dopo l'altro, con sua madre non aveva mai avuto un bel rapporto, il resto dei nostri amici erano dall'altro capo del mondo; aveva me soltanto e non l'avrei lasciato neanche un istante a festeggiare il suo compleanno.
Era sempre stato così: io e lui insieme, senza nessuna festa sfarzosa, soltanto noi a festeggiare il suo compleanno insieme tutto il giorno.
Ed era ancora così, senza alcuna differenza. Il genere di nostra abitudine che avrei voluto non cambiasse mai.

Macchiati di nero [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora