"This love in tainted.
I need you and I hate it."
-Fool for you, Zayn."È finita."
E quella volta sentivo fosse finita davvero.
Questa volta è per sempre.
Era un per sempre differente però, un per sempre che ti si attaccava alla pelle perché in ogni caso, o ad ogni modo, avrei portato i segni della nostra storia sulla pelle per tutta la vita.
Quella volta era la fine, o almeno così credevo.
Quella volta ero stata io ad avergli chiesto d'andare via, quella volta ero stata io a chiedergli di lasciarmi andare, quella volta l'avevo io guardato negli occhi, uccidendolo con una sola parola.
E quell'addio era stato tremendo, distruttivo sotto ogni aspetto.
I suoi occhi lo erano stati, così pieni di rimorso, di paura, di colpevolezza, di amore.
Ma i giorni a seguire erano stati più semplici.
Harry era tornato dopo troppo tempo ed il tutto era successo troppo in fretta da non permettermi effettivamente di realizzare la sua presenza nella mia vita.
Ero ormai così abituata alla sua assenza, che averlo vicino allora mi suonava strano.
E di conseguenza era stato un bene non abituarsi troppo alla sua costanza, perché anche se l'addio era stato devastante, avevo potuto proseguire chiedendomi solo se quelle settimane fossero davvero accadute.
Perché lui non aveva combattuto ancora, era solo sparito come la prima volta.
Come non fosse mai esistito.
Capita a chiunque di vivere un attimo e di non riuscire a realizzarlo, bisognano i fatti per capire.
Ma se scappi e non affronti, se non lotti perché quel momento diventi una realtà a tutti gli effetti, non ti resterà che un ricordo sbiadito da rimembrare quando ancora cercherai di capire.
Anche se le emozioni sono state così vive d'aleggiarmi sulla pelle e sul cuore per giorni, anche se la tua presenza in questi giorni è stata tale da farmi stare bene e poi male.
Sarebbe stato come tu non fossi mai esistito.Era passata una settimana e poco più, io avevo riacquistato la mia routine con Lucas, anche se a volte, quando lo guardavo, mi appariva l'immagine di un corpo che non era il suo incastrato con il mio, ma chiudevo gli occhi e ripensavo a quella parola fine, così falsa e così vera, per poter proseguire.
Ultimamente Lucas era strano, era estremamente dolce, più del solito, più del dovuto, premuroso, preoccupato.
Ma non capivo il perché.
Si era presentato più volte la mattina a casa mia con due cornetti al pistacchio, i miei preferiti, in un sacchetto, mi aveva regalato un mazzo di rose senza nessuna ricorrenza legata. E anche i suoi ti amo erano differenti: erano più profondi, più dolci, più ricorrenti. Le sue carezze erano diventate più morbide, le sue mani più caute, le sue braccia più accoglienti. Era più ogni cosa.
Mi guardava con gli occhi lucenti ed ammaliati ed anche se erano gli stessi occhi di sempre, era come se con questi volesse comunicarmi qualcosa. Erano desiderosi di rivelare una verità stravolgente, nel senso buono.
Ma non riuscivo a capire.
Sapevo però, prima o poi, qualunque cosa nascondesse, qualunque cosa fosse questa verità, sarebbe venuta fuori.
Anche mio padre ultimamente era piuttosto strano, era anche lui più premuroso, più dolce e spesso davanti Lucas faceva battute che io non riuscivo a capire. Evidentemente contenevano doppi sensi a me sconosciuti.
Ma non prestai troppa attenzione ai loro comportamenti, solo quando venni a conoscenza di quella fatidica verità capii ogni cosa, compresi ogni comportamento, gesto, o parola.
Erano le otto e trenta in punto quando Lucas bussò alla porta di casa mia.
Dimenticavo di dire che oltre ad essere cambiati i suoi atteggiamenti, era anche diventato tutto d'un botto puntuale, quasi come un orologio svizzero.
Sembrava come se stesse cercando in ogni modo di non farmi arrabbiare.
Approfittai comunque di quella sua estrema gentilezza e dolcezza e mi godetti della sua puntualità premiandolo con qualche bacio ed un sorriso ogni volta.
Aprii la porta, trovandolo con ormai il solito sacchetto di cornetti caldi in mano ed uno smagliante sorriso ad illuminargli il volto.
Quella mattina era più raggiante di tutte le altre, lo era forse anche troppo.
Indossava un jeans poco aderente e blu notte, con una semplice T-shirt nera al petto ed una giacca color miele sulle spalle, abbinata alle scarpe.
Si avvicinò a me, agganciando una mano sul mio fianco ed attirandomi al suo corpo. Il bacio che ci scambiammo era poco casto è troppo voglioso, mi lasciò un po' interdetta e confusa.
"Lucas, molla mia figlia, è ancora troppo presto, non credi?"
A distrarci fu la voce di mio padre, che scendeva le scale, sorridendo verso Lucas, lanciandosi a vicenda occhiate complici.
Lucas rise e poi si morse il labbro inferiore, guardandomi. Io sorrisi, nonostante non avessi ben chiaro cosa intendesse mio padre. Pensai si riferisse al fatto che erano soltanto le otto del mattino, ma dai loro volti intuii che c'era dell'altro.
"Non per molto." Ammiccò Lucas.
Li guardai, mentre mio padre gli dava una pacca sulle spalle, annuendo con un sorriso smagliante sul volto.
"Devo essere gelosa?" Domandai.
Mio padre e Lucas risero, poi Lucas mi diede un bacio sulla guancia.
"Sta tranquilla, tesoro."
Allora alzai le spalle. Mio padre salutò entrambi prima d'uscire di casa.
Erano un paio di giorni che andava via ancora prima del solito e sapevo il motivo fosse questa fatidica e bellissima donna con cui usciva; tra una domanda ed un'altra ero riuscita a strappargli di bocca qualche informazione: era una donna divorziata da sette anni, senza figli e, sotto i suoi occhi, assolutamente bellissima ed affascinante.
Mi sarebbe piaciuto conoscerla, magari più avanti.
"È andato." Dissi, alludendo alla cotta da sedicenne che mio padre s'era beccato.
Lucas sorrise, sfregando una mano sulla mia schiena.
Ed era proprio questo quello a cui mi riferivo: mi stava guardando in quel modo ammaliato, completamente rubato, mi stava comunicando qualcosa con gli occhi.
Mi guardava come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto.
E le carezze che mi dava, così delicate sulla mia pelle, così premurose; le sue mani così dolci e caute; il suo sorriso così luminoso.
Sfiorai il suo viso con il palmo della mia mano, lasciandogli poi un dolce bacio a fior di labbra, ammaliata ed infinitamente grata di quello che inconsapevolmente lui mi dava e mi trasmetteva.
Con Lucas ero certa di una cosa: sarei sempre stata al sicuro, lontana da ogni forma di sofferenza o di dolore, lui non avrebbe mai osato farmi del male, non volontariamente.
"Ho una sorpresa per te, amore." Sussurrò.
Mi avvicinai al suo corpo, poggiando le mani sulle sue spalle.
"Mh..." Mormorai, baciando la sua guancia, "sono curiosa."
Lucas strinse la mani suoi miei fianchi, "devi aspettare l'ora di pranzo, purtroppo."
Corrucciai la fronte e strinsi le labbra, imbronciata.
"Ma io voglio sapere cos'è." Borbottai.
Lucas ridacchiò, stringendomi in un dolce abbraccio e dondolandomi.
Con il volto infossato tra i miei capelli e le braccia strette attorno alla mia vita, mi sussurrò all'orecchio quanto anche lui non vedesse l'ora di rivelarmi questa sorpresa, ma mi rimembrò che dovevo soltanto avere pazienza.
"Ne varrà la pena almeno?" Domandai.
"Spero sarai felice almeno la metà di quanto lo sono io all'idea."
Allora sorrisi, perché di Lucas mi fidavo ciecamente e non c'era ragione d'avere paura, o di stare in ansia. Non mi avrebbe mai delusa, nonostante io continuassi a farlo.
Infatti, quel peso, quel segreto, lo portavo sul petto, sul cuore e non c'era modo di liberarmene; dovevo solo sopravvivere con la consapevolezza d'aver deluso e tradito la persona che da me non si merita altro se non proprio fedeltà ed amore.
"Dai, ti accompagno!" Si staccò dall'abbraccio, "prima andiamo, prima arriviamo al momento della sorpresa." Sorrise.
Insieme, mano nella mano.
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Macchiati di nero [HS]
FanficE mentre anche questo foglio si macchia di nero, ti chiedo dove sei, ti chiedo se tornerai. Mentre cerco di capire se c'è un modo per fuggire, tu non torni mai. Mentre la bellezza d'essere stata felice si dissolve nel niente, tento di restare in pi...