Capitolo 29.

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"Io ti regalerò ogni singolo risveglio la mattina,
e poi lascerò i capelli scivolarmi fra le dita.
Ti regalerò ogni singola carezza quando è sera,
ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna."
-Senza Riserva, Annalisa.

Non ricordo di essermi mai sentita tanto bene in vita mia come in quella notte.
Fare l'amore con Harry aveva annientato ogni dolore.
Quella notte, dopo aver fatto l'amore, parlammo ancora, perché due anni sono tanti giorni, infinite ore, interminabili secondi. Parlammo di ogni cosa, tanto da farci credere che tutto il resto fosse svanito, tutto il dolore di quei due anni fosse svanito. Sapevo di star custodendo ancora altri segreti, ma una notte dopo aver fatto l'amore, certi segreti dovevano restare nascosti.
E forse era perché me ne vergognavo.
Ma stare distesa, tra quelle lenzuola di quel letto così accogliente, così caldo e così profumato, con il corpo di Harry al mio fianco, nudo e bellissimo, era abbastanza per spazzare via ogni pensiero, ogni altra cosa.
Mi bastava chiudere gli occhi per sentire la sua voce sussurrare il mio nome, per sentire la sua pelle calda e morbida sulla mia, per sentire il suo profumo e deliziarmi della sua essenza.
Era come fare ancora l'amore. Con lui l'emozione non finiva mai.
Harry era impresso sulla mia pelle quasi fosse un tatuaggio, ma con effetti stupefacenti.
E tra la mia piccola ed infantile classifica delle notti più belle che avessi mai passato, quella appena trascorsa, ed ogni ricordo ad essa legato, si piazzava gloriosamente tra quelle che io più amavo.
E mentre la mia mente fantasticava tra notti trascorse e fare l'amore con Harry ancora, quest'ultimo si mosse tra le lenzuola, borbottando come un bambino.
Sorrisi a guardarlo.
Era disteso sullo stomaco, con un braccio posato sul mio ventre e le dita a stringere la presa sui miei fianchi, quasi aggrappasse la sua vita alla mia, gli occhi chiusi ed il volto rivolto verso la mia figura.
Non credo esista qualcosa di più bello.
Sei tutta la mia vita e adesso che ti guardo non mi capacito di come io sia sopravvissuta tutto questo tempo senza te al mio fianco.
Io ero distesa di schiena invece, il volto rivolto verso il suo, un braccio sotto la testa ed uno a penzolare fuori dal materasso.
Ricordo le mille e uno mattine in cui io ed Harry ci svegliammo in questo modo.
E mentre lo guardavo ricordavo il nostro meglio e rimembravo la ragione per cui una vita senza di lui non avrebbe avuto più alcun senso.
Mi girai lentamente tra le lenzuola, appoggiando un braccio sulla sua schiena e scavando con il volto nel suo collo.
"Harry." Mormorai, "sveglia."
Mordicchiai il suo collo e lui scosse piano il capo, aggrottando la fronte.
Lasciò la presa sui miei fianchi, portando il braccio sotto al cuscino e girando il volto dall'altro lato.
"Lasciami dormire." Borbottò.
Io ridacchia.
Mi diceva tante di quelle volte quanto io fossi bambina, quanto fossi la sua bimba, per rimarcare il mio solito comportamento da ragazzina, ma lui a volte era pure peggio.
Con le dita disegnai piccoli cerchi sulla sua schiena e sorrisi, prima di alzami sui gomiti e baciare lentamente, indugiando con le labbra, la sua schiena e le sue spalle.
"Juliet." Borbottò, lamentandosi ancora.
La sua voce bassa e roca, impastata dal sonno e ovattata a causa del suo volto schiacciato sul cuscino.
Ma io amavo infastidirlo, perché era tenero e perché lui amava farlo con me in quelle mattine in cui avrei soltanto voluto riposare un po'. Era una piccola vendetta, che mi divertiva e che infondo so piacesse ad entrambi.
D'altronde lo riempivo di baci, più o meno.
Mordicchiai la sua pelle, la baciai ancora, con le dita lo pizzicai.
"Juliet, ti giuro che se mi alzo, ti lego alla sedia e torno a dormire lasciandoti lì." Ringhiò, dopo l'ennesimo morso.
Scoppiai a ridere. Solo allora decisi di lasciargli un po' di tregua, "va bene" sussurrai, appoggiando la testa sui cuscini e lasciandolo dormire.
Harry sospirò, ritornando con il braccio sul mio ventre e riagganciando le dita sui miei fianchi.
L'ombra di un sorriso sul volto, come avesse vinto chissà quale stupida battaglia.
I miei occhi caddero ancora una volta sulla pelle delle sue spalle e della sua schiena.
La notte prima avevamo parlato dei suoi tatuaggi, di quelli nuovi, di quelli con pezzi di cuore legati a ricordi, o di quelli senza alcun senso, del fatto che lui non facesse da tanto tempo un nuovo tatuaggio.
Quando stavamo insieme non aveva mai fatto un tatuaggio sulla schiena e nemmeno durante la mia assenza sembrava averne fatti, e una piccola idea brillò nella mia mente.
Mi divincolai piano dalla sua presa e non prestai attenzione al mio nome pronunciato ancora una volta dalle sue labbra.
Cercai tra i cassetti e sulla scrivania di Harry un pennarello nero, sperando vivamente ne possedesse uno.
Quasi strillai di gioia come una bambina quando lo trovai.
E con addosso soltanto la sua maglietta e niente più, il suo profumo, il nostro profumo, in giro per quella stanza, i ricordi di una notte d'amore lucidi e vividi nella mia mente, salii a cavalcioni sulla sua schiena.
"Juliet!" Ringhiò Harry, esasperato.
Ma non prestai attenzione alle sue proteste, tenendolo fermo per le spalle.
"Devo fare soltanto una cosa."
"Cosa vuoi fare? Juliet, io ti uccido." Si lamentò.
Solo allora aprì gli occhi e cercò di capire cosa stessi facendo.
Ma io sorrisi e mi abbassai al suo orecchio, "non lo faresti mai."
Sorrisi soddisfatta, quando non replicò e strinse le labbra, consapevole che non avrebbe potuto.
Così felice del fatto che molte cose sembravano essere tornate al loro posto: il mio cuore, la nostra storia, le mattine in cui era lui a destarmi dal sonno, le mattine in cui ero io invece a farlo, le notti passate a fare l'amore e la nostra essenza irresistibile più vivida che mai.
Strinsi il tappo del pennarello tra i denti, mentre piano scrivevo sulla pelle della sua schiena, a sinistra, all'altezza della scapola.
"Io e te, ancora."
La mia scrittura era leggera, chiara, elegante ed il nero di quel pennarello sulla sua pelle rendeva più limpida l'idea di quella piccola frase.
Io e lui, ancora.
Perché io e lui avevamo fatto l'amore ancora, c'eravamo detti ti amo ancora, c'eravamo baciati ancora, c'eravamo sorrisi ancora, c'eravamo amati ancora; forse più di prima.
Perché io e lui eravamo una volta ancora.
Insieme, amanti, felici, innamorati, voluti, desiderati, impazziti.
Richiusi il pennarello, appoggiandolo sul comodino ed ammirando ammaliata quella piccola scritta.
Era mio, quel ragazzo sotto il mio corpo e con il volto sprofondato sul cuscino, era mio.
"Cos'hai scritto?" Mormorò.
Con un occhio chiuso ed uno aperto, guardò la mia figura alle sue spalle.
Appoggiandomi alla sua schiena, baciai ogni angolo del suo volto scoperto, per poi scendere sulle spalle e sulla schiena, contornando quella dolce scritta.
"Io e te, ancora." Sussurrai al suo orecchio.
Harry sorrise, prima di girarsi adagio; io mi alzai sulle ginocchia, permettendogli di guardarmi. Posò le mani sulle mie cosce, accarezzandole.
"Vieni qui." La sua voce ancora calda e rauca, più del solito.
Annuii, abbassandomi.
Mi cullò, mi baciò il capo, mi strinse forte, fortissimo a se, fino a capovolgere i nostri corpi e a stringermi sotto il suo.
Non lo lasciai mai, ma lo strinsi anch'io. Lo strinsi perché adesso lui era lì, ed anche io lo ero, e non c'era assolutamente altro posto in cui avrei voluto essere.
Le sue braccia, le sue mani, il suo corpo, le sue labbra ed i suoi ti amo erano tutta la mia casa, tutto il mio volere, ogni mio desiderio ardente e delicato.
"Come devo fare con te? Che mi svegli al mattino e mi scrivi sulla schiena?" Disse, sfiorandomi il volto con le dita.
Io ridacchiai, allungando il volto per lasciare un leggero bacio sulle sue labbra.
Sfregai il naso contro il suo in un dolce bacio eschimese, mentre lui sorrideva e mi concedeva la possibilità di morire davanti quel sorriso, davanti quello sguardo.
E la felicità a brillare nei nostri occhi.
"Mi puoi soltanto amare." Ridacchiai.
Harry mi guardò per istanti interminabili dritto negli occhi.
"Ma io ti amo," sussurrò, sposando alcune ciocche di capelli dal mio volto, "ti amo tutti i giorni, ogni secondo che passa." Baciò la mia guancia.
Il contatto delle sue labbra era delicato, dolce, leggero, tanto da mandare i brividi in ogni parte del mio corpo.
C'erano baci con Harry che non era necessario fossero troppo violenti, passionali, o profondi, per inebriare il mio corpo di brividi e risultare più intimo di ogni altro contatto.
Harry anche soltanto sfiorandomi entrava in contatto con ogni strato di me stessa.
"Allora non c'è niente che tu possa fare." Sussurrai.
Mi guardava dritto negli occhi, senza timore, mi scavava dentro e cercava chissà quale verità; ma non avrebbe potuto trovare altro se non quella del mio amore irrimediabilmente nei suoi confronti. Ero un libro aperto, un rifugio scoperto, lui in ogni caso, ad ogni modo, prima o poi, mi avrebbe sempre scoperto.
Lasciai sfregare le nostre gambe ed i nostri corpi si riscaldarono, quando baciò il lobo del mio orecchio e poi il mio collo. Spinse i fianchi contro i miei, io rimasi a corto di fiato.
L'aria intorno a noi stava diventando soffocante ed i ricordi di una notte passata a fare l'amore si stavano facendo largo violentemente tra il resto dei miei pensieri.
Harry continuava a baciare la mia pelle, a scorrere il mio corpo con le mani ed io continuavo a stringere le gambe attorno alla sua vita.
Che se quella mattina la sveglia non avesse preso a suonare, distraendo le nostre menti e rallentando i nostri cuori, avremo fatto l'amore ancora.
Perché quando inizi non sai come smettere.
Harry sorrise, io ricambiai; consapevoli delle nostre voglie e dei nostri segreti.
"Avresti dovuto spegnerla." Disse, alzandosi per spegnere quell'aggeggio infernale.
Alzai le spalle, mettendo i piedi giù dal letto. Il pavimento sotto i miei piedi era freddo, così mossi le dita dei piedi per riscaldarmi.
Lo guardai, con le mani dietro la schiena; Harry davanti lo specchio cercava di vedere la scritta che avevo inciso sulla sua spalla.
Arricciò le labbra e scosse la testa in disapprovazione, ma io sorrisi perché lo vidi nascondere un sorriso mentre afferrava una t-shirt dal cassetto e la indossava.
Saltellai fino ad essere al suo fianco.
"Smettila di borbottare, che ti ho visto sorridere." Lo pizzicai sul fianco.
Harry trasalì, richiamando il mio nome, io scoppiai a ridere.
"E tu smettila di mordermi, o di pizzicarmi." Protestò.
La sua mano batté una pacca giocosa sul mio sedere, ma io risi più forte, trascinandolo con me in un abbraccio, fino a perdere l'equilibrio e a cadere per terra come due stupidi.
Non ricordo di aver riso tanto in vita mia, con lui.

Macchiati di nero [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora