"Ora che ti ho perso, so di aver perso tutto. Malgrado ciò, non posso permettere che tu scompaia per sempre dalla mia vita e mi dimentichi senza sapere che non ti serbo rancore, che fin dall'inizio sentivo che ti avrei perso e che tu non avresti mai visto in me quello che io vedevo in te. Voglio che tu sappia che io ti ho amato fin dal primo giorno e che continuo ad amarti, ora più che mai, anche se non vuoi sentirtelo dire."
-L'ombra del vento, Carlos Ruiz Zafòn.Harry's pov.
Juliet dormiva e fuori si era abbattuto un temporale. Lampi e tuoni scuotevano la notte, facevano tremare il cielo.
Il vento e la pioggia fecero sbattere la finestra nella mia stanza, Juliet si mosse tra le lenzuola del mio letto, stringendo queste tra le sue esili braccia; la sua pelle si ricoprì di brividi così mi alzai cautamente dal letto, stando attento a non svegliarla, per chiudere la finestra.
Dormiva beata, con un'espressione, dipinta sul volto, rilassata, con la testa premuta sul cuscino, le labbra socchiuse, il corpo aggrovigliato tra le lenzuola.
Era una delle immagini più belle che avessi mai visto; lei era così candida, così pura ed io ero così innamorato.
Dopo aver chiuso la finestra, ritornai al suo fianco, sedendomi accanto al suo corpo e sfiorandole poi il volto con la punta delle dita.
Tremai piano perché l'amavo così forte.
Ripensai un attimo a quello che era successo, a tutto quello che avevamo passato, al nostro futuro, alle sue parole.
Mi ritrovai a pensare che ancora una volta la causa del suo pessimo stato ero io. Se solo quella mattina non fossi scappato via come un codardo per paura delle sue parole, della sua reazione, se solo avessi combattuto di più ancora, lei non si sarebbe ritrovata a bere tanto da star male.
Ma lei non aveva risposto alla mia domanda, non quella notte, ed io ero fuggito via.
Non voglio giustificare alcuna mia azione perché sono consapevole d'essere sempre stato un codardo e d'essere sempre fuggito via dai problemi; ma quella notte più che mai avrei soltanto voluto che lei rispondesse a quella domanda, soltanto per sapere se esisteva ancora qualcosa per cui valeva la pena lottare e farsi del male. Solo dopo averla vista ubriaca, solo dopo averle sentito urlare che mi odiava con la stessa intensità con cui un tempo mi diceva d'amarmi, capii che lei sarebbe sempre stata una valida ragione per combattere e per farsi del male.
D'altronde, se non era per lei, per chi allora? Per nessuno.
Mentre carezzavo dolcemente il suo volto, Juliet aprì piano gli occhi.
"Harry." Sussurrò.
Ebbi la pelle d'oca al suono della sua voce appena sveglia.
"Bimba." Mormorai.
Con le mani lei cercò le mie, cercò un appiglio che, dopo anni, trovò.
Andai incontro alle sue, stringendole le dita tra le mie, stringendole forte solo per farle capire che quella volta io c'ero e che non avrei voluto essere in nessun altro posto.
Solo al suo fianco per tutta la vita.
Sospirò, poi alzò gli occhi, puntandoli nei miei.
"Mi abbracci?" Disse, piano.
Il mio cuore batté all'impazzata al suono di quelle parole, così delicate, così fragili, che non avrei voluto più sentire altro se non quella dolce e tenue richiesta.
Come avrei potuto negarle un abbraccio? Lei avrebbe avuto da parte mia ogni cosa desiderasse, non mi sarei più fermato, avrei esaudito ogni richiesta, pur di farla sorridere ancora.
Promisi a me stesso che da quella notte in poi sarei stato la ragione dei suoi sorrisi, non la causa dei suoi tormenti. Le giurai in silenzio amore eterno, anche quando lei da me niente più avrebbe voluto.
Così feci scorrere un braccio sotto la sua schiena, sollevandola e portando il suo corpo contro il mio petto; lei si aggrappò alla mia maglietta e sospirò quando il suo corpo entrò in collisione con il mio.
Ci riscaldammo a vicenda, i corpi, le mani, i nostri cuori.
"Grazie." Mormorò contro il mio petto.
Annuii e le lasciai un bacio sulla fronte, "adesso dormi, piccola. Hai bisogno di riposo."
Lei annuì e chiuse gli occhi, ma prima che potesse abbandonarsi al sonno completamente, sussurrò qualcosa che però arrivò dritta e forte al centro del mio cuore, tanto da farlo battere come un matto, tanto da farmi tremare disperatamente.
"Ho bisogno di te."
Solo poche ore prima aveva mi urlato di non aver bisogno di me.
Ma in quel momento lo disse come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, come se io non fossi la causa principale di ogni suo male, di ogni suo dolore, di ogni sua pena.
Sapevo che in quella notte piena di "ti odio" urlati al vento, soltanto per non urlare un "ti amo", piena di lacrime e poi di sorrisi, piena di speranze, di piccoli barlumi di luce accesi, di desideri, di carezze, di sussurri, ogni cosa era destata dall'alcol, ma soprattutto dalla fragilità del momento, dalla paura e di quel nostro amore dannato che la consumava così tanto e la distruggeva.
Ma mentre le accarezzavo il capo, mentre la cullavo per tutta la notte, mi ricordai ancora una volta che qualunque battaglia avrei dovuto combattere, contro chiunque, contro qualsiasi cosa, non mi sarei arreso, ma l'avrei amata ogni giorno di più.
"Perché ti amo, piccola mia, ti amo." Le sussurrai all'orecchio.
Consapevole che non avrebbe mai potuto sentirlo. Il suo respiro leggero e calmo, rendevano evidente il fatto che stesse già dormendo, abbattuta dalla stanchezza e dalla sbornia.
Avrei comunque avuto tempo, tutto il tempo della mia vita, per ripeterglielo, questa volta, guardandola negli occhi.
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Macchiati di nero [HS]
FanfictionE mentre anche questo foglio si macchia di nero, ti chiedo dove sei, ti chiedo se tornerai. Mentre cerco di capire se c'è un modo per fuggire, tu non torni mai. Mentre la bellezza d'essere stata felice si dissolve nel niente, tento di restare in pi...