"A volte capita di non volerlo lasciare andare, il dolore, perché ci sembra di perdere anche le ultime sensazioni che ci legano a qualcuno."
-Massimo Bisotti.Non basta molto per distruggere qualcosa... O qualcuno.
Bastano esattamente pochi secondi, poche parole e/o addirittura un solo sguardo per infrangere una vita di progressi.
Bastano istanti contati, attimi, quasi; bastano parole non dette, o dette forse un po' troppo, occhi asciutti, o colmi di lacrime, cuori spezzati, o forse troppo freddi e dannati, anime bruciate, o forse solo troppo arrabbiate.
Bastano persone spietate, o semplicemente troppo ferite, o troppo impaurite.
Basta davvero poco.
Ma sapete qual'è il punto di tutto questo? Che non importa quanto abbiamo lottato per costruire, mantenere in piedi gli sforzi di un tempo. Saremo sempre troppo cechi, o forse troppo sordi, per vedere, o sentire che anche una sola frazione di secondo, può essere micidiale.
Ad Harry erano bastate esattamente due parole per distruggere la nostra storia: è finita.
Ad Harry era bastato poi un solo sguardo per mandare in frantumi il mio cuore.
Non penso, mio malgrado, dimenticherò mai quegli occhi quando m'hanno guardata quel giorno, anni fa, prima che mi lasciasse: erano vuoti, spenti, pieni di paura.
E non c'era niente che potesse ferirmi di più del vedere quegli occhi vivaci, luminosi e belli di cui mi ero perdutamente innamorata, non esserlo più.
A volte, me lo chiedevo se si era mai pentito di quella sua scelta, se si era mai pentito d'avermi lasciata andare. A volte, mi chiedevo se gli mancavo almeno un po', o mi fermavo a pensare se anche lui stesse ricordando come la nostra storia avrebbe fatto invidia a chiunque. A volte, mi sedevo a guardare la tv, ma non la guardavo davvero, semplicemente fissavo lo schermo del televisore che proiettava diversi scenari, mentre immaginavo come sarebbe stato un suo ritorno. Era un modo per coprire il fatto che la mia mente stesse diventando una videoteca di stupidi filmini mentali in cui sognavo una vita dove ero un po' più felice.
Comunque non credevo sarebbe successo davvero. Harry ancora nella mia vita era qualcosa che ormai proiettavo soltanto nella mia mente e non nella vita reale.
Nonostante tutto era lì adesso, nella mia vita di tutti i giorni. Costante o meno, lui però c'era.
Quella sera, in ospedale, non era stato facile. Avevo dovuto combattere contro il violente bisogno di sfiorarlo; e per poco mi ero lasciata andare al suo tocco, alla magnificenza delle sue mani sempre così delicate. Mancava così poco prima che mi lasciassi andare anche all'incanto delle sue labbra.
Baciarlo, mi sarebbe piaciuto.
Baciarlo piano, lentamente, godere di quel piacere dolce e, al tempo stesso straziante.
Baciarlo poi violentemente, passionalmente, e godere ancora di quel piacere dirompente, travolgente e infuocato.
Baciarlo per pochi istanti, solo per sentire per un solo secondo ancora quelle labbra sulle mie.
Baciarlo poi ancora, ma questa volta per tutta la notte, solo per sentire ancora cosa si prova a sentirsi vivi.
Baciarlo contro il muro, sul letto, in terra.
E no, non è volgare da pensare, ma è solo verità. Perché che fosse stato passionale, o leggero, non sarebbe importato; sarebbe stato il bacio più bello della storia, della nostra storia, della storia di due esseri umani perdutamente innamorati, ma troppo spaventati.
Ma era esattamente questo che facevo tutte quelle volte ferma a fissare lo schermo del televisore: analizzavo tutto quello che mi sarebbe piaciuto fare con lui, dalle cose più pure a quelle meno caste, e poi immaginavo come sarebbe stato se fosse successo davvero.
Era masochismo, lo so. Ma ad una donna con già tanto dolore, cosa importa altro dolore da cui però può anche trarne piacere? Assolutamente niente.
Baciarti ancora? Sì, mi piacerebbe.Chiusi la porta di casa mia, appoggiai ancora una volta quella sera la borsa sul piccolo mobile accanto la porta ed abbassai di nuovo gli occhi sulle mie dita, sfiorando quell'anello e sospirando.
Pochi secondi dopo mio padre fece il suo ingresso in salotto, con il cellulare in mano ed il volto stressato, rovinato dalle rughe e anche dai problemi di una vita.
Mio padre non aveva avuto una vita semplice. A dieci anni aveva perso entrambi i genitori e poi era stato adottato da persone alle quali di lui non era mai importato veramente nulla, a loro importava soltanto il quadro della famigliola apparentemente felice, che lo fossero davvero o meno, per quell'uomo e quella donna, che io chiamo "nonni" soltanto in loro presenza, non è mai importato. Mio padre era stato il rimpiazzo di un figlio che non avevano mai avuto.
Alla maggiore età era poi scappato di casa, era stato arrestato due volte per tentato furto, tenuto in custodia per rissa nei bar.
A venticinque anni s'era innamorato e in un solo anno si era spostato ed avuto una figlia, con mia madre. Sette anni dopo, hanno divorziato. Con mia madre avevano sempre tenuto buoni rapporti, fortunatamente. Solo che lei dopo il divorzio era volata, trascinandomi con se, in un altro continente per non so ancora quale preciso motivo. Io pochi anni dopo ero tornata da mio padre, non mi piaceva stare troppo lontana da casa.
È stato lì che ho incontrato Harry: lo stesso anno in cui ero tornata a casa.
Ma questa è un'altra storia, non quella di mio padre.
Un uomo che dopo il ritorno della sua bambina ha fatto di tutto per renderla felice, ma poi l'ha vista a poco a poco frantumarsi per amore, e non ha potuto fare niente per aiutarla. Lei non voleva essere aiutata.
Anche quando le cose sembravano essere migliorate, arrivavano poi sere come quelle in cui io facevo qualcosa e lui si preoccupava a morte, soltanto perché m'amava e non voleva perdere anche me.
Gli cadde il cellulare delle mani e mi corse incontro, afferrandomi per le spalle.
"Dove sei stata? Sei pazza?! Sei corsa via ed io mi sono così spaventato! C'era il diluvio fuori!" La sua voce alta, "e perché non hai risposto alle mie chiamate?!"
Chiusi gli occhi.
"Scusa papà." Sussurrai, "un amico aveva bisogno di me."
"Chi, Juliet?" Domandò, lasciandomi le braccia.
Ma lui non sapeva di Harry e forse era meglio le cose continuassero così.
"Papà, sto bene, okay? Ho solo bisogno di un bagno caldo e di andare a dormire."
Sospirò prima di annuire.
"Juliet, lo sai che se hai bisogno di me, io sono qua, vero?"
Annuii, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Sì, papà, lo so." Lasciai un fugace bacio sulla sua guancia, la peluria del suo mento punse la mia pelle, "notte."
"Notte."
Camminai lentamente in camera mia, dove recuperai qualcosa da mettere per la notte. Non ero mai stata una grande fan dei pigiami o dei completi da notte, ho sempre preferito qualcosa tipo una vecchia maglia ed un qualunque pantaloncino.
Quando tutto per il bagno fu pronto, mi fermai a guardare il mio riflesso allo specchio. L'immagine che rifletté mi sorprese. Era una Juliet diversa. Certo, i miei capelli erano umidi ed un pasticcio, lo stesso i miei vestiti, ma c'era qualcosa di diverso nel mio volto. Gli occhi erano lucidi, quasi rinati.
Avevo visto i miei occhi solo pochi mesi prima, li avevo guardati allo specchio, e non erano questi, era come se allora non ci fossero più, come se non ci fosse più quel brillante blu di cui un tempo andavo fiera. Era tutto buio, irriconoscibile.
Sfiorai con le dita il mio zigomo sinistro, scendendo lungo la guancia, fino alle labbra.
L'immagine di Harry che mi stringeva mi sfiorò la mente e tremai, piano.
Toccai con i polpastrelli delle dita la mia spalla, dove sono state le sue labbra.
Strinsi poi i miei fianchi, che avevano stretto prima le tue mani.
Sfilai la maglietta che indossavo e la strinsi al petto, assorbendone l'odore. Profuma tanto di te.
Lo stesso odore di un tempo, la stessa essenza.
Legai i capelli in una crocchia piuttosto disordinata e terminai di svestirmi prima di entrare dentro la vasca da bagno.
Il mio corpo venne invaso da una serie di brividi al contatto con l'acqua bollente, che calmava i nervi, rilassava i muscoli e cullava la mente.
Appoggiai la testa sul bordo della vasca, sentendo soltanto il silenzio mischiato al piccolo rumore dell'acqua che si muoveva insieme al mio corpo. Chiusi gli occhi e come succedeva ogni volta in cui la mia mente era debole per la sua assenza, quella di Harry, e alla nostalgia, m'abbandonai ad un dolce ricordo.
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Macchiati di nero [HS]
FanfictionE mentre anche questo foglio si macchia di nero, ti chiedo dove sei, ti chiedo se tornerai. Mentre cerco di capire se c'è un modo per fuggire, tu non torni mai. Mentre la bellezza d'essere stata felice si dissolve nel niente, tento di restare in pi...