Con l'evolversi della ricerca scientifica e l'avvento dell'epoca moderna sempre più spesso c'è posto un interrogativo: "Qual è il limite della scienza?"
Questa domanda, più che legittima, non ha una sola risposta, anzi meglio dire che non si ha ancora una risposta.
Chi e cosa ha il diritto e dovere di decidere un punto oltre il quale lo sviluppo diventa inaccettabile e immorale ancora non è deciso, alcuni si affidano alla Chiesa, altri al governo e c'è chi sostiene che non ci debbano essere limiti allo sviluppo.
Ma dei limiti ci sono sempre ed è giusto che ci siano, ma posso variare con il tempo e con l'evoluzione: un tempo era impensabile attraversare le colonne d'Ercole, che indicavano la fine del mondo, oggi i contatti con gli stati oltre oceano quali l'America e l'Australia avvengono tramite un clik via internet; molte delle cose che oggi riteniamo indispensabili un tempo non erano neanche ipotizzate.
Il vero problema non è il limite che la scienza deve porsi, ma a che spetta questo diritto, e quindi a quale potere deve sottostare la scienza.
Questo interrogativo nasce agli albori della ricerca scientifica da Glielo, illustre studioso degli astri e affermato sostenitore della teoria eliocentrica che fu costretto all'abiura impostagli dalla Chiesa del tempo, che aveva il controllo della scienza.
Galileo visse al seicento, dove ancora vigeva il principio dell'autorità, ovvero si doveva fare riferimento ai grandi autori dal passato per conoscere le verità. Tutto il sistema era ovviamente controllato dalla Chiesa, potenza di maggior influenza sul popolo, che si occupava di mettere "all'indice" i libri che andavano contro o che smentivano ciò che la Bibbia diceva, anche per quanto riguardava i temi scientifici.
La religione e la Chiesa, erano meno influenti che nel medioevo, ma pur sempre molto più presenti nella vita dell'uomo del seicento rispetto che in quella dell'uomo d'oggi.
Galileo non trovò il modo di conciliare scienza e fede, ma fu in grado di riconoscere l'indipendenza l'una dall'altra.
Egli sosteneva che fosse necessario dividere scienza e fede, fare una distinzione tra quello che è dimostrabile con procedimenti schematici e con tecniche che possono essere riprodotte anche da altri studiosi, e quello che è una questione personale, l'esistenza di Dio non è dimostrabile ne lo sarà mai, dipende da ogni singolo se credere o no nella sua presenza.
Dicendo così però, non vuole intendere che la scienza e la religione sono inconciliabili in una persona, e lui n'è la prova: ero uno studioso conosciuto in tutt'Europa ma anche un fedele, in lui si consigliavano entrambe le realtà.
La Chiesa non vedeva questa separazione e riteneva che la Bibbia avesse una valenza non solo religiosa e morale, ma anche scientifica e le conseguenze sono note, la condanna al rogo di Giordano Bruno e l'abiura di Galileo sono le prove della supremazia eclesiastica su tutti gli ambiti della vita quotidiana di un uomo del seicento.
Oggi la scienza è libera di agire e meno ostacolata di un tempo, ma come per tutto c'è uno sviluppo negativo: le scoperte, le invenzioni e le innovazioni sono vendute a caro prezzo sul mercato internazionale, e la mancanza di profitti di una ricerca può causarne la sospensione.
