Aiutiamo il nostro pianeta senza risentimenti.Tra i danni del passato e i problemi del presente non è facile trovare una risposta a come sarà il futuro, ma possiamo impegnarci a renderlo il migliore possibile.
Ogni giorno, sentiamo sempre più parlare di tutela e protezione dell'ambiente, da tutti i media ci vengono forniti dati e informazioni per tentare di sensibilizzarci nei confronti della Terra, ma quanto ascoltiamo e proviamo a fare veramente per salvare il nostro pianeta?
Quando l'uomo parla di questione ambientale commette una grande ipocrisia: nell'interesse reale, infatti, di ambientale c'è ben poco.
Oggi si cercano soluzioni e rimedi ai danni del passato e del presente, ma non per salvare la natura, per salvare l'uomo che anche in questo ambito dimostra un egoismo già noto dai secoli scorsi.
La Terra e l'ambiente che la costituisce non sono fatti solo dall'uomo e dalle sue esigenze, ma spesso questo è dimenticato e ritenuto di secondaria importanza rispetto alle esigenze di una sola classe che lo abita, quando in realtà siamo circa in 8,7 milioni di specie animali secondo i dati tratti dal National Geographic magazine del maggio 2013.
Fin dalle sue origini l'uomo ha provato a prevalere sulla natura facendola diventare un elemento al suo servizio e sfruttandola in modo inconsapevole e distruttivo, e ora ne paghiamo le conseguenze.
I forti cambiamenti climatici, le sempre più difficili previsione delle precipitazioni e delle siccità, l'incremento della potenza di alcuni fenomeni atmosferici è una giusta conseguenza e ribellione della Terra, che dopo secoli di sfruttamento incontrollato sente la necessità di richiamare l'attenzione su di se, mettendoci in allarme su quanto la nostra spensieratezza sia distruttiva e dannosa anche per noi, ma non solo.
H. Jonas, ne "Il principio responsabilità" del 1993, afferma che solo il presente abbia una voce e che il futuro si abbandonato a se stesso, senza alcuna possibilità di infierire sulle risoluzioni attuali, ma in realtà non è esattamente così: con la scusa del futuro si tende sempre a rimandare le decisioni, con la frase "in futuro faremo..." tutti gli organi decisionali si liberano temporaneamente di un peso, non pensando al presente, ma in realtà neanche al futuro; poiché l'uno dipende dall'altro in maniera indissolubile.
Come poter prevedere il futuro ancora l'uomo non lo sa, ma grandi segnali già ci rendono un'idea e non basta andare molto lontano per accorgercene.
La primavera è arrivata alla fine di febbraio, e già a marzo si può girare con giacche leggere; quest'anno di un inverno freddo non si è neanche avvertito il passaggio e cosa ci aspetta durante l'estate ancora nessuno lo sa.
I fiumi che straripano e allagano città, gli uragani che spazzano via metropoli, i terremoti sempre più frequenti e forti scuotono nazioni, l'aria sempre più piena di agenti inquinanti e le stelle che di notte sono nascoste dall'inquinamento luminoso continuano a non preoccuparci.
La Terra non regge più i ritmi dell'uomo, allora forse l'uomo deve essere in grado di adeguarsi a quelli della Terra; eppure la sete di soldi e di potere pare insuperabile, maggiore di quella di milioni di bambini che muoio ogni giorno a causa della scarsità delle risorse idriche.
L'industrializzazione sta proseguendo il suo cammino, abbattendo senza tanti problemi i polmoni della terra, grandi boschi sono calpestati e ciò che ne rimane è bruciato per permetterci una vita con ogni apparente comodità.
Siamo fortunati a non avere un olfatto troppo fino, poiché secondo dati di A. Ronchey, in un articolo pubblicato sul Corriere della sera il 20 agosto 2002, potremmo captare le nubi tossiche al disopra dell'Asia e dell'oceano Pacifico, dell'aria insalubre che copre l'Africa e l'America centrale e meridionale e quindi saremmo consapevoli di quello che respiriamo realmente, e da dove queste sostanze provengono.
Tutto ciò ebbe inizio con primo boom industriale che si ha all'inizio del '800 in Inghilterra, dove nacquero le prime fabbriche e con esse il primo inquinamento dato dei fumi prodotti dalla combustione del carbone utilizzato anche per far muovere treni e navi; con l'avvento dell'oro nero i consumi e l'inquinamento aumentarono senza preoccupazioni.
La politica ambientale in Italia nacque solo dopo la metà del V secolo e con essa una legislazione, art.117 della Costituzione della Repubblica Italiana, che si preoccupa della tutela dell'ambiente, degli ecosistemi e dei beni culturali, che però viene a fatica applicata.
Infatti attualmente, il sud del nostro paese è la sede dello scarico di sostanze chimiche inquinanti e pericolose.
Tutti i prodotti chimici che sono versati negli oceani non rimangono lì, arrivano direttamente sulle nostre tavole insieme al pesce e ai molluschi; i residui di plastica e lattine che disperdiamo nei boschi dopo un picnic vengono abbandonati sui prati e contaminano non solo un ambiente, ma mettono fortemente a rischio anche le specie che lo abitano.
Non abbiamo più il controllo dei nostri rifiuti e non sappiamo dove accalcarli; stiamo addirittura cercando un modo per disperderli nello spazio, perché la Terra oramai ne è satura.
Al Gore con Cari eco scettici sarebbe bello potervi dare ragione, pubblicato da "la Repubblica" nel 2010, ci apre gli occhi sulla quantità d'inquinanti: sono 90 milioni di tonnellate ogni 24ore, che riversiamo nell'atmosfera, e che contribuiscono ad aumentare il riscaldamento globale, che se estremizzato modificherà tutto l'ecosistema terreste senza che la nostra civiltà possa più fare nulla.
La pecca più grande dell'uomo è la sua concezione di antropocentrismo che gli attanaglia la mente.
Tutt'oggi si tende a considerare quello che è un bene per noi, che viviamo ora, e in questo posto, di tutto il resto non ci interessa molto.
Ma il mondo non è nostro, non è di nessuno; lo abbiamo preso in prestito dai nostri avi e lo dobbiamo regalare ai nostri figli, e che bel regalo sarà se pieno di spazzatura e nubi tossiche, che cosa diranno fra cent'anni di noi quando oramai non ci saremo più e dovranno rimediare ai nostri danni come noi dovremmo fare con quelli dei nostri predecessori?
La Terra è viva, anche se spesso non ce ne rendiamo conto e lo fa notare E. Boncinelli, in un articolo del 2005 sul Corriere della sera, l'asse terreste in seguito dello tsunami del 2004, ha modificato il suo asse terreste, il grande movimento delle placche e l'eruzioni vulcaniche sono un segno di quanto questa nostra "casa" si proprio come noi.
Anche un grande pianeta, ma non infinito, ha bisogno di protezione e di aiuto, e noi siamo i primi a doverglielo dare; siamo i suoi abitanti e il benessere del pianeta dovrebbe essere una grande preoccupazione; anche perché dal suo dipende il nostro.
Tutti i tentativi di sensibilizzarci alla questione ambientale sono più che giusti, ma bisogna anche fare qualcosa di reale e concreto; qualcuno deve partire con il buon esempio e spronare gli altri.
E non è detto che debbano essere solo le persone influenti e conosciute a dover incominciare perché compito di ognuno di noi, dal più piccolo bambino al più anziano, e ognuno deve essere in grado di fare la sua parte.