3 mesi prima...

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-È l'ultima possibilità che ti diamo. Non deluderci ancora, William, lo facciamo per te.

Non lo guardai neanche, non avevo alcuna intenzione di vedere la sua faccia contratta in uno sguardo di rimprovero. Sapevo che in realtà gli avevo fatto un favore.
Per ora avevano trovato la scusa giusta per allontanarmi dalla casa perfetta, dal loro rispettabilissimo mondo ordinato e composto, in cui il loro tremendo figlio aveva scombussolato tutto.
Erano così ipocrite le parole che erano uscite dalle labbra di mio padre, non le sopportavo. Stava fingendo, perché in realtà non gli interessava niente di me.
Ero il figlio sacrificabile.
Lo ero sempre stato.
Tutto quello che aveva detto o fatto era successo per la donna che ora se ne stava seduta sul divano, con le spalle rigide e gli occhi lucidi che non riusciva a sollevare su di me.

Cazzo, guardami. Sono qui, non mi vedi?

-William. Guardami mentre ti parlo, lo sai che non sopporto la maleducazione.
Istintivamente mi si sollevarono improvvisamente gli angoli della bocca verso l'alto, in un ghigno. Davvero lo sapevo? Io dovevo saperlo, quando lui non sapeva niente di me?
Scrollai le spalle, voltandomi verso di lui. Eccolo lì, nella sua poltrona d'affari, impeccabile e con cipilio severo come chi sta stipulando un accordo e valuta ancora i pro e i contro, solo che in palio non ci sono importanti politici accusati di chissà quale delitto o innocenti di aver avuto rapporti poco opportuni con chissà chi.
In palio ci sono io.
E io non voglio essere un suo cliente. Non l'ho mai voluto, ma lo sopporto. Sempre per quella donna distrutta sul divano, quella che finito tutto si alzerà, tirerà su col naso, raddrizzerà le spalle e uscire sorridendo, nascondendo tutto.
Soffrendo in silenzio.
Mentre io mando all'aria ancora tutta la loro bella facciata. Ma stavolta sarà diverso.
Sta volta no, stavolta hanno deciso di eliminare il problema "William", ovviamente per me.
-L'aereo è fra tre ore - mi porge il biglietto Edward, mentre mio padre mi da le spalle.
Ed...alla fine anche tu?
Mio fratello fa fatica a guardarmi. Male male, dov'è il tuo carattere da squalo quando serve? Stai pugnalando tuo fratello alle spalle dopo tutto.
Fallo con eleganza almeno.
Prendo il biglietto.
Come immaginavo.
È di sola andata.
Me lo infilo in tasca, senza distogliere lo sguardo da quello scuro di mio fratello, che trema e cerca di reggerlo. Gli dispiace? Ma davvero?
Mi scappa da ridere.
Mi volto e apro la porta, fermandomi sulla soglia.

-Vorrei dirvi che mi mancherete...davvero. Ma al diavolo, siamo sinceri: no, non mi mancherete affatto!

Posso immaginare Ed che sorride appena. Mentre mio padre si irrigidisce sulla sua bella poltrona di pelle.
Ottimo lavoro Will.

Un Uragano all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora