-Quindi...Cat Mooney è davvero il tuo nome?-Catherine Mooneyson, per essere esatti. Ma tutti mi conoscono come Cat Mooney, mi piace il mio nome d'arte ed è quello con cui mi presento di solito.- mi confessa, mentre entriamo nella sua lavanderia di fiducia.
È un posto molto pulito, non molto lontano dal centro. Le pareti sono color crema il pavimento blu scuro su cui i tacchi di Cat producono un suono fine e provocante.
La ragazza che ci accoglie dall'altro capo del bancone avrà su per giù la stessa età di Cat, con morbidi capelli biondi lunghi fino alla vita e un sorriso dolce. Appena vede Cat la saluta calorosamente, mentre due occhi brillano dietro una spessa montatura di occhiali che le donano un aria più accattivante.
-Hey, guarda chi si fa viva, la mia gattina!
-Ciao anche a te, Mad! Ti ho portato un nuovo cliente!
La ragazza mi osservò con i suoi grandi occhi neri, come se volesse scannerizzarmi prima di sorridere facendo l'occhiolino alla sua amica:-Carino! Ma non è esattamente il tuo tipo, Cat...
Cat la interruppe fulminandola con uno sguardo mentre io sorridevo divertito:
-Oh, quindi la ragazza ha degli standard per gli uomini?
-Non esattamente...non devi darle retta!- la liquidò con un cenno, con enorme disappunto della biondina -È un po' strana...-
"Senti chi parla..." pensai tra me e me, mentre la ragazza allungava l'involucro contenente la mia famosa camicia. Mad l'aprì osservando la gravità del problema con occhio critico, facendoci passare una mano sia sopra sia sotto.
-Ok, devo dire che questa doveva essere proprio una bella camicia, eh?- mi guardò con una faccia pensierosa, per poi aprirsi un un bel sorriso -Ma quando te la ridarò sarà ancora più bella!
-Grazie in anticipo allora.
-Oh no caro, non ringraziare me, ringrazia Cat! Sono poche le lavanderie che se ne intendono, e questa è una di quelle. Ma visto che qui qualcuno sembra che non apprezzi la tua compagnia...come hai detto che ti chiami?- mi fece l'occhiolino, sorridendo.
-William Stones.
Le sorrisi, ma stranamente a quel ammiccamento non sentii la solita scarica di adrenalina, sebbene dovessi ammettere che Mad era una gran bella ragazza, e poi constatarlo ancor meglio quando fece scivolare le sue lunghe gambe appena velate da delle sottili collant sul bancone. La gonna stretta che portava le si alzò leggermente,ma non provai a guardare sotto.
Ok, avrei provato se non avessi visto Cat chinarsi a raccogliere qualcosa da terra, che in seguito identificai come un grosso ammasso di lardo e peli. Ma nel mentre non potei evitare di guardare il suo magnifico lato B e mi spiace per le gambe snelle e invitanti della sua amica, ma il suo lato B le batteva.
-E che ci vai qui a New York?
-Vivo, sai, la vita movimentata della Grande Mela!- le feci l'occhiolino, mentre la massa di pelo tra le braccia di Cat emetteva un miagolio di saluto -E tu?
-Io studio ancora, con Cat, solo che lei si occupa di arte, mentre io faccio psicologia. Condividiamo un appartamento da quando...
-Maddalena Nox!- la fulminó con un'occhiataccia la diretta interessata -Potresti tenere a freno il tuo malsano istinto di spifferare la tu vita e quella altrui a qualunque sconosciuto?
Mad scoppió a ridere, accavallando le gambe e facendomi un cenno divertito per poi bisbigliare: -Le do sui nervi solo perché sono molto più socievole di lei...
Notai Cat alzare gli occhi al cielo, lasciando scivolare a terr un grosso gatto rosso, prima di aprire la porta ed esordire:
-Hey, playboy, dobbiamo andare a pranzo. Ci si vede, Mad!
Alzai un sopracciglio, divertito.
Oh no, io non avevo proposto niente del genere, ma se questo era successo per intercessione della biondina...potevo esserne solo soddisfatto.-Ciao Cat, ciao "nuovo-standard-di-Cat"!
Cat la liquidó con un gesto esasperato che mi fece sorridere. Quella biondina mi stava simpatica, dovevo ammetterlo, ma Caschetto era un misto incasinato che mi ispirava.
Qualcuno di diversi con cui giocare.
La seguii di nuovo sul marciapiede salutando la sua amica per poi esordire:-E dove andremmo a pranzo?
-A casa mia. Io a casa mia, tu a casa tua. - sentenzió, porgendomi il casco -Mi sembra ovvio.-
-E se tu venissi a pranzo da me?
Sorrise, i suoi occhi mi studiarono attentamente. Quegli occhi verdida gatto, vividi e vivaci, che mi percorsero interamente, mentre con un dito si accarezzava le labbra carnose e dolci.
Dovevano essere così dolci e invitanti.
-Perché?
-Perché casa mia è vicino e mi sembrava gentile offrirti qualcosa dopo che la tua amica mi ha detto che è solo grazie a te se la mia camicia sarà meglio di prima.
Cat si morse lievemente un labbro, ticchettando con le unghie sul suo casco laccato, prima di infilarselo in testa con una mossa fluida e un sorriso le curvó le labbra:
-Ma tu starai dietro, questa volta.
Accettai, con un sorriso divertito.
Oh, bene...la preda all'interno del territorio del predatore.
Pregustavo già il sapore delle sue labbra sulle mie. La sensazione dei suoi capelli neri tra le mie dita. E la vittoria della conquista. Eppure mi sembrava che qualcosa non andasse ancora.Mi sedetti sulla moto dietro di lei,mentre faceva rombare il motore, aggressivo fra le sue gambe sode. Si voltò a guardarmi, sorridendo:
-Tieniti forte.
Poi scattò in avanti, imettendosi nel traffico e facendomi correre un brivido sulla schiena. Possibile che una donna del genere esistesse davvero?
Se fosse stata così anche in privato...
Sorrisi.Ve l'avevo detto che Will Stones ottiene sempre ciò che vuole.
Sempre, cara la mia Cat.
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Un Uragano all'improvviso
DragosteWilliam Stones. Figlio di uno degli avvocati più spietati di Londra, rampollo di una famiglia ricca e impegnata 24 ore su 24 a mantenere la loro facciata di perfezione. Un compito arduo con un figlio come lui, non disposto a fingere. E se un ragaz...