Cat Mooney .
Certo che New York doveva essere la capitale per eccellenza dei nomignoli bizzarri. E delle persone stravaganti, anche.
Ovviamente Dex non me ne aveva mai parlato perché per lui doveva essere qualcosa di normalissimo, come per me era stato per tutta la mia vita vedere la Torre dell'orologio del palazzo di Westminster, meglio noto come Big Ben, di Londra da appena sveglio.
Ora invece osservavo solo edifici ed edifici che cadevano a strapiombo su strade affollate e trafficate, caotiche e magnifiche a un tempo, con in mano una tazza fumante di caffè italiano. A volte ringraziavo mentalmente le origine italiane di mia madre per la tradizione del vero caffè, non quello allungato e disgustoso di tutto il resto del mondo.
Ne sorseggiai lentamente il liquido scuro, assaporandone la fragranza, senza neppure l'addolcimento dello zucchero a rovinarlo.
Forte e amaro, proprio come piaceva a me.
Osservai ancora il display del cellulare, su cui faceva la sua comparsa il bizzarro soprannome di Caschetto Nero. Perché doveva essere un soprannome, in quale mondo un essere umano sano di mente avrebbe chiamato la propria splendida figlia "Gatta lunatica"?
O i suoi avevano perso il lume della ragione o erano degli indovini, senza dubbio...almeno per lo strano modo in cui si era comportata con il sottoscritto. Aveva rovinato per metà la mia serata, terminata con partita a biliardino con la barista e poi la richiesta della rivincita e di un match tra le lenzuola che incredibilmente avevo declinato. Non ero abbastanza sbronzo da aver dimenticato il colpo basso nel mio orgoglio da parte di Caschetto Nero alias "Cat Mooney", e finché non l'avrei fatta mia non potevo pensare ad altro.
Dannazione al mio carattere di merda.
Amavo proprio incasinarmi la vita, eh?
Lanciai un'occhiata alla camicia bianca macchiata di vino appesa vicino al mio divano in pelle nero. Era ora della resa dei conti.
Non avevo alcuna intenzione di perdere altro tempo a pensare, perché era un fatto strano e bizzarro.
E non era da me, soprattutto.
Così schiacciai il pulsante di chiamata e attesi, accostando il telefono all'orecchio.
Partì subito la segreteria telefonica.
Non era un buon inizio.
Riprovai una seconda volta, con lo stesso risultato. Aveva davvero intenzione di non rispondermi?
Mi infilai il cellulare in tasca, sbuffando.
Ottimo.
Mi aveva dato buca ancora prima di farmi iniziare a giocare. Non credevo che questo potesse essere fattibile. Sbuffai, sfilandomi la maglia e dirigendomi verso la doccia.
Non era stato molto divertente. Per niente, e io avevo quasi rinunciato a una scopata per quella tipa. Al zia gli occhi al cielo, accendendo la doccia e infilandomici sotto appena l'acqua divenne bollente.
Pensavo che mi sarei potuto distrarre e invece...eppure non riuscivo a levarmi dalla testa i suoi occhi.
Erano davvero belli.
Certo, avevo conosciuto molte ragazze belle, ma quella aveva qualcosa di suo, che mi aveva smosso l'istinto e mi aveva attratto...probabilmente era perché non mi era caduta ai piedi come le altre.
Mi avvolsi in un accappatoio e strofinai i capelli con un asciugamano. Quando smisi potei osservare come le mie punte bionde sparassero in aria scompigliati e disordinati, prima che ci passassi una mano sopra.
Setii un suono attuttito e cercando tra i vestiti per terra recuperai il cellulare.
Toh, un messaggio.
Sorrisi nel costatare chi fosse."Se mi dici in che zona abiti ci potremmo organizzare per la lavanderia."
Avevo ben altro in mente che la lavanderia, ma in quel momento mi venne in mente come ottenere tutto.
E con tutto intendevo anche lei.****
Sono pronto.
Ho programmato tutto.
L'ho chiamata e ho fatto l'unica cosa che mi ha insegnato in modo magistrale e perfetto mio padre: contrattare.
La persuasione è sempre stata nelle mie vene, e anche quella mi è tornata utile più di una volta. Se poi aggiungiamo il fascino che non guasta mai e la mia dote naturale per le donne raggiungiamo la perfezione.
La perfezione di un disastro.
Alla fine tutti mi hanno sempre considerato solo quello.
Sono pronto e sono in anticipo.
Mi stupisco di me, ma in realtà non più di tanto.
Intuisco che non sarà facile.
Anzi, tutt'altro.
Ma mi piacerà.
Mi sono sempre piaciute le sfide e questa Cat Mooney è una bella sfida o solo apparenza...nel caso sarà mia in un modo o nell'altro.
Sono in un locale in centro, non troppo lontano dal mio attico.
Da notare la posizione strategica: adatta per un dopo serata da concludersi in bellezza nel mio appartamento, tra le lenzuola.
Chi vuole intendere, intenda.
Sto sorseggiando del vino, il sapore è buono e forte e mi infonde le sensazioni giuste per alimentare l'adrenalina.
Dex mi ha avvisato oggi.
Le ragazze di New York sono parecchio strambe, bisogna farci particolare attenzione, ma io non ci credo. Le donne sono sempre complicate da ogni parte del mondo.
Bisogna essere uomini veri per riuscire a semplificarle o almeno a tentare di capirle. Personalmente io sono molto portato.
Le donne sono creature magnifiche, fanno ogni cosa e reggono ogni peso con classe. O almeno cosí la pensavo prima.
Mi sento osservato.
Alzo lo sguardo e la vedo.
Indossa un paio di jeans aderenti infilati in un paio di stivale alti di pelle, una maglietta rossa che cade morbida e una giacca di pelle da motociclista.
Aspetta, quello che vedo sotto al suo braccio sinistro, mentre con la mano destra si sistema i capelli all'indietro, è un casco?
Cazzo.
Donne e motori.
Non ci posso credere.
Questa partita la sto giocando con una fuori classe. Lo vedo dal modo in cui sorride apertamente al barista appena entra, dal passo, da quelle gambe magre e perfette.
Glielo si legge in faccia.
"Hai trovato pane per i tuoi denti, Will"E cazzo, che pane!
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Un Uragano all'improvviso
RomanceWilliam Stones. Figlio di uno degli avvocati più spietati di Londra, rampollo di una famiglia ricca e impegnata 24 ore su 24 a mantenere la loro facciata di perfezione. Un compito arduo con un figlio come lui, non disposto a fingere. E se un ragaz...