XI Capitolo

97 8 7
                                    


Adoro questa piccola peste rossa.
Voi vi chiederete: ma chi è? Tua cugina? Perché Dex ne è innamorato a tal punto?
La storia è più lunga di quanto sembri e parecchio dolorosa, ma cercherò di riassumervela in modo semplice.

Dexter Manson è sempre stato il ragazzo impacciato e dolce che state guardando. Non fa lo stupido solo per la nostra principessa, no. Lui é buffo così, per natura, eppure sotto a quella massa scompigliata di capelli rossi ha uno dei cervelli più brillanti di tutta la nostra famiglia. Diplomato con lode, miglior studente di medicina dell'anno e tutti questi titoli da genietto.

Il pupillo della famiglia.

Un po' come mio fratello Edward per mio padre, solo che mio fratello non ha mai fatto alcun errore.
Ha sempre calcolato ogni mossa.
Mentre Dex...
Dex si é innamorato.
Ecco lo scheletro che tiene nascosto nel suo armadio.
Il piccolo impacciato nerd della famiglia un giorno ha portato a casa uno schianto di ragazza, LA ragazza perfetta.

Violette aveva tutte le carte in regola per far parte della famiglia Mason-Stone senza uscirne distrutta o smontata. Era intelligente, oltre che bellissima, stava per finire il college e avrebbe iniziato Giurisprudenza (punto a favore che aveva fatto brillare gli occhi a mio padre). Aveva un paio di grandi occhi di un blu oceano ineguagliabili, labbra a cuore, lievi lentigini sulle guance diafane e due paia di gambe che avrebbero fatto invidia a qualsiasi modella.
Ed era innamorata di mio cugino.

Questo fatto era a dir poco assurdo per me, quando mi era stata presentata pensavo che non sarebbero durati tanto.
Non crediate che sia stronzo per questo, Dex é un bel ragazzo, ma lei... Lei era luminosa, divertente e bellissima.

Ci eravamo tutti innamorati di lei, ma Violette non vedeva altro che Dexter.
E alla fine ero felice per lui, l'avevo accettato. Mai toccare la donna di tuo fratello o di tuo cugino, una delle poche regole che avevamo sempre tenuto da conto.
Poi, all'incirca un anno dopo che si erano messi assieme, la notizia.

Violette era incinta.

Avevano solo diciotto anni.
Avevano appena finito il College, nessuno dei due si reputava pronto a diventare genitore, eppure entrambi avevano accolto la notizia con gioia ed entusiasmo.

A differenza degli zii.

Il clima era cambiato, non vedevano più Violette per la ragazza splendida che avrebbe dato loro un nipote, ma come una manipolatrice che aveva calcolato tutto. Aveva abbindolato il loro unico figlio per avere la fortuna di famiglia e ora avrebbe rovinato il futuro di Dexter.

La tensione era stata palpabile.
La famiglia di Violette aveva guardato male la figlia, criticandola per essersi rovinata l'avvenire e il trasferimento nelle mura domestiche dei Manson non l'aveva aiutata.
Verso il quinto mese ebbe delle complicazioni, fu ricoverata d'urgenza.

Dexter aveva dormito in sala d'attesa per tutta la notte. Il mattino dopo era distrutto, solo. Non aveva avvisato nessuno e credeva di essere stato la causa di tutto. Aveva sottovalutato la situazione, mi aveva detto, aveva sottovalutato come si sentisse la sua Violette e la necessità di stare tranquilla.

E la mattina dopo si era ritrovato solo a guardare un bimba minuscola racchiusa in un'incubatrice.

Nell'arco di una notte era diventato padre e aveva perso la ragazza che amava.

Margareth era l'unica cosa che gli restava ed era per questo che aveva scelto di fare Medicina. Per aiutare gli altri e non sentirsi impreparato davanti a niente.
Ora a guardarlo si vede ancora un accenno di tristezza nei suoi occhi, ogni volta che osserva con adorazione la figlia vede in lei anche sua madre.
Ed è per questo che la nostra principessa è ancora più bella.

- Zio Wiiiiill!

Le rivolgo una occhiata, mentre metto gli occhiali da sole e appoggio il tramezzino sul piatto di plastica. Abbiamo appena finito di mangiare e già ha iniziato a correre di qua e di là inseguita da Dex.

- Aiutoooo! Vuole farmi prendere lo sciroppo!
- Fermati, Margie! Ti ho sentita tossire!
- No! Fa schifo! Ziooo!

Mi metto a ridere, mentre intervengo, sollevando sulla spalla la piccola prima che mio cugino l'acchiappi. È una piuma e la gonna ampia mi copre per un attimo un occhio. La sento ridere e vedo Dex piegato in due a riprendere fiato, la faccia quasi più rossa dei suoi capelli.
Ed è tutto dire.

- Non credi di essere un po' troppo apprensivo?
- Non si sa mai... E ora, me la terresti ferma?

Guardo Margie che mi fa gli occhioni dolci e mi basta una frazione di secondi per decidere da che parte stare.

In fondo non so dire di no alle donne... E chi riuscirebbe davanti a un faccino così dolce?

§§§

Mi butto sul letto, pensieroso.

Ho la schiena a pezzi a forza di rincorrere quella piccola peste rossa per tutto il parco, ma non è esattamente per questo motivo che sono caduto come un sacco di patate tra le lenzuola ancora sfatte del mio letto.
Sto cercando di mettere ordine nel caos che vige sovrano nella mia testa e che vortica intorno a un solo fatto: mio zio mi ha proposto un accordo.

Non dovresti neppure pensarci, sai perfettamente come funzionano gli "accordi" in famiglia!

Forse dovrei davvero dar retta a questa vocina fastidiosa che continua a mettermi in allerta ogni volta che sfioro quel pensiero e rianalizzo la faccia di mio zio Bob. Forse per una volta dovrei farlo...

Ma non è da me.

Mi alzo e scalcio via i pantaloni, subito seguiti dalla camicia che si accartoccia per terra come se fosse uno straccio. Solitamente sono un tipo discretamente ordinato, ma ora come ora voglio solo farmi una dannata doccia e non pensare.

Non pensare alla triste storia di Violette.
Non pensare allo sguardo di mia zia tanto simile a quello di mia madre.
Non pensare alle parole di Bob.

Passo in sala e accendo al massimo lo stereo, parte l'ultimo CD che ho infilato dentro un paio di settimane fa e che non mi sono ancora stufato di ascolare: gli Iron Maiden. Ho iniziato ad ascolatare questo genere di musica più per fare un dispetto ai miei che per altro, ma ora sono gli unici che a volte riescono a ridarmi qualcosa indietro.

A svuotarmi la mente o, a volte, semplicemente a riempirla di altro.

E mentre la musica e l'acqua bollente scorrono come un fiume in piena su di me, chiudo gli occhi e mi lascio guidare. Riesco quasi a tornare a quando avevo dodici anni, alla prima ribellione adolescenziale, quando ero solo una testa matta che voleva divorare il mondo.
Prima che la realtà mi facesse diventare quello che sono.

E cosa sono?
Non lo so neppure io.

Schiudo le labbra, alzando il viso contro il getto bollente e fitto che si libera dalla doccia sopra di me. Potrebbe essere lava da quanto è calda, ma difficilmente mi farà stare male.
Stare peggio.

- Ah... William...

Un brivido mi corre lungo la pelle, quasi lasciandomi senza fiato.
Improvvisamente mi allontano e vado a premere la mia schiena contro il freddo delle piastrelle azzurre della doccia, percependo il bisogno di raffreddarmi. Mi passo una mano sulla faccia prima di socchiudere gli occhi e dare le spalle all'acqua. Infosso il viso in un braccio, per poi passarmi una mano tra i capelli fradici.

Allungo una mano e giro la manovella, sentendo il calore scemare sostituito da una pioggia fitta di gocce ghiacciate, eppure il mio corpo è bollente.
Forse ha ragione Dex, devo trovare qualcosa da fare prima di impazzire... non voglio essere soffocato dai ricordi.
E forse anche zio Bob ha ragione.

In fondo impegnare il mio tempo dietro a giovani promesse del campo giuridico non mi farà male. Di certo non mi convincerà a tornare in un'aula di tribunale, come probabilmente sperano lui e mio padre, ma mi terra occupato.

E poi ho un debole per le donne in tailleur.

Un Uragano all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora