Someday

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Mi lascio cadere come un sacco vuoto sulla sedia dietro al bancone, in mezzo alle scartoffie del negozio e alle ricevute vecchie di mesi. Sembra esserci passato un ciclone, tanto disordine c'è. Invece è stata soltanto mia madre. Mia madre e la sua disperazione. Mia madre e il suo dolore. Mia madre e la sua depressione. È difficile accostare a mia madre parole diverse da queste. In ogni caso io non ci riesco. Non più.
E pensare che un tempo bastava la sua sola presenza a illuminare l'atmosfera del negozio, come quando accoglieva i clienti canticchiando allegramente con il sorriso sulle labbra, mentre mio padre... Non riesco a finire di formulare il pensiero. Una lacrima furtiva riesce a sfuggire al mio controllo e mi rotola giù per la guancia, si stacca e si schianta contro il tavolo di noce con un sonoro "plic", tra la polvere e i documenti. Il suo ricordo fa ancora troppo male. Soprattutto ora che ho fallito. Avrei tanto voluto renderlo fiero di me. La musica è sempre stata la mia grande passione, fin da quando avevo ricevuto come regalo di Natale il mio primo tamburello. Ricordo che giravo per la casa tutto impettito, come un piccolo soldatino, orgoglioso della mia "musica". Negli anni ho poi imparato a suonare la chitarra, mi sono destreggiato tra il pianoforte e la batteria e, da ultimo, ho preso in mano il violino. Avevo reso così felici i miei genitori quando avevo deciso di abbracciare quella che era la tradizione di famiglia, stirpe di liutai da generazioni. Avevo lavorato tanto per migliorarmi e perfezionarmi. Ed ero arrivato ad un passo dal coronare il mio sogno, il mio più grande sogno, quello di poter frequentare la più prestigiosa ed esclusiva scuola di musica del paese. Ad un passo. Finché, qualche mese fa, la catastrofe. Di colpo ho smesso di studiare, ho smesso di suonare. All'inizio passavo le mie giornate alla finestra, senza spiccicare parola, ancora aspettando di vedere l'auto di mio padre entrare nel vialetto e parcheggiare sulla ghiaia. Poi ho smesso anche di guardare.
Mi sono reso sordo e cieco al mondo. Ho smesso di vivere.
Questo fino a oggi.
Oggi sono tornato qui.
Non so perché l'ho fatto. Non so che cosa mi abbia spinto a rinvangare il passato anziché lasciarmelo definitivamente alle spalle.
Resto per un'attimo in silenzio. Una dolce musica giunge a solleticarmi l'orecchio e si insinua nelle pieghe della mia anima. Viene dai piani alti del vecchio palazzo, a qualche rampa di scale dal negozio. Qualcuno, lassù, è seduto al pianoforte. Riesco a immaginare le sue dita muoversi agili sulla tastiera, avvolte dalla luce calda del tramonto. Sono le note di " Someday". Una delle mie canzoni preferite. Questa musica riesce in un qualche modo a raggiungere il mio cuore gelido e buio e a scaldarlo. Almeno un po'.
Indugio per un attimo davanti alla pesante porta di legno massiccio che conduce al laboratorio, nel retrobottega. L'ultimo ad esserci entrato è stato mio padre. Appena prima che ci venisse portato via, appena prima che tutto il nostro mondo ci crollasse addosso, in rovina.
Sospiro, mentre accarezzo delicatamente le venature del legno antico.
Sospiro, mentre il pianoforte continua a riempire l'aria con le sue note dolci e struggenti.
Appoggio la mano sulla maniglia di metallo. Mi sembra gelida, il freddo mi penetra nelle ossa. Rabbrividisco.
Improvvisamente mi ricordo di lei. L'ho incontrata oggi, mentre venivo qui. Lei che ama la musica, anche se non può sentirla. È lei che suona. Muove semplicemente le dita sulla tastiera, senza sapere se i suoni che emette sono quelli giusti. Senza sapere che la sua musica è meravigliosa. Lei è quasi completamente sorda, ma ama la musica. Presto perderà completamente l'udito, ma ama la musica. Non se lo può impedire. Ama la musica come qualcuno ama il mare senza averlo mai visto. Lei ama la musica anche se non la sente. Ma la vede. La legge nelle persone che l'ascoltano, nelle loro espressioni, nei loro gesti, nei loro sguardi. Ama ciò che la musica è capace di generare nell'uomo. Emozioni. Come le corde di un violino, la musica fa vibrare l'animo delle persone.
Le mie corde sono ferme e fredde da tempo. Oggi per la prima volta le ho sentite tremare. Con il suo sorriso. Sento che forse, un giorno oppure oggi stesso, torneranno a produrre musica.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Mi lascio cullare dalle ultime note della canzone.

" ...Cause I won't let it get me down
Don't wanna wear this ugly frown
I can start again
I believe I can..."

Mi sento canticchiare a bassa voce.
Faccio un altro respiro profondo e apro la porta.

" When life takes me by surprise
I won't just close my eyes
I won't just let it be
Cause I'll be strong enough to fight
I know what's wrong or right
And I will find my way
Someday, someday"

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Ed ecco qui questo secondo racconto. L'idea è nata quasi per caso e l'ho in seguito rielaborata per un concorso. Questa è una versione migliorata.
Lasciatemi le vostre impressioni nei commenti, se volete condividerle.
Spero che questo breve racconto vi sia piaciuto!

~SpiritOfTheMountain, Anemone Cantastorie

La vecchia panchina del parco ~ racconti breviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora