La rondine e il guerriero

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Il guerriero alzò lo sguardo al cielo limpido di primavera, mentre il sole faceva timidamente capolino dietro le colline. I raggi dorati dell'aurora si insinuavano tra gli alberi come dita sottili, nel cielo sempre più chiaro stormi di uccelli danzavano nel vento.
Avrebbe mai visto un'altra alba? Avrebbe sentito ancora la brezza carezzargli dolcemente il viso, mentre ad occhi chiusi si godeva il tepore del sole nascente? Si sarebbe ancora lasciato cullare dal canto degli uccelli e dal fruscio gentile degli steli d'erba?
Forse avrebbe trovato la morte quel giorno, sul campo di battaglia, con la spada in pugno. Forse. Questo non poteva saperlo.
Quante vite stroncate, quanto sangue versato... Aveva ucciso così tanti uomini che uno in più o uno in meno non faceva la differenza sul carico che gli curvava le spalle. Eppure li ricordava uno a uno. Ricordava i loro occhi pieni di terrore, il loro respiro che si spegneva, il loro cuore che si fermava. Lasciavano il vuoto. Non si era mai lasciato prendere dai sensi di colpa che sovente lo assalivano, dal rimorso per i tanti errori compiuti, eppure in quel momento desiderava soltanto lasciarsi andare, di piangere persino. Ma i guerrieri non piangono.
Una rondine volteggiava nel cielo. Quanto avrebbe voluto seguirla, volare con lei, lontano, lontano dal quel teatro di morte. Avrebbe sorvolato le praterie, i campi, le foreste, i monti e le pianure, pur di sentire ancora una volta quel canto. Chissà se la luce della sua casa era accesa. Chissà cosa stava facendo, forse sedeva davanti alla finestra, mentre lui sentiva la sua vita scivolare via, scorrere inesorabile verso il declino.
Mentre la rondine, ignara di tutto, oppure troppo libera per accorgersene, continuava a volare, lassù nel cielo.

Gli eserciti schierati erano immobili sotto il sole ormai alto nel cielo. L'atmosfera era densa, pesante, fremente d'attesa. Silenzio. Anche la brezza taceva. Soltanto i cuori tambureggiavano nel petto dei soldati, sotto le pesanti corazze lucenti che presto si sarebbero riempite di polvere e di sangue. Qualcuno di lì a poco si sarebbe fermato per sempre.
C'era chi pregava, sussurrando frasi a mezza voce, chi rimaneva semplicemente in muto raccoglimento, con gli occhi lucidi rivolti al cielo. A cosa pensa, chi si trova in bilico tra la vita e la morte, di fronte ad un destino così incerto ed incombente?
Silenzio.
Poi, il profondo richiamo di un corno.

Correva. La spada sguainata, l'elmo calato sul capo, i capelli al vento. I suoi piedi battevano ritmicamente il terreno. Un passo dopo l'altro. Tutto pareva procedere al rallentatore. Ogni respiro lungo quanto una vita intera. La massa dei nemici, anch'essi in corsa, sempre più vicina. Poi l'impatto, terribile. L'aria divenne satura del clangore della armi. E la danza della morte cominciò.

Sangue. Morte.

Il sole stava calando, oltre la colline. Il guerriero giaceva riverso sulla schiena, poteva vedere il cielo farsi sempre più scuro. Le tenebre calavano infine su di lui e sul mondo. Una rondine attraversò il suo campo visivo. Incurante dell'orrore, continuava a volteggiare nel vento.
Elegante ed aggraziata.
Ora poteva vederla.
La vedeva danzare leggera come alla festa di primavera, nella luce morbida del tramonto, con una ghirlanda di fiori tra i capelli e la gonna che ondeggiava ritmicamente nell'aria. Gli sorrideva dolcemente.

Gli ultimi raggi di sole calarono dietro l'orizzonte. E la rondine volava.

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Buon giorno/sera/ pomeriggio/ notte a tutti voi che avete letto la mia storia! Spero vi sia piaciuta. Fatemi sapere cosa ne pensate, conto sui vostri consigli!
Grazie davvero a chi segue me e le mie storie! Siete fantastici!

La vecchia panchina del parco ~ racconti breviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora