Attenzione: sono perfettamente conscia di aver trattato un tema molto delicato e spero di averlo fatto nel modo giusto, senza ferire o sconcertare nessuno. Vi prego, però, di leggere questo breve racconto fino in fondo prima di giudicare.
Grazie e buona lettura.
***
Bastano poche frasi a far capire a Beatrice di non essere sola. Bastano poche righe che sembrano state scritte apposta per lei, come se una presenza invisibile avesse estratto dalla sua anima le parole che sente dentro e le avesse riversate sulla carta per renderle reali davanti ai suoi occhi. Una presenza invisibile saltata fuori proprio nel momento del bisogno. Un angelo, appunto.Dov'era finita la solitudine? Dov'era finita la solitudine mentre sentiva il cuore riempirsi di parole e sensazioni?
Era finita imprigionata tra soffici piume candide, dispersa nel vento dal volo di un angelo.
Anche lei, a volte, si sente un angelo. Non per meriti o purezza, sia ben chiaro.
È la trasparenza, la dote più evidente di Beatrice.
"Scusa Bea, non ti avevo vista."
"Hai ragione, ieri avrei dovuto chiamarti. Già che ci sei, mi passeresti il compito?"
"Mi spiace tesoro, ora devo proprio andare a una riunione. Il tuo compleanno lo festeggeremo domani. Dopotutto, è solo un giorno di ritardo..."
Era ieri il suo compleanno. Non oggi. Se si è confuso perfino suo padre, figurarsi se qualcuno si è ricordato di farle gli auguri. Ma quando mai.
Lei non pretende la luna, e se è per questo nemmeno il sole. Lei vorrebbe soltanto che qualcuno si ricordasse di lei. Che qualcuno la guardasse negli occhi e le dicesse che per lui o per lei è importante. Un amico, o un'amica. Nulla più.
Per la verità, lei un'amica ce l'ha. È Miranda, la prima della classe. Quanto invidia quella ragazza...bei voti a scuola, una famiglia felice. Poi, ovviamente, per Miranda qualsiasi scusa è buona per lamentarsi.
Un errore di distrazione, che tragedia...
Pretendono tutti che passi loro i compiti, poi volto le spalle e mi sparlano dietro! Ma che ci sto a fare qui...
Che stia zitta. Miranda non ha mai passato ciò che ha passato ciò che lei vive ogni giorno.
Ciò che Beatrice non sa, è che a volte anche Miranda si sente un angelo. Quando aiuta qualcuna a studiare, per esempio. Quando cede il suo posto sull'autobus a una persona anziana. Quando sorride anche se sta soffrendo. Perché se a un angelo si spezza un'ala, ne utilizzerà sempre le piume rimaste per imbottire un cuscino da donare a chi dorme steso a terra, in un angolo sporco.
Il cielo e l'emarginazione non sono poi così distanti.
Angelo.
Angolo.
È solo una vocale sospesa tra cielo e terra a tenerli separati.
Già, perché? Lei di cicatrici sui polsi ne ha solo qualcuna. E la maggior parte di esse è stata lasciata da Lucifero, il gatto. Non le piace accanirsi contro sé stessa. E poi, il sangue le fa impressione.
Ecco una cosa che le è passata per la testa più volte. Un ponte molto alto vicino a casa sua, un ponte a strapiombo sulle gole scavate dal fiume. Ha pensato molte volte alla sua vita come attimi effimeri a cui mettere facilmente fine, come una rosa recisa che perde i suoi petali.Beatrice sospira, rannicchiata in quell'angolo semioscuro di una biblioteca che sta per chiudere. Vuole ricominciare a leggere, ma su quel foglio di bloc notes, che ha trovato infilato in un libro che nessuno leggeva da tempo, non c'è scritto più nulla.
Crede di sapere chi l'ha lasciato lì. Una ragazza dell'anno precedente. Una ragazza che un giorno aveva lasciato una scuola intera silenziosa e attonita, con il suo ultimo gesto scolpito nei muri.
Poi viene la telefonata. La sua voce e quella di Miranda si sovrappongono e si calpestano.
Passano due giorni e lei è lì, sul ponte. Non ricorda più quelle parole urlate al telefono. Nelle sue mani e nella sua mente c'è spazio solo per una bomboletta di vernice spray che probabilmente è illegale. Sa chi ci ha messo la reputazione di brava ragazza per acquistargliela e recapitargliela nella cassetta della posta.
Beatrice si avvicina alle strette sbarre del parapetto del ponte. Si arrampica e le scavalca agilmente. Non prima, però, di averci affrancato solidamente una corda robusta. Ora si trova su una rete di sicurezza dalle maglie molto fini.
Sotto di lei, il nulla.
È vestita interamente di nero, ad eccezione della mascherina bianca da sprayer.
Il suo è un lavoro veloce ma pulito.
Termina, risale sul parapetto e si cala sul marciapiede.
Ora, sopra il vuoto, galleggiano due ali candide. Per tutti coloro che hanno perso le proprie.
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Ecco qui. Questa storia era pronta già da un po', ma ho aspettato a pubblicarla perché non sapevo se il tema fosse stato trattato nel modo giusto. Ma visto che si parla di una realtà purtroppo diffusa ho pensato che fosse opportuno spenderci qualche parola in questa raccolta.
Chi mi conosce forse saprà anche perché l'ho fatto, e sa di non doversi preoccupare per me. Mi sono immedesimata, ma quella descritta non è per fortuna la realtà che vivo.
Io voglio solo invitare al coraggio di guardare in faccia la vita, e se necessario a farle qualche linguaccia. Tanto lei non si offende.
Ho pensato di mettere le parti a bloc notes sotto forma di foto, come esperimento. Ditemi se avreste preferito diversamente.
Grazie mille per aver letto, e se desiderate comunicarmi qualcosa con un commento o via messaggio privato non esitate.Buon proseguimento su Wattpad!
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La vecchia panchina del parco ~ racconti brevi
NouvellesRacconti brevi per chi è in cerca di una storia. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Al centro del vecchio parco abbandonato c'è una panchina. È proprio lì, davanti a te, ti basta oltrepassare quegli alberi per vederla. Ora avvicinati, non e...