Qualcosa che resta ad aspettarti

52 5 4
                                    

Qualcosa che resta ad aspettarti. Al di là della prateria, oltre l'oceano sterminato, anche quando sai che mai più ci ritornerai. Qualcosa che ti scalda il cuore anche nelle gelide notti invernali, che te lo riempie di nostalgia.
Il tuo paese.
Quella terra lontana, incastrata tra i monti e la pianura, quella terra maledetta che non ti ha mai dato ciò che volevi, quella terra povera, sì, ma che sempre ti aspetta ed è pronta ad accoglierti. Quella terra che è la tua casa, che tu lo voglia o meno, quella terra che non ti appartiene, ma di cui tu sei parte.
Sei partito una sera di primavera, in silenzio, come un ladro. Nessuno ti ha visto. Nutrivi la speranza di un'altra vita oltre l'oceano, in quel paese che tanto sapeva di terra promessa. Una nazione che nelle sue praterie, nei suoi grattacieli e persino nei suoi slogan prometteva glorie, ricchezze, prosperità.
Un po' te ne vergognavi. Abbandonare così il villaggio, senza salutare niente e nessuno, in gran segreto. Temevi che se ti fossi voltato indietro non saresti mai partito. Non hai lasciato la tua povera valle a cuore leggero, e nel silenzio del ventre della grande nave che solcava la spuma dell'oceano, più di una volta ti sei scoperto a pensare a casa. I prati che ormai dovevano essere fioriti, le vacche al pascolo, le cime dei tuoi monti coperte di neve. E la tua famiglia che tirava avanti come sempre, ma senza di te. Ogni volta cercavi di riscuoterti, di allontanare questi pensieri che immancabilmente ti bagnavano gli occhi. Era buio, nel misero scompartimento della terza classe, nessuno ti avrebbe potuto vedere. Ma ti nascondevi lo stesso.
Quando sei sbarcato, ti sei sentito contemporaneamente sollevato e deluso. Sollevato per essere nuovamente al sicuro sulla terraferma, deluso per ciò che hai trovato. Altro che la calda accoglienza che avevi immaginato. Sei stato scortato alla visita medica, senza la quale l'America restava soltanto un miraggio. Intorno a te, visi pallidi, smunti, malaticci. Molti dei tuoi compagni, anch'essi provati dal viaggio, ti hanno guardato con solidarietà. "Magari tu ce la fai "dicevano quegli occhi. E ce l'hai fatta. Quell'America tanto sognata e sospirata era finalmente una realtà. Una realtà di fatica e risparmio. Un amico, già da tempo nel nuovo continente, ti ha trovato un lavoro nella sua azienda agricola. Ti sei ritrovato a dissodare la terra esattamente come facevi nel tuo paese. Hai lavorato sodo.
Nelle rare occasioni di festa, era un po' come tornare a casa. Erano tutti immigrati come te, tutti con i loro sogni e le loro speranze, tutti con la loro nostalgia, i loro racconti, i loro ricordi. Era un po' come pregustare un ritorno. Più di una volta avevi provato ad immaginarlo, specialmente da quando gli affari avevano cominciato a girare per il verso giusto. Eri riuscito a metterti in proprio e a risparmiare denaro a sufficienza da mandare alla tua famiglia. Così man mano l'idea del ritorno si è fatta strada nella tua testa. Sarebbe stata una visita, nulla di più, giusto per rivedere i tuoi cari il tuo amato paese.
Non lo ammettevi nemmeno a te stesso, ma anche in America, nel benessere della vita che ti eri costruito, non ti sentivi pienamente felice. Tu lo imputavi alla fatica, al futuro di incertezza, ma in fondo al cuore sapevi che non era questo il vero motivo.
Poi però affari i più urgenti ti distraevano e il ritorno veniva posticipato. La tua terra poteva aspettare.
Quando infine ti sei deciso, molti anni pesavano ormai sulle tue spalle. Sei tornato come sei partito, una sera, in silenzio. Il profilo lontano dei tuoi i monti ti ha commosso, La tortuosa strada per raggiungere il paese non ti è mai sembrata così lunga. Le luci del villaggio sono state il colpo di grazia. Per la prima volta dopo anni, hai pianto tutte le tue lacrime. Il tuo paese era uguale quando eri partito, ti aveva aspettato immobile arroccato sulle pendici del monte. Le sue antiche case, i muretti a secco, i pascoli. Il peso che ti schiacciava il petto si è sciolto e ha lasciato spazio alla felicità più immensa.
Al di là dell'oceano, l'America ti avrebbe aspettato invano. Per molti anni hai vissuto nella vecchia casa che si affaccia sulla vallata, come facevi un tempo, attorniato dei tuoi nipoti. Oggi riposi nel piccolo cimitero del villaggio. Il telegiornale parla dei barconi carichi di immigrati che sbarcano al largo della Sicilia. La valle pian piano si spopola, molti giovani scendono al piano.
E il paese, arroccato sulle pendici del monte, aspetta.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Ciao a tutti!
Spero che il mio racconto vi sia piaciuto. Mi raccomando, non esitate a comunicarmi il vostro parere! Mi rivolgo anche a voi, lettori offline/timidi/silenziosi. Anche il vostro contributo è importante per permettermi di migliorare!

A presto!

La vecchia panchina del parco ~ racconti breviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora