Silent night, heilige nacht ~ di ricordi e miracoli natalizi

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A volte è meglio guardare il mondo con occhi di bambino. Anche quando non se ne ha il permesso. Anche quando sembra andare contro la logica del contesto in cui ci si trova. Ma, diciamocelo. In fondo è con il cuore che ci hanno insegnato a ragionare.
A volte è meglio non avere orecchie per sentire. Nessuno si accorgerebbe di chi parla lingue diverse, lingue che ci hanno insegnato ad odiare.
A volte è meglio vedere le cose in bianco e nero. Come su una vecchia fotografia, magari un po' sgranata. Sarebbe molto più difficile distinguere i colori delle divise. Per i vari elmetti, cinture, mostrine e bottoni non ci sarebbero problemi. Non quando ci si scambiano rispettivi pezzi di vita.
Che valore hanno una mostrina tedesca su una divisa inglese, una cintura inglese che sostiene un paio di calzoni tedeschi? Non possiedono nessun significato, ma proprio nessuno, che abbia un senso nel contesto nel quale sono stati creati. Un bottone tedesco su una camicia inglese e un coltello inglese alla cintura di un tedesco vogliono dire scambio, vogliono dire "siamo tutti umani e quindi fratelli". Vogliono dire "siamo fratelli anche se ieri risuonavano colpi di fucile. Ora, probabilmente, si perderebbero in mezzo gli alberi di Natale e alle candele. Il rumore sarebbe sovrastato da un coro di voci alterne che prima cantano O Tannenbaum e poi Amazing Grace. Perché tu sei mio fratello, anche se parli una lingua diversa dalla mia e appartieni ad un popolo che mi hanno imposto di odiare."

Oggi i calciatori guadagnano milioni. Quegli uomini dei lunghi pastrani che seguivano un pallone nel fango gelato della terra di nessuno non hanno ricevuto denaro. Molti di loro sono morti. Ma tutti, dal primo all'ultimo, hanno ricevuto il loro miracolo natalizio.

A lui hanno parlato tanto di miracoli natalizi. Ma è ancora un bambino, troppo piccolo per capire che cosa stia realmente dietro le foto che il nonno definisce "un ricordo del più bel Natale della storia". Che poi, su quelle foto, il nonno nemmeno si vede, anche se dice che c'era anche lui. Il nonno dice che c'era anche lui e certe volte piange quando le guarda.
Anche di questo il bambino non capisce il perché. Il bambino non ha mai letto quel plico di vecchi giornali e non ha mai aperto quel cassetto ricolmo di lettere che sembrano uscite da un film.
Però gli hanno detto che esistono i miracoli natalizi. Così, mentre guarda dalla finestra la neve che cade danzando dal cielo, ci spera. Spera che succeda un miracolo natalizio perché sai che una cosa bella. Spera che succeda un miracolo natalizio tutto per lui, uno anche per la sua mamma e per il suo papà, uno per il suo fratellino. Uno per il barbone sdraiato al lato della strada del supermercato, uno per il venditore ambulante, uno per la maestra e uno per lo spazzino.
E non sa che, da qualche parte nel mondo, un altro bambino sta facendo lo stesso. Perché lì, dove abita quel bambino, un miracolo servirebbe proprio.
Anche se nessuno glielo ha mai detto, il bambino sa che Natale vuol dire condivisione. E allora, se davvero riceverà il suo miracolo, ce ne sarà un po' per tutti. Anche per te.

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Con questo breve racconto voglio augurarvi di passare un sereno Natale, che crediate o meno. Sono dell'avviso che il Natale debba essere una bella giornata di gioia per tutti e non soltanto per chi lo festeggia.
Buon Natale!

La vecchia panchina del parco ~ racconti breviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora