Era mezz'ora che aspettavo Luca, ma di lui nessuna traccia. Mi alzai dall'altalena e mi andai a sedere a piedi di un albero del parco, per pararmi dal sole.
Pensavo a quando fossi strana. Mi sentivo in colpa per come mi ero comportata con Sarah. Perchè in fondo anche io stavo facendo lo stesso con Luca. Vero?
No. Io non l'ho baciato appena l'ho conosciuto, io con lui ho provato ad essere me stessa, o meglio ho provato ad essere quella che sono con tutti. Perché me stessa, non riesco ad esserlo.
Ho voluto conoscere Luca per vedere se potrò mai riuscire a portare avanti davvero qualcosa nella mia vita. Per vedere se so dare e ricevere amore.
Ma nulla sta funzionando. Lo sento distante. I suoi baci sono insipidi, non mi fanno alcun effetto.
Forse devo rinunciare.
E infatti mi alzai da terra. Era passata un ora dall'orario che avevamo stabilito. Non merita il mio tempo. È uno come gli altri.
Mentre uscivo dal parco, Luca arrivava.
"Scusa bambola, ho avuto un contrattempo, sai, sono un uomo impegnato. Tanto non sei arrabbiata vero?" Disse con i capelli scompigliati e la camicia al contrario. Stronzo.
Gli feci un medio, e andai via.
Non mi importava nulla. Forse era così che doveva andare, saremmo dovuti rimanere sulle nostre strade.
Forse è così che andrà per sempre. Nessuno mi riuscirà a stare accanto per sempre. A dire una cosa e portarla a termine. Forse sono destinata a non avere nessuno su cui contare.
E se è così che deve andare, ci proveró.Mentre correvo per andare a casa mi scontrai con una ragazza, ed entrambe cascammo a terra.
Iniziammo a ridere sonoramente.
Aveva i capelli biondi e gli occhi neri come la pece. Era vestita completamente di nero, come me. Non so, mi trasmetteva simpatia.
"Piacere Giuseppina, ma ti prego chiamami Giusy" disse ridendo, facendo ridere anche me.
"Si non preoccuparti Giusy, io sono Katia, è stato un piacere prendere una culata a terra insieme, vero?" Dissi ridendo. Ancora.
"A bhe si, è sempre un piacere cascare a terra ovviamente" rispose sorridendo. Aveva un pearcing, lo smiling, mi piaceva molto.
"Dimmi, cosa ha condotto anche te a scappare così?" Chiesi cercando per la prima volta in vita mia ad essere simpatica e amichevole.
"Cercavo qualcosa, ma non so precisamente cosa. Non so, avevo voglio che succedesse qualcosa, e volevo cercarlo" rispose misteriosamente. Era simpatica, e a quanto pare intelligente.
"Ah bene, allora ti va che questo qualcosa sia andare a prendere una granita insieme a me?" Dissi. E insieme andammo alla ricerca di un bar, ridendo come due che si conoscono una vita.
Dopo la granita andammo a fare un giro, parlando del più e del meno. Per conoscerci meglio.
"Giù senti, ma io non ti ho mai vista a scuola" dissi.
"Si non vengo spesso. Non mi piace.
L'ambiente, l'atmosfera. Stomachevole direi. Passo le giornate in giro, alla ricerca di esperienze" rispose con gli occhi incantati.
Andai per rispondere, ma ricevetti una chiamata da Sarah. Chiusi. Mi rabbuiai.
"Ehi tutto bene? Hai cambiato faccia nel giro di due secondi. Hai bisogno di parlare?" Rispose come se conoscesse la mia vita da sempre. Mi sentivo confortata.
"Nulla di importante. Un'amicizia andata a male, ma non fa nulla, non parliamone, preferisco passarci sopra, tanto..." Dissi con un minimo velo di sicurezza.
"Va bene... Comunque è stato bello, mi piacerebbe vederti qualche altra volta...
Che ne dici se stasera andiamo a quella festa strafiga che fanno tutti gli anni i fratelli Pasti... Rasti... Faspi... una cosa del genere... Ah??" Disse come un bambino chiede alla mamma se gli compra le caramelle. Accennai un si, e lei invece urlò un "wo". La conosco da pochissimo, ma sono già sicura che ha bisogno di cure.
"Allora ti mando un messaggio su facebook e ci mettiamo d'accordo.
Ciao Katia, è stato un enorme piacere".
Disse di fretta per poi entrare in un vicolo stretto, dove penso abiti."Ciao nonna sono tornataaaa!" Urlai.
"Alla buon ora, senti io stasera vado a casa di zia, penso che resterò a dormire da lei, ultimamente è triste, da quando tuo cugino è andato all'università si sente un po' sola" disse tristemente con un finto sorriso. E concluse con un "quindi fai che vuoi, basta che non ti ubriachi o fai quelle cretinate che sei solita fare". Annuii e andai in stanza.
Misi un po' di musica, no church in the wild, e poi mi arrivò una notifica su Facebook da Giusy.
"Alle 20 passo per casa tua, se la trovo".
"Bene, e se non la trovi?"
"Pff, la troveró". Okay, è strana. Molto, strana.
Ancora erano le 18, quindi decisi di leggere qualcosa. Mi avvicinai alla scrivania e presi io non saró come voi di Paolo Camilli. Iniziai a sottolineare frasi qua e là, a leggere 193819 volte le stesse pagine, e così arrivarono le 19.30. Posai il libro, e mi avviai all'armadio alla ricerca di qualcosa di più decente. Rimasi 5 minuti a fissare il vuoto, perché come mi capita spesso, mi scordai cosa dovevo fare nell'armadio. Mi ripresi dal mio stato di rincoglionimento e misi uno short nero a vita alta, e una canotta sempre nera, con una scritta in cinese, giapponese, boh.
Mi infilai sotto al letto alla ricerca delle scarpe, e trovai delle convers. Nere.
Mi guardai allo specchio, sciolsi i miei capelli neri e misi un capello. Mancava un po' di colore. Misi un bracciale argentato con una specie di pietra verde sull'avambraccio. E non cambiò un cazzo.
Andai in bagno e misi un rossetto viola scuro, piegai le ciglia, andai a prendere il telefono, e uscii di casa salutando mia nonna.
Davanti casa incontrai Giusy, aveva un leggins nero, un top corto nero, una camicia verde e nera, e i capelli erano raccolti in due trecce fighe laterali.
"Come siamo colorate" disse abbracciandomi con uno sguardo orgoglioso. Io mi misi a ridere e salii sul motorino.Arrivammo a destinazione.
Scesi dal motorino e notai che c'era molta gente. Tutti intorno ai 18 anni, come me.
"Dai entriamo che ti presente due mie amiche, se le trovo" disse cercando di sovrastare la musica. Io mimai un si, per poi essere trascinata da lei nella folla. Mi portò dalla parte opposta della casa, dove non vi era molto rumore.
C'erano due ragazze, una aveva i lineamenti cinesi, era davvero molto bella, sembrava un manga o qualcosa del genere. Aveva i capelli viola e blu che le arrivavano ai fianchi, e una frangetta che le copriva gli occhi minuscoli. Indossava un felpone bianco con disegnato un alieno, infilato nei pantaloncini di cotone neri.
L'altra era una specie di metallara a quanto pare. Aveva un caschetto nero con la frangetta, vari pearcing, una felpa che le arrivava alle ginocchia dei Ramones e delle calzamaglie nere.
"Lei è Yang, Yang lei è Katia" disse sorridente Giusy, presentandomi la cinesina.
"Lei invece è Mara, attenta, morde" disse Giusy ridendo.
Strinsi la mano a Mara che sfoggió un bellissimo sorriso.
"No, non mordo" disse guardando Giusy in modo seccante.
"Be andiamo, in questo posto è una palla" disse Yang, facendomi ridere, per il suo strano accento.Passarono un paio d'ore, strinsi con le due ragazze che Giusy mi aveva presentato e insieme ballammo tutta la sera.
A un certo punto persi di vista le altre. Così sfruttai l'occasione per andare in cortile.
Uscii, mi misi "comoda" per terra e buttai la bottiglia vuota di birra.Sentii dei passi dietro di me. Un ragazzo si venne a sedere accanto a me.
Mi girai e notai che era il ragazzo che l'altro giorno mi aveva chiesto se avevo bisogno di una mano. Notai che aveva degli occhi stupendi, ma molto vuoti.Ciao:)
Scusate se questo capitolo è un po' incasinato, spero vi piaccia lo stesso:)
Al prossimo:)
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Bad habits|| Genn Butch
FanfictionKatia, una ragazza apparentemente forte, irascibile, determinata e con un passato tragico alle spalle. Genn, un ragazzo che vive bella penombra, che vorrebbe provare ad essere aperto e socievole, ma la sua misteriosità fa paura alla gente, ed è prop...