VIII.

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Tremavo. Tremavo tutta.

Irina era attaccata come una cozza alle labbra di Genn.

Non si erano nemmeno accorti della mia presenza.

"FANCULO" urlai attirando l'attenzione di Genn, che si mise una mano sulla fronte.

"Complimenti Genn, complimenti" detto questo girai i tacchi e andai via.

"Katia, cazzo, non è come sembra"

"E come sarebbe allora?! Ti stava solo lavando i denti per caso? Ah, allora è tutto risolto, ovviamente" urlai battendo le mani, attirando l'attenzione di tutti.

Certo, Genn poteva fare quello che voleva, ma non poteva prendermi per il culo così spudoratamente.

"E tu Irina, sembri uscita da una fabbrica di prostitute!" Urlai ancora più forte.

Detto questo me ne andai.

Correndo.

Era questo il mio destino?

Correre da tutti i guai?

Una mano mi prese il polso e mi fece girare.

Ancora lui.

"Davvero Katia, non è come sembra, tu mi piaci davvero"

"Genn... Vattene, prima che ti prenda a calci dove non splende il sole"

Detto questo strattonai la sua presa e con gli occhi assetati di rabbia andai via. Di nuovo.

Molta gente mi guardava.

C'era chi rideva.

Chi mi guadava attento.

Feci un medio generale.

Per tutte quelle persone, che anche se diverse, dentro erano tutte uguali.

Tutti dolci e tutti stronzi.

Tutti come Genn.

Tutti come Irina.

E tutti come me.

Siamo tutti uguali.

Esseri umani con un talento innato per far soffrire e soffrire.

Tutti con lo stesso destino.

Le lacrime scendevano, mi rigavano il viso.

Lacrime salate, lacrime di delusione, di rabbia.

Pensavo di essere felice, pensavo di potermi fidare ancora di qualcuno.

Ma a quanto pare, la felicità non fa per me.

Non piangevo perché Genn mi aveva spudoratamente presa in giro.

Non stavamo mica insieme.

Ma per lui iniziavo a sentire qualcosa.

E volevo capire cos'era.

Mi è stata tolta questa possibilità.

E mi sentivo vuota per l'ennesima volta.

Senza nemmeno accorgermene ero arrivata al parco.

E come sempre, mi misi seduta ai piedi del solito albero.

Presi il telefono e mi guardai dalla fotocamera interna.

Potevo piangere così per una persona che conoscevo da una settimana?

Mi asciugai le lacrime.

Una mano si posó sulla mia spalla.

Bad habits|| Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora