Alessia richiuse velocemente la casa delle bambole e la spinse fino all'angolo accanto al letto della sua stanza. La mamma le diceva sempre di farlo, altrimenti non sarebbe potuta uscire.
Aveva aspettato con ansia che l'orologio rosa della sua cameretta segnasse le quattro, fissando per tutto il tempo la lancetta dei secondi, con il tic-tac che le smuoveva i nervi. Le bambole erano rimaste immobili all'interno della casa e sul pavimento, poiché la bambina ci aveva giocato ben poco, avendo la testa e i pensieri collocati altrove.
Non sentiva il suono del rimbalzo del pallone, così aprì la finestra che dava sulla strada chiusa e che portava solamente ad alcune abitazioni e vide che Federico non c'era ancora. Pensò che fu strano, visto che l'altro bambino di solito si recava molto in anticipo al luogo dell'incontro.
Non perse ulteriore tempo. Scese velocemente le scale di legno della casa in cui viveva con i suoi genitori, ma comunque cercando di essere il più silenziosa possibile per non svegliare il suo fratellino più piccolo, il quale dormiva in una cameretta sullo stesso piano.
Arrivò di sotto e corse verso la scarpiera che si trovava nell'ingresso, stando ben attenta a non scivolare sul parquet di color legno scuro. Si sedette a terra su un tappetino e si mise le scarpe da ginnastica colorate che amava, con raffigurati sopra i personaggi di qualche cartone animato che poteva adorare una bambina di sette anni.- Ale, dove vai così di fretta? - irruppe il suo papà nell'ingresso.
Lei alzò lo sguardo, eccitata. - Vado da Fede! - esclamò la bambina sorridendo. - Mi deve insegnare a giocare a calcio! - aggiunse dopo aver riabbassato lo sguardo, allacciandosi il velcro della scarpa sinistra.
L'uomo si accucciò di fronte a lei e la osservò. - Parli del ragazzo che abita infondo alla via? - domandò.
Alessia annuì e con un salto si mise in piedi.
Il padre sembrò pensieroso. - Si sono trasferiti, a quanto so... - commentò lui.
La bambina spalancò i grandi occhi azzurri. - Dove? - chiese solo. Dalla sua voce traspariva tristezza e delusione.
- A Firenze. - rispose l'uomo.
Lei lo seguì con gli occhi mentre si rimetteva in piedi. - Ed è lontano? - domandò, ancora teneramente.
- Un pochino... - le sorrise l'uomo.
Alessia abbassò lo sguardo e appoggiò il mento sul petto.
Suo padre la prese per mano. - Non fare così, andiamo a giocare con i peluche? - propose, per cercare di tirarla su. - Poi ti porto a comprare il gelato. - proseguì.
Lei annuì, ma teneva ancora le labbra leggermente in fuori. Non aveva mai preso in considerazione la possibilità che Federico sarebbe potuto andare via.
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(Un)forgettable - Federico Bernardeschi
FanfictionAlessia e Federico hanno condiviso momenti speciali della loro infanzia, fino a quando il destino non ha riservato qualcos'altro per lui. Qualcosa l'ha sempre unito a lei, anche se inconsapevolmente, e la sua mente ha quasi archiviato i ricordi. Al...