Quattro, 2016

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Era uno dei primi allenamenti che facevano a Coverciano i pre-convocati di Antonio Conte e Federico era tra i ragazzi in campo. Era un'emozione unica indossare anche solo la maglia da allenamento della Nazionale e non osava pensare quanto bello sarebbe stato partire per la Francia, con il suo numero 29 sulle spalle. Nonostante nell'ultimo anno con la Fiorentina avesse indossato la 10, il 29 restava il numero di tutto il suo prima. Lavorava sodo per raggiungere l'obiettivo dell'Europeo.
Avevano appena finito la parte fisica della seduta e stavano per iniziare a lavorare con il pallone. Il sole era caldo sebbene fosse fine maggio e tanti tifosi erano accorsi a seguire dal vivo quell'allenamento a porte aperte degli Azzurri. C'erano tanti ragazzi, famiglie e bambini felici che guardavano a bocca aperta i calciatori tra i quali sarebbero stati scelti coloro che avrebbero rappresentato l'Italia nella competizione europea.
Mentre facevano una pausa per dissetarsi, Federico rimase in mezzo al resto del gruppo in una parte d'ombra con gli occhi però diretti agli spalti: qualcosa aveva attirato la sua attenzione, o meglio dire, qualcuno.
C'erano due bambini sui sei o sette anni, un maschio e una femmina, che giocavano con un pallone lungo il gradino più basso della tribuna. La bambina saltava arrabbiata ogni qualvolta non le riusciva qualcosa e tentava di prendere il pallone con le mani, mentre lui si ostinava ad usare i piedi. Tentava di spiegarle come fare, ma lei non ne voleva proprio sapere e gli lanciava addosso il pallone con tutte le forze che aveva nelle piccole braccia.
Quella scena riportò alla mente di Federico alcuni dislocati e lontani ricordi della propria infanzia. Aveva flash in cui insegnava a qualcuno a giocare a calcio, e doveva essere proprio ad una ragazza...
Ogni tanto gli tornava alla mente questo genere di ricordo, ma non ci si soffermava mai più di tanto. Quella volta, però, gli sembrò che esso riaffiorasse con più forza e sentimento dolce rispetto alle ultime volte.
Ad un certo punto, i bambini furono richiamati dai genitori seduti su un gradino più in alto e nello stesso istante Federico si sentì dare una pacca su una spalla.
Daniele Rugani, avendolo visto incantato, lo guardava interrogativo come per chiedergli se andasse tutto bene, mentre tutto il resto del gruppo andava verso un campetto fatto di cinesini.
Federico gli sorrise e poi si girò, avviandosi verso gli altri con una leggera corsetta e proseguire la parte di allenamento dedicata al pallone e alla tattica.
Da quel momento fino alla fine, la sua mente rimase concentrata sul da farsi, ma ogni tanto rivedeva qualche istante di ricordo in ogni proprio movimento.

(Un)forgettable - Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora