Prologo

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Cècile aveva appena 4 anni quando era successo.
Non ricordava niente dell'incidente nel quale era rimasta uccisa sua madre, Renèe Daily, ad appena 25 anni, ne di come fosse riuscita a salavarsi da morte certa senza aver riportato alcuna lesione.
Solo una piccola cicatrice intorno al polso destro, che sembrava disegnare strani ghirigori sulla sua pelle chiara le ricordava ciò che era accaduto.
La polizia e l'ambulanza giunti sul luogo avevano osservato la scena con orrore.
La macchina sfracellatta contro gli alberi, fumante e accartocciata su se stessa e la figura minuscola di una bambina dalla veste blu notte e i lunghi capelli castani scompigliati, le labbra violacee tremanti e i grandi occhi di ghiaccio grigi-azzurri spalancati a osservare tutto, senza espressione.
Cècile Daily aveva perso tutta la sua famiglia in quello stesso istante.
Non aveva parenti in vita, suo padre era uno sconosciuto che l'aveva abbandonata prima che nascesse e sua madre non le aveva lasciato niente se non un ciondolo a forma della rosa dei venti d'argento con una pietra rossa al centro, e una piccola somma depositata in banca che avrebbe potuto riscuotere una volta maggiorenne.
La piccola passò dal comando di polizia ai servizi sociali in poco tempo. Era taciturna, non aveva aperto bocca per tutto il tempo in cui era stata ospite in centrale. E non aprì bocca nell'orfanotrofio in cui venne inviata poco dopo, come un pacchetto postale.
Le suore la osservarono con occhi critici: era magrolina, un po' pallida, ma nel complesso carina e piacevole alla vista, avrebbe trovato facilmente una famiglia.
Se solo si fosse decisa a parlare.
Ma Cècile non parlava, aspettarono due mesi, tentando in tutte le maniere di smuoverla dal suo mutismo, ma la piccola non sembrava capire cosa volessero da lei. Arrivarono a pensare che avesse qualche problema psicologico, ma rinunciarono.
Finché una mattina durante le visite che i candidati genitori facevano per decidere quale bambino portare a casa, una donna dai capelli biondi e il sorriso gentile non le tese una mano, presentandosi. Il contatto con una mano gentile, non ruvida o burbera come si era ormai abituata, la fece sorridere e mormorare esitando:
-Cècile...

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