7° Capitolo

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La mensa era affollata.

I suoi occhi trasparenti la studiavano ogni volta, cercando il modo migliore per passare inosservata e stare tranquilla. Era uno dei luoghi più affollati e dove solitamente succedevano maggiori incidenti, quei generi di incidenti che ti distruggevano definitivamente la vita scolastica, facendola diventare un inferno.
Cécile non si era mai preoccupata davvero di quelle cose, essendo sempre stata da sola non aveva mai avuto problemi nei cofronti di altre persone. Era sempre stata un fantasma che respirava, a chi avrebbe mai potuto dar fastidio se nessuno notava la sua presenza?

Così si limitava sempre a sedersi nel solito tavolo all'angolo, vicino alla finestra, per poter sbirciare da lì il cortile ogni qual volta si immergesse nei suoi soliti pensieri. Sul vassoio il solito succo di frutta e un frutto di stagione accompagnavano lo yogurt che costituiva tutto il suo pranzo di ogni giorno.
Solitamente portava un libro o qualcosa per impegnare quell'oretta di pausa.
Quel giorno era toccato a un blocco per gli appunti di letteratura, la sua materia preferita. Con la penna rossa continuava a sottolineare i concetti più importanti, mentre mordicchiava la cannuccia bicolore del suo succo alla pesca. Il sapore dolce e zuccheroso le riempì il palato, mentre un rumore fastidioso veniva emesso dal contenitore, segno della fine della bibita.

La posò nuovamente sul vassoio, voltando pagina, proprio mentre qualcuno spostava la sedia di fianco a lei per sedersi. Alzando lo sguardo non intercettò tuttavia gli occhi che si aspettava, abituata ormai da due settimane.
Ne sarebbe rimasta comunque stupita.
Solitamente Lui mangiava in sala computer per modificare le tracce che stava sviluppando o, in luoghi appartati con cuffie a coprire il casino che avrebbe potuto udire. O il semplice suono del silenzio.

Lo sguardo che la stava studiando era profondo come una pozzanghera e del medesimo colore. Un azzurrino sbiadito che tuttavia riusciva a scintillare sotto le luci al neon della mensa.
Mandy Hamstor si aprì in uno dei suoi soliti sorrisi accecanti e invidiabili, uno di quelli che Cécile non aveva mai neppure sognato che potesse rivolgerle e che lei stessa non aveva mai voluto farle.
Un sorriso innocente e gentile, che tuttavia mascherava un cuore freddo e superficiale.

- Ciao Cécile, come stai? - la sua voce era quella che aveva udito mille volte a lezione o per i corridoi, quella che era sempre pronta a sciogliersi in risa facili e animate, ma che mai una volta si era rivolta a lei. Mai una volta, neppure per chiedere "permesso".
La ragazza dagli occhi vitrei rimase interdetta e stupita alla nuova scoperta che aveva appena fatto: Mandy Hamstor conosceva il suo nome.

Non credeva che qualcuno se lo rivordasse, tutte la chiamava "La Strana" o la "Winter"... Winter, inverno, la chiamavano così poiché il suo viso pallido non si era mai illuminato di sentimenti, poiché era fredda e la sua presenza era come il ghiaccio che formava una patina d'inverno, presente ma invisibile agli altri nel medesimo istante.
Solo occhi attenti si sarebbero potuti accorgere della sua presenza.
Come quello strano ragazzo.

E ora pareva che anche Mandy Hamstor avesse dato segni di conoscerla.

E queste attenzioni insolite e sconosciute la stavano destabilizzando. Non sapeva cosa fare, non era abituata ad aver vicino a sé qualcuno, figuriamoci una delle ragazze più popolari dell'istituto. Si sentiva sotto assedio, come se fosse minacciata da una forza invisibile pronta a schiacciarla, il suo cuore le si stava stringendo nel petto, come se si volesse ridurre a una piccola noce per non farsi sentire, per renderla nuovamente invisibile e tenersi al sicuro.

La ragazza al suo fianco continuava a sorriderle, facendo un cenno alle sue amiche di accomodarsi nel loro stesso tavolo. A Cécile quel gesto rese le cose ancora più difficili.
Ora si sentiva circondata e in trappola, colpita da ogni angolo dagli sguardi superiori e increduli delle ragazze appena arrivate.

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